È meglio un’auto a gasolio o una a benzina? Fa più bene l’aria di montagna o quella de mare? Domande che di quelle che fanno i bambini con i loro "perché?". Domande che trovo simili a: Funzionano meglio i banner o il search? È più efficace Facebook o Twitter? È preferibile un sito, un blog o una pagina Facebook?

Ecco, io non riesco più a rispondere a queste domande se non con "Dipende!". Ne parlavo mercoledì ad un convegno di Business International, e non è un "vezzo da consulente" (che peraltro non sono, almeno in senso tradizionale), ma è solo per cercare di orientare le discussioni sul giusto contesto.

Dipende!

Anche solo a pensare ad alcune macro-distinzioni (b2b o b2c, local o global, prodotti o servizi, ecc.), si prendono strade diversissime. E secondo il principio che la migliore risposta si ottiene facendo la giusta domanda, non mi stancherò di chiedere di qualificare adeguatamente un quesito per poter provare a rispondere correttamente.

In questo discorso rientra ovviamente il grande tema della qualificazione dei brief… ma di venerdì pomeriggio meglio pensare ad altro. Buon weekend.

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4 commenti per “Basta generalizzare. Elogio al “Dipende!””

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  1. Marco scrive:

    >>> “E secondo il principio che la migliore risposta si ottiene facendo la giusta domanda, non mi stancherò di chiedere di qualificare adeguatamente un quesito per poter provare a rispondere correttamente.”

    E a quante domande precise hai dovuto rispondere in questi anni? ;-)

    Telefonata della settimana scorsa con cliente (peraltro irritatissima):
    C – “Continua a tornarmi indietro il messaggio che le ho spedito”
    Io – “(buongiorno manco a parlarne eh?) Buongiorno, mi direbbe l’indirizzo? dovrebbe averlo nella memoria del programma di posta signora, è lo stesso che usa il suo collaboratore”
    C – “eh, ma lui oggi non c’è…”
    Io – “va bene, scriviamo insieme l’indirizzo, d’accordo?”
    C – “sì, allora, le dico: nome.cognome.gmail.com”
    Io – “signora manca la at”
    C – “che cos’è?”
    Io – “la chiocciolina utilizzata per la posta elettronica” (meglio non essere troppo tecnici vista la situazione)
    C (dopo alcuni secondi di silenzio) – “che cosa devo fare?”
    Io – “signora, tra il cognome e gmail deve inserire la chiocciola, altrimenti il messaggio non può partire”
    C – “Ah adesso ho capito. Senta ma lei non ha un numero di fax? altrimenti guardi, domani torna P. e se la vede lui”
    Io – “nessun problema signora, buona mattina”

    Sembra incredibile ma è tutto vero. L’aziendina della signora fattura oltre 30 M/anno.
    Incontrare clienti in grado di comprendere davvero che cosa stanno facendo quando digitalizzano qualche servizio non è sempre facile.
    Buona mattina!

  2. Riccardo scrive:

    Dai, che vuoi, è come un indirizzo fisico: se metti un numero civico o un cap sbagliato tanto la lettera arriva lo stesso, vuoi che non succeda la stessa cosa con una mail sbagliata?
    La signora ha ragione, siamo noi troppo fiscali. :-)

  3. Mauro Lupi scrive:

    A me non sorprende tanto il “non sapere”, ma la mancanza di umiltà nel voler comprendere. E’ come quando qualcuno va dal medico e pretende di sapere come si deve curare…

  4. Marco scrive:

    Mauro, il tuo commento (spero di averlo interpretato nella maniera corretta) è una sintesi di buon senso, però è effettivamente difficile comprendere i termini di una questione per alcuni aspetti rivoluzionaria (l’introduzione di strumenti digitali in azienda) quando per decenni i fatturati hanno impedito di accorgersi che il mondo intorno stava e sta ancora cambiando. dopo 15 anni di onesta professione nel settore io non so, sinceramente, se per qualcuno l’arrivo di nuovi strumenti sia stato davvero un miglioramento effettivo, è difficile capire quale apporto può dare l’innovazione quando i fatturati sono ancora così robusti. e per fortuna che c’è ancora chi ha questi fatturati. buona notte

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