Archivio: “Business blog”

Dopo che Blogo.it, il network italiano di blog con più visitatori, è finito in casa RCS/Dada, quello con il maggior numero di blog, Blogosfere.it, entra nella galassia de IlSole24Ore che ne ha acquistato il 30%.

Alla fine, questi deal sembano semplicemente motivati dall’aumento dell’audience e quindi dell’inventory pubbblicitaria di chi acquista. In ogni caso, è una specie di certificazione della consistenza dei blog in quanto format editoriale.

Credo invece che per un editore tradizionale, avere blog (e blogger) in casa significa obbligarsi a guardare il mondo dei contenuti che cambia, significa aprirsi a nuovi modi di intendere il mestiere di fare informazione.

Chissà se Marco (a proposito, complimenti!) contribuirà a portare al Sole i principi etici di cui scriveva qualche post fa. A meno che (e qui si scherza) non stia già pensando a Nòvamille

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Tornato a casa per smontare la valigia dopo il SES e il Media Agency Days (e farne un’altra per Interact di domani a Bruxelles) mi ha accolto una pioggia incessante.

Il Sole a cui mi riferisco nel titolo è quello de IlSole24Ore, o meglio, quello di Nòva. Siamo in attesa del lancio di Novacento, ossia 100 blog (e forse più) che il più importante quotidiano finanziario italiano si appresta a lanciare. Nel frattempo, l’ultimo bel numero verde di Nòva è disponibile integralmente in formato PDF.

Io li trovo segnali importanti. Sono sicuro che, come cantava Bruce, faith will be rewarded.

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Proprio venerdì segnalavo per l’ennesima volta durante un training sui business blog, il caso di Desmoblog come uno dei migliori esempi sviluppati da un’azienda italiana, in particolare per la tipologia “CEO blog”.

Ora che Federico Minoli lascia la Ducati (oltre al post di saluto, ci sono anche un paio di video), rimane una bella eredità da gestire per l’azienda e per il successore di Minoli. Chissà se all’ipotetico head hunter utilizzato per individuare il nuovo manager è stato chiesto come requisito l’avere esperienza di blog

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Primi in Europa (e mi sa anche nel mondo), il blog di Google Italia attiva i commenti. Complimenti al team e a Stefano.

Una cosa che mi sto abituando a segnalare alle aziende che hanno timore di aprire i commenti, è che la loro attivazione migliora spesso i contenti. Mi è capitato infatti di constatare che aumenta il senso di responsabilità da parte di chi alimenta il blog, soprattutto nell’evitare di cadere nella trappola della comunicazione finta, quella fatta di frasi come “siamo leader” e zeppa di “noi”, “noi”, “noi”.


Si parla di blog in terrazza Oggi parlerò di corporate blog in evento in uno dei palazzi più belli di Roma. Questa è la vista dalla terrazza dove poi stasera ci sarà il buffet. Insomma, da una parte la Storia, dall’altra il nuovo che avanza.


Ho letto volentieri la ricerca Parole del web, realizzato da Microsoft per promuovere gli strumenti di social networking agli inserzionisti pubblicitari. La ricerca ha una parte qualitativa condotta da Essential Research in Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Cina e Brasile, mentre lo studio quantitativo è stato curato da MetrixLab in otto mercati europei tra cui l’Italia.

Purtroppo non ci sono (o non li ho trovati io) i dati sul campione utilizzato, nel senso che si fa riferimento a utenti che usano i servizi di social networking, ma non ho visto specificato il dato di contesto, ossia il peso del campione utilizzato rispetto agli utenti online. Ho l’impressione che il panel prenda a riferimento agli utenti di Spaces e comunque queste sono alcuni dei dati più intersssanti che emergono:

  • Il motivo per cui si usano i social network in Italia risiedono principalmente nella volontà di esprimere le proprie opinioni (61%), di guardare gli spaces di altre persone (57%) e di conoscere persone nuove con cui condividere interessi (49%). Interessante raffrontare le differenze, anche nette con altri paesi europei.
  •  Comparando i dati europei, gli italiani sembrano tra quelli che passano più tempo sui social network: il 36% degli utenti si collega ogni giorno (media EU: 32%) ed il 24% ci sta per oltre 2 ore (media EU: 18%).
  • Il 28% dei frequentatori italiani dei social network commenta i messaggi pubblicitari (media EU: 23%) ed il 34% inoltra inserzioni agli amici (media EU: 24%).

Vale la pena anche riportare i cinque consigli finali suggeriti da Microsoft, non solo perché li trovo tutti corretti, ma perché è interessante notare che certe indicazioni arrivino proprio da un publisher di questa entità.

  1. Capire le motivazioni che spingono il consumatore a utilizzare i social network
  2. Esprimiti come se fossi un brand
  3. Promuovere e mantenere un buon dialogo
  4. Coinvolgere i partecipanti
  5. Identificare i sostenitori dei brand online

In qualche modo correlato, leggo da Vincenzo che i blogger di casa Microsoft (una ventina attualmente) si sono incontrati e qui li possiamo conoscere tutti (compresi quelli che non usano piattaforme Microsoft, eh eh).

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Conversazioni dal basso è un incontro che si è dato un’obiettivo ambizioso: Come i Blog cambiano il rapporto fra persone, imprese e informazione. Una giornata intensa con un programma articolato e ricco di personaggi che dovrebbero essere ben noti da queste parti.

Mi sarebbe piaciuto andare a Pesaro il prossimo 20 Aprile ma temo proprio di non riuscire a passare. Chi ci riesce, però, deve promettere di raccontarlo, ok?

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Leggendo Shel scopro che Kryptonite ha avviato il suo blog. Si, proprio quelli che devono ai blog qualche milione di dollari di perdita per aver scoperto e amplificato che un loro lucchetto di sicurezza si può aprire con una biro.

Ancora una volta si conferma la vecchia regola per cui si mette l’antifurto sempre dopo che sono passati i ladri. E sono le crisi di comunicazione che fanno emergere i problemi (ma anche le opportunità).

È che servirebbe qualche caso-Kryptonite anche dalle parti nostre per far emergere certi trend ai più miopi… Succederà, succederà…

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Quando persone come Piero Bassetti aprono un blog, è come se piovessero soldi dal cielo. È  come se il tuo idolo del rock si mettesse a fare una jam session solo per te. Tra i primi post c’è anche un riferimento a italia.it.

Sarebbe bello se altre menti seguissero esempi di questo tipo.

(via Vittorio)

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Riprendo il tema delle motivazioni alla base di un blog di successo, perché noto che è un tema sempre vivo (Marco Freccero, ad esempio, ne offre diverse angolazioni) e che mi viene posto sempre più spesso. Siccome recentemente mi è capitato di rispondere in modo diretto (forse pure troppo) ad una mail in cui mi si chiedeva perché dopo 10 post il blog ancora non decollasse, allora ho pensato di buttare giù una riflessione più articolata.

Ritengo però fondamentale partire dal definire cosa si intende per successo. Credo infatti che così come esistono diversi tipi di blog, si possono immaginare differenti obiettivi alla base di ognuno di essi.

Un parametro come il successo è per sua natura soggettivo per cui, se si vuole capire come ottenerlo attraverso un blog e poi misurarlo, occorre  necessariamente distinguere tra diversi contesti. Qui provo ad elecarne sinteticamente alcuni, pensando sia a blog personali che aziendali:

  • audience
  • reputazione/autorevolezza
  • ricavi da pubblicità
  • ricavi da promozione propri prodotti/servizi
  • impatto su situazioni specifiche (es. crisi di comunicazione)
  • pubblicare news
  • mostrare il volto dell’azienda
  • divertimento
  • sfogo
  • ascoltare, conversare
  • influenzare l’agenda
  • cercare lavoro
  • cercare… un/una partner

Alcuni di obiettivi possono essere contestuali (ad esempio audience e ricavi da pubblicità) altri viceversa sono alternativi. Solo dopo aver definito i propri goal  (meglio pochi e ben focalizzati) sarà possibile individuare le azioni da compiere per raggiungere tali obiettivi.

Ne riparliamo, ok? (mica posso fa’ tutto io in questa casa…)


Dopo il positivo esperimento durante lo scorso IAB Forum, IAB Italia ha deciso di proseguire la collaborazione col team di Blogosfere. Nasce così il nuovo blog di IAB Italia con l’obiettivo di partecipare a 360 gradi nelle discussioni sulla pubblicità interattiva.

Buona lettura!

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Tra i professionisti europei delle public relation aumenta la consapevolezza dell’importanza dei blog e dei social network. È quanto emerge dalla annuale ricerca condotta da Euprera (Associazione Europea di Ricerca e di Educazione di Relazioni Pubbliche) di cui riporta Vincenzo su Nòva blog.

La sintesi della ricerca (disponibile su Euroblog2007), evidenzia che gli intervistati ritengono sia in atto un cambiamento “disruptive” che sta mutando il modo col quale le aziende comunicano, sia internamente che verso l’esterno. Semplice ma efficace il ciclo virtuoso con cui i ricercatori sintetizzano l’esito della ricerca.

Il 79% legge i blog (erano il 37% nel 2006) ed il 38% gestisce un blog (quasi il doppio rispetto all’anno prima). Nel contempo constatano la mancanza di skill all’interno delle aziende nella gestione dei blog (69%) e la scarsa capacità di rilevarne il ROI (42%). 

Di rilievo l’88% degli intervistati che ritiene di integrare prossimamente il blog nella strategia di comunicazione aziendale. In merito alle opportunità, l’81% considera la capacità di ascoltare la blogosfera, e il 77% apprezza la possibilità di sviluppare una comunicazione autentica e personale.

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Sono disponibili le registrazioni dell’incontro “Blog e Marketing” organizzato da BAIA a San Francisco a cui ho partecipato:

Promettete di non prendermi troppo in giro per il mio inglese… Alla fine ho convenuto con Franco Folini (che ha organizzato l’evento e che ha realizzato i video) che mi ha suggerito di non farsi più di tanto dei problemi sulla lingua. E così mi sono buttato…

Update: i video sono anche disponibili su Google Video: parte 1 e parte 2.

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Anche oggi mi è capitato di confessare ad una persona il fatto che quando torno da una trasferta di business negli Stati Uniti, mi servono due-tre settimane di disintossicazione per rimettere in ordine il fuso orario mentale. Si, perché il rischio è quello di rimanere vittima delle grandezze e delle oppurtinità di un mercato che qui da noi, almeno in quelle forme, non arriverà mai. Punto.

Allora la disintossicazione, come la chiamo io, serve a fasarsi di nuovo sulle economie e sulle consuetudini della nostra cara Italia. Cosi da non metterersi a “fare l’americano” nel paese sbagliato.

Certo, non riesco sempre a calmierare il disagio dovuto all’evidente arretramento del nostro paese rispetto al resto del mondo idustrializzato. Però neanche sono uno che sputa nel piatto dove mangia.

Peter Hirchberg - Technorati Per fortuna, ogni tanto arriva qualche ventata di freschezza: un cliente che vuole sperimentare, un collega con un’idea propositiva e/o innovativa e, non ultimo, l’appuntamento del giovedì con Nòva, anche oggi tutto  da leggere.

Anch’io ci ho messo lo zampino con un’intervista esclusiva a Peter Hirchberg, il Chairman di Technorati, col quale abbiamo discusso di blog in modo allargato e, per certi aspetti, soprendente.

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Anche oggi mi è capitato di confessare ad una persona il fatto che quando torno da una trasferta di business negli Stati Uniti, mi servono due-tre settimane di disintossicazione per rimettere in ordine il fuso orario mentale. Si, perché il rischio è quello di rimanere vittima delle grandezze e delle oppurtinità di un mercato che qui da noi, almeno in quelle forme, non arriverà mai. Punto.

Allora la disintossicazione, come la chiamo io, serve a fasarsi di nuovo sulle economie e sulle consuetudini della nostra cara Italia. Cosi da non metterersi a “fare l’americano” nel paese sbagliato.

Certo, non riesco sempre a calmierare il disagio dovuto all’evidente arretramento del nostro paese rispetto al resto del mondo idustrializzato. Però neanche sono uno che sputa nel piatto dove mangia.

Peter Hirchberg - Technorati Per fortuna, ogni tanto arriva qualche ventata di freschezza: un cliente che vuole sperimentare, un collega con un’idea propositiva e/o innovativa e, non ultimo, l’appuntamento del giovedì con Nòva, anche oggi tutto  da leggere.

Anch’io ci ho messo lo zampino con un’intervista esclusiva a Peter Hirchberg, il Chairman di Technorati, col quale abbiamo discusso di blog in modo allargato e, per certi aspetti, soprendente.

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Parlare di blog e marketing  San Francisco è come ballare il valzer a Vienna. Franco su blog di BAIA scrive che l’evento è riuscito bene per via di un mix di ingredienti ben combinati (lui parla di “risotto alla milanese” ): troppo buono… (sia il tuo giudizio che il risotto!).

Da parte mia ho aperto l’incontro con una presentazione che riprende quella che avevo fatto a SMAU ma con parecchie revisioni, nuove ricerche, due case history che seguiamo e, ovviamente, è in inglese. Aspetto un attimo a metterla online perché forse l’intero incontro verrà pubblicato su YouTube. Intanto, per i più curiosi, ci sono un po’ di foto su Flickr.

Molto piacevole la conoscenza con gli altri relatori, Marissa Levinson, Mary Trigiani, and Peter Thoeny, così come interessante è stato l’incontro con alcuni dei partecipanti, tra cui Bruce Lowry che è responsabile PR di Novell che ha avviato da tempo strategia sui blog che coinvolge anche alcuni top manager (qui la lista dei blog Novell). Bruce ha poi battuto tutti sul tempo a bloggare a proposito dell’evento BAIA: grazie!


Su Punto Informatico di oggi ho scritto un pezzo su una ampia ricerca sul Web 2.0 condotta da Universal McCann, in particolare approfondendo l’analisi dei blog.

Il link alla ricerca non funziona (ho già segnalato la cosa): in ogni caso, è possibile scaricalo da qui (pdf, 7,4 mb).

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Ammetto che dal comunicato dell’accordo tra Technorati e Ogilvy North America non mi è del tutto chiaro qualisaranno i serivzi e le strategie che saranno realizzate… anche se credo di aver capito di cosa si tratti…  
In ogni caso, questi i link al comunicato stampa ufficiale e al post sul blog di Technorati.

La prossima settimana vedrò Peter Hirshberg a San Francisco per un’intervista esclusiva che… ecco, va a finire che dico sempre troppo… Stay tuned!

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Questa settimana ci sono due appuntamenti diversi tra loro ma interessanti entrambi, a cui spero di riuscire a partecipare. La prossima uno a San Francisco a cui… parteciperò di sicuro

  • Mercoledì 31 alle 11.30 ci sarà un’incontro promosso da Vegetalia dedicato al fabbisogno energetico e alle variazioni climatiche. Parteciperanno gli Onorevoli De Castro e Pecoraro Scanio, lo scrittore Jeremy Rifkin, Federico Vecchioni (Confagricoltura) e Antonio Piva (CremonaFiere). Il tema è stimolante e potrebbe avere anche degli sviluppi online a breve. Se contate di passare, mandatemi pure una email (mlupi at admaora.com) che lo segnalo all’ufficio stampa.
  • Giovedì 1 febbraio si terrà invece tra Milano e Roma la presentazione del nuovo rapporto Trust Barometers a cura di Edelman, ossia l’indagine mondiale sulla fiducia riposta da 3.100 opinion leader di 18 paesi nei confronti di istituzioni politiche e religiose, aziende, media, e ONG.
  • L’8 Febbraio, come anticipato, si terrà l’incontro “Blogs e Marketing” a San Francisco, organizzato da BAIA (Business Association Italy America) e che vedrà impegnati: Marissa Levinson (Six Apart), Peter Thoeny (StructuredWikis), Mary Trigiani (Spada Inc.) ed il sottoscritto. Tutti i dettagli sul sito di BAIA.

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Come promesso, ho approfondito la lettura del rapporto sulla blogosfera internazionale redatto da Edelman, analizzando in particolare i dati che riguardano l’Italia. Il pezzo è andato online ieri su Punto Informatico e lo riporto pure qui.

I blog? Li leggono gli influencers

Anche se il numero complessivo dei lettori di blog in Italia appare minore rispetto agli altri paesi europei (16% contro il 22% in Francia ed il 23% in Gran Bretagna), la percentuale sale fino al 30% per quanto riguarda gli “influencers”, ossia coloro che hanno compiuto azioni o svolgono attività in grado di influenzare la collettività.

Questo è uno dei principali risultati che emerge dalla ricerca coordinata da Edelman (sito, blog) e che analizza il livello di lettura dei blog in dieci nazioni al mondo tra cui l’Italia. Il report completo porta il nome di “A Corporate Guide to the Global Blogosphere” ed è accessibile online o scaricabile in formato PDF. In questo articolo esamineremo in particolare i risultati della ricerca che riguardano l’Italia.

Lo studio di Edelman fotografa i lettori italiani dei blog come in maggioranza uomini (addirittura il doppio delle donne), prevalentemente giovani e giovani-adulti. Gli argomenti dei blog più seguiti riguardano la tecnologia, la politica e i blog personali.

L’aspetto che colpisce è che l’audience dei blog non solo è influente ma è anche “attiva”: l’88% di chi ha partecipato ad un evento pubblico negli ultimi 12 mesi legge i blog, così come il 66% di chi ha firmato una petizione. Alla specifica domanda se il blog avesse stimolato a compiere specifiche azioni come telefonare o scrivere a qualcuno, partecipare ad un evento pubblico o ad una manifestazione, scrivere un articolo, ecc, il 18% ha risposto positivamente (comunque meno rispetto agli altri paesi europei analizzati, Germania esclusa), percentuale che sale al 38% se si considerano solo gli “influencers”.

Questi dati sembrano confermare una specie di rinnovato interesse in Italia per la “politica”, intesa in senso generale, e mostrano come i blog fungano da rilevante stimolo a compiere azioni di relazione e impatto sociale. Si conferma un po’ il pensiero secondo cui gli italiani sembrano essersi allontanati dai politici, non dalla politica.

Tornando alla ricerca di Edelman, è interessante constatare anche le differenze nell’approccio ai blog che si riscontra nei paesi oggetto dell’analisi. Si va dalla tipica autoreferenza francese (che comunque sta assumendo un significativo impatto politico), alla diffidenza dei tedeschi ove la blogosfera stenta a decollare, mentre in Giappone è ormai un incredibile fenomeno di massa in cui le donne blogger sono in maggioranza. Anche in Cina e Corea del Sud i blog hanno assunto dimensioni “mainstream” con il 40% di lettori. Negli Stati Uniti sembrano svettare su tutti i blog dedicati alla politica, alla tecnologia e all’entertainment, iniziando ad assumere forte seguito e considerazione da parte dei media tradizionali, così come sta avvenendo anche in Gran Bretagna.

Articolo uscito su Punto Informatico il 18/1/07

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Steve Rubel segnala la pubblicazione della quarta edizione del periodico rapporto di Edelman sulla blogosfera (qui anche PDF). Questa volta il white paper è focalizzato su una ricerca internazionale che ha analizzato i blog in Giappone, Cina, Corea del Sud, Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Belgio, Polonia and Francia. Il rapporto è anche l’atto conclusivo, almeno per il momento, dell’accordo che l’agenzia di PR aveva avviato nel 2006 con Technorati.

Ho dato un’occhiata veloce al documento e varrà la pena di approfondirlo più avanti. Segnalo intanto l’indicazione che viene dallo stesso Rubel: "The center of gravity shifts", nel senso che non ci sono più gli Stati Uniti al centro dell’universo blog; la situazione non sembra essere standardizzata su modelli globali, mentre risulta evidente la componente locale o nazionale dei blog.

La parte italiana, curata da Mauro Turcatti, mostra il nostro paese  decisamente indietro, almeno comparandolo a Francia e Gran Bretagna. Recupereremo? Mah, lo spero.

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Terry Semel, il CEO di Yahoo!, spiega in un bel post su Yodel Anecdotal il recente annuncio della rioganizzazione dell’azienda.

Ci sono alcuni passi che ritengo identifichino bene la trasformazione di molte aziende legate alla Rete, comprese le contraddizioni e le perplessità esplicitati in alcuni dei commenti al post (va sottolineato il fatto che siano attivi).

Tempo fa avrei attribuito a questo post anche la categoria “motori di ricerca”; oggi non lo trovo più opportuno. Meglio “comunicazione online”. Catturo un paragrafo di uno dei commenti al post di Semel:

“I think these folks fail to realize what started as a search engine with ad banners is becoming a global communications giant. Not bad for only 10 years”

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Gianni Albanese è un parrucchiere professionista e da un paio di mesi scrive sul blog Capelli da accarezzare, sponsorizzato da Nivea. Si parla di capelli in senso lato, suggerimenti e suggestioni. Di come si pettinano e di come si asciugano. Praticamente Gianni funge tra trainhair.

Il 13 dicembre è stato organizzato un aperitivo a Milano per presentare la linea Haircare 2007 di Nivea. Sul blog ci sono tutti i dettagli, compreso l’invito a partecipare.

(Disclaimer: Ad Maiora ha collaborato alla realizzazione del blog)

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Quando inizia a diffondersi ogni nuovo strumento di comunicazione online, si parla di moda. Ci saranno pure aziende e agenzie così ottuse da pensare solo che “fa figo”, ma il punto è che è legittimo capire e cercare di utilizzare ogni nuova opportunità di comunicazione. E’ buffo che spesso si accusano aziende e agenzie di non stare al passo coi tempi e poi, quando si inizia a cercare di capire e di utilizzare gli strumenti più nuovi, si parli di moda.

Questo è parte di un commento al post No blog no party su MarketingArena. Lo riporto anche qui perché Cocomment ogni tanto fa le bizze e non lo ha ripreso nella barra qui a sinistra.


Tramite Debbie Weil, sono arrivato ad un’interessante intervista a Christopher Barger che a 38 anni è il responsabile delle iniziative di blogging di IBM.

Ci sono alcuni pensieri che vale la pena di quotare:

“There is a huge shift in the communications model. We [companies] are no longer informers; we are influencers”

Su questo non molto d’accordo. E’ vero che le informazioni sono più facilmente accessibili da chiunque, ritengo però che la comunicazione aziendale deve svolgere comunque una funzione informativa e di servizio. Ad esempio, suggerire utilizzi intelligenti e innovativi dei prorpi prodotti o servizi, piuttosto che lanciare solo messaggi istituzionali o pubblicitari. Il problema è che molti marketers pensano a modernizzare le loro strategie semplicemente sostituendo i canali tradizionali con YouTube o con i blog, mantenendo però l’impostazione “push”. E questo non funziona.

Condivido invece al 100% la risposta alla domanda “What benefits does IBM see in blogging?”

“We need to adopt new communications tactics to adjust to a new reality: we are seeing a shift in audience dynamics. The audience now controls your brand and how you’re perceived