I numeri relativi all’audience di internet e dei fatturati dell’advertising presentati da Roberto Binaghi sono, purtroppo, come una fotografia già vista. Fatturati in aumento ma con la solita (e temo cronica) bassa significatività rispetto al numero di internauti  e al tempo che passano online. Salvatore Ippolito ha posto alcuni temi ma non mi pare che le tavole rotonde abbiano espresso né risposte, né scenari incoraggianti.

Questa volta il vice ministro Romani è intervenuto di persona, ma per segnalare che le fasce di popolazione più in età potrebbero avvicinarsi all’innovazione attraverso (udite, udite) il digitale terrestre che alla fine è propedeutico ad internet! E se abbiamo una legge assurda che regolamenta l’accesso Wifi pubblico (“come neanche in Cina”, ha detto l’onorevole Gentiloni), è colpa nientepopodimencoche della lobby delle TV locali e del rischio che potrebbero usarla i terroristi. Ok, abbiamo capito: l’attuale linea di governo al massimo muove qualcosa sulle infrastrutture (anche perché lì ci sono numeri interessanti e giochi di potere non male); il resto (education, informazione, servizi, contenuti) non li riguarda.

Tornando alla comunicazione interattiva ed in particolare ai suoi obiettivi, non mi ha entusiasmato il bipolarismo assoluto: brand o response. Se continuiamo ad analizzare la Rete con le metriche del passato, non riusciremo mai a farla usare come si deve. Comprendo il tentativo di assecondare ai GRPs anche l’advertising online ma, diciamocelo, serve per vendere e non perché è giusto! E’ il classico dilemma del professionista che deve decidere se dare un buon consiglio o strappare un contratto. Ok, la seconda soluzione fa fatturare, ma nel medio-lungo periodo no paga mai.

Mi sarebbe piaciuto un approfondimento sul concetto espresso da Carlotta Ventura di Telecom Italia, di non limitarci a considerare la pubblicità che compro ma anche le iniziative online nel loro complesso. Per un attimo ho pensato che arrivasse a parlare di earned media verso i paid media, ma è stata subito stoppata con l’invito a riferirsi solo alla pubblicità. Punto. E con ciò, a mio parere, si oscura uno dei lati più rilevanti ed efficaci che la Rete offre alle aziende.

Alla fine da questo IAB Forum mi porto a casa la conferma che l’internet italiano continua a viaggiare col freno a mano tirato. Mi sfugge però cosa si sono portati a casa i marketers che hanno partecipato (e a cui l’evento è tipicamente orientato): casi eccellenti? idee? creatività? Nulla di tutto questo, mi pare. Ah, si, in coda, Marco Montemagno ha fatto progettare al pubblico una campagna di comunicazione in dieci minuti. Tanto è così che si fa, no?

Su questi esperimenti, espressi a Marco parecchie perplessità già in un’altra occasione. E spero solo che l’auspicio di Layla Pavone alle istituzioni di fare di IAB uno strumento di education sul territorio (che stracondivido, tanto da averlo proposto a più riprese nell’ambito del precedente Consiglio Direttivo), passi attraverso contenuti che non banalizzino la Rete e non bleffino sulla complessità.

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18 commenti per “IAB Forum Roma 2010 fotografa la bruttina internet nostrana”

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  1. howard scrive:

    Mauro, devo dire che il tuo post (sicuramente accurato nel presentare la fotografia della situazione, ti conosco) mi deprime. Mi pare di aver capito che il mercato in Italia non si è cambiato un granché da 10+ anni. Mancava soltanto qualche polemica su AudiWeb!

  2. giuseppe scrive:

    Howard, se posso consolarti, tra un caffè ed un ombrellone, c’è stato anche quello :)

    Bell’articolo Mauro, condivido in pieno; aggiungo che mi fa specie come in un contesto che dovrebbe essere di “vetrina” per il settore, si continui ad alimentare la confusione.

    Un conto è semplificare il nostro lavoro per renderlo comprensibile e far si che i clienti possano dargli il giusto valore (e dio sa quanto dobbiamo ancora lavorare in questo senso) tutt’altro è banalizzarlo per cercare applausi facili.

    Almeno lo scorso anno lo spazio dedicato all’intrattenimento era ben delimitato e .. Bertolino faceva molto ridere :)

  3. daniele scrive:

    Mi confermi Mauro con la tua sempre puntuale attenzione e precisione l’inutilità del prendervi parte – ho fatto la scelta giusta.

  4. dott stefano tiribocchi scrive:

    non ho ancora capito perchè la nostra classe politica continui a parlaere SENZA ASCOLTARE uno sciorinio di parole vuote che parlano delle infrastrutture per un web che non è servizio primario in italia per cui l’articolo 54 del codice delle comunicazioni elettroniche ci fa vedere che siamo in regime di monopolio telecom perchè è il governo che designa un unico operatore “3. Sino alla designazione di cui al comma 1, la società Telecom Italia continua ad essere incaricata di fornire il servizio universale quale definito agli articoli 54, 55, 56, 57 e 59, comma 2, sull’intero territorio nazionale.” e ci aspettiamo chela rete possa diventare SERVIZIO UNIVERSALE in questa condizione di non libero maercato. Ammiro molto lo IAB per aver tenuto un bel convegno TELEVISIVO in stile WE1.0 noi raccontiamo e voi assorbite. Molto deluso, quano c’eri tu Lupi non era così.

  5. Marco scrive:

    Non concordo ovviamente. Da te Mauro mi aspetto che entri nel merito e non fai commenti banali. Nessuno pensa che le campagne si facciano in 10 minuti e secondo questa logica non servirebbe cmq mai a nulla nessun incontro! Pensi che in 3 ore di evento un’azienda capisca tuto sulla comincazione o su qualsiasi altro argomento? Cosa puoi lasciare in uno slot di 1 ora? Sono esperimenti di fornat MIGLIORABILI (sempre MIGLIORABILI come i contenuti di tutti) utili per fare divulgazione che è quello che manca in Italia. Penso anche che ci sia molto da imparare da chi non è addetto ai lavori ma ottiene buoni risultati (ES. MAHA) e che questo però dia fastidio a chi fa consulenza. Io da 5 anni faccio divulgazione in tv e ovunque in Italia e magari per una volta sarebbe utile che al posto di fare una critica affrettata si facesse a propria volta qualcosa o si tirassero fuori idee alternative. L’Italia che descrivi Mauro è quella che stai creando anche tu quindi come cambiarla e facendo coosa? Se però Mauro pensi che siano più efficaci tavole rotonde da 10 persone beh vai avanti cosi :) baci, Monty

  6. Alessandra Rossi scrive:

    Mauro, questo post sarà pure deprimente, ma è tutto vero. Dal 1999 mi affanno per portare – intelligentemente – le piccole e medie italiane sul web. Direte che ho fatto fiasco :-) .
    La verità è che rispetto alla massa (non solo degli utenti/clienti ma anche dei venditori di servizi) siamo pochissimi ad avere gli skills, l’etica e soprattutto il buon senso necessari allo sviluppo di mktg e comunicazione su Internet. Dalla prima linea quindi confermo la tua sensazione: in 10 anni i passi avanti sono solo nel numero di connessi, ma non nella qualità del loro comportamento online.

    L’affermazione del Ministro mostra che anche qui il pesce puzza dalla testa: sono le *intenzioni politiche* che hanno forgiato l’ignoranza in questi 10 anni in cui si è passati da “su Internet ci stanno i pedofili” al “ma come, non sei su Facebook?”. E nel mezzo ci sono ancora “professionisti” che vendono elenchi di indirizzi email.
    Si, deprime anche me. Ma chi si ferma è perduto :-) .

    Saluti maremmani,
    Ale
    Nonostante si Il popolo del web ha mostrato tante volte di saper aiutare se’ stesso. E’ in questo che “vedo la luce”.

  7. Mauro Lupi scrive:

    @Marco, non penso di aver fatto critica affrettata, nel senso che sia nei 10 anni di IAB sia in tante altre occasioni, penso di aver contribuito al “fare” più che al criticare. Io ho messo l’indice non sul tuo intervento in sé (peraltro su Twitter ho apprezzato l’ottimo collegamento con la persona di Twitter a SF), ma la logica del “facciamo un progetto web di 10 minuti”.
    Il “cosa fare” parte proprio dall’education vera, quella strategica, quella ai top manager, quela che presenta casi reali ed eccellenti, che fornisce numeri e dati oggettivi, compresa la complessità del sistema che necessita professionalità adeguate.
    Se non alziamo l’asticella dell’impegno che serve per governare la Rete oggi in chiave business, nelle aziende internet sarà sempre l’ultima ruota del carro oppure del “famolo virale”.

  8. яe@l..qu'y a-т-il de plus vяai scrive:

    [...] E arriviamo allo IAB forum che si è svolto ieri a Roma;  esaustivo l’estratto dal blog di Mauro Lupi: [...]

  9. Claudio scrive:

    “famolo virale” !!!

    Mi ha fatto morire.

    In 2 parole ha riassunto tutto l’impegno, la tecnica, la competenza, il marketing, il piano media, la creatività, la tecnologia, la diffusione, il pubblico che le aziende percepiscono da internet e su internet.

    Credo che in Italia le questioni legate ad internet siano prevalentemente quesioni di potere e questo è assodato. Ma la tristezza sta anche nel “Gògol” percepito come strumento.
    IAB, AUDIWEB, ed altre congreghe, non fanno altro che alimentare un sistema autoreferenziale fatto di persone che poco hanno a che fare con la realtà 2.0

    Internet è contenuti e deve essere luogo di confronto.
    Le aziende dovrebbero mettersi in testa che i numeri non sono la forza, la forza sono i clienti e se i clienti hanno voglia di dire la loro devono poterlo fare.
    Google è orami un solido strumento decisionale nell’acquisto di beni, le valutazioni si fanno con ricerche di commenti con scambio di opinioni.

    Internet non è il “famolo virale” il facciamo il giochino in 10 minuti, il brain storming creativo unidirezionale.
    Finché la mentalità sarà quella del dare contenuti, indipendentemente dalla qualità, il vero passo evolutivo non si avrà.

    Oggi un noto quotidiano ha messo in home page 3, dico 3, articoli per una applicazione della nuova tavoletta “cool”; questo è il segno che non è il contenuto quello che conta ma come viene proposto, un po’ come andare al ristorante e gustarsi il piatto con gli occhi poi se è marcio fa nulla.

    “famolo virale” questo è il più bel riassunto che io abbia mai sentito.

    Tante sarebbero le cose da dire ma non mi voglio dilungare e poi non sono abbastanza preparato, solo che mi irritano molto le persone che ho visto e ho sentito allo IAB.

    Bellissimo articolo e la risposta a Marco è stata splendida.

    Buon pomeriggio

  10. Iab Roma e legge Bavaglio: nell’agenda politica poco spazio al futuro « яe@l..qu'y a-т-il de plus vяai scrive:

    [...] E arriviamo allo IAB forum che si è svolto ieri a Roma; esaustivo l’estratto dal blog di Mauro Lupi: [...]

  11. Marco1964 scrive:

    d’altra parte che tipo di attenzione al web ci si può aspettare da un governo presieduto da un quasi 80enne che, per sua stessa ammissione, non usa il web (forse manco il pc…) e che pensa che il più importante motore di ricerca al mondo si chiami gogol…..

  12. businessplan_it scrive:

    Io non c’ero, ma ho assistito in streming via web e seguendo twitter.

    Devo dire che ieri si sovrapponevano ben 2 eventi (Iab Forum e Bto Isole) e già quà avrei dal ridire perchè non ci si mette d’accordo prima…così rimpallavo da un’evento all’altro a seconda degli argomenti.

    Rispetto ad altre edizioni anch’io ho trovato cose trite e ritrite.

    L’intervento di @Monty era quello che attendevo di più e rispetto a cose viste in passato (mitico quando ha portato un tavolo da ping-pong sul palco dello “Iab Forum 2008″ – complimenti -) mi aspettavo qualcosa d’effetto. Ma forse da lui ci si aspetta sempre il colpo del campione.

    Ma perchè bisogna fare formazione, divulgazione in Italia?
    Oggi internet e non solo permette a chiunque di “formarsi” o trovare gli approfondimenti che vuole.
    La realtà è che siamo un popolo di fannulloni che vogliamo trovare la pappa già pronta.

    Credo invece che in Italia ci siamo comunque persone che hanno capito le potenzialità del web e da anni sperimentano cose nuove; se poi queste persone guidano anche delle aziende ecco che il successo c’è.

  13. VRiccardo scrive:

    Trovo che il tuo post abbia verbalizzato pienamente quello che mi frulla dalla testa da ieri sera.
    Sono uscito da questo ulteriore IAB (direi che ho partecipato a parecchie edizioni, sia milanesi che romane) estremamente deluso: deluso dal pressappochismo con cui vengono trattati i temi digitali, deluso dal messaggio che è necessario semplificare le metriche del web (assurdo, perchè non si cerca di capirle invece? ridurre tutto ai GRPs perchè i “rincoglioniti” della TV conoscono solo quell’indicatore non mi sembra un buon motivo), deluso dalla presenza sempre più fastidiosa (perchè indotta e non spontanea) di gente dell’offline, deluso da ancora-una-volta quella contrapposizione tra internete e TV, deluso dall’intervento sul mobile (si poteva fare molto di più), deluso da alcune risposte su Twitter, deluso dall’approcio dei nostri governanti, deluso da Liguori, deluso dalla mancanza di “case”.
    Credo sia il caso di cambiare il modo di fare IAB. Ma credo che non faccia comodo a nessuno, soprattutto a chi vive dei soldi di chi investe.

  14. Alessandro Cosimetti scrive:

    A chi mi chiedeva come mai avessi abbandonato lo IAB al primo coffee break, dico di leggere questo post.

  15. dott Stefano Tiribocchi scrive:

    @marco @mauro
    il problema è che la platea è molto LOW non leggono non si informano non si documentano le aziende italiano FINGONO di volere capire il WEB.
    S.

  16. Dall’ad:tech a Iab Forum | Emiliano Carlucci's Blog scrive:

    [...] Lani causticamente definisce “riserva indiana” il web made in Italy. Mauro Lupi sostiene che l’Internet nostrano continui a viaggiare col freno a mano. Fin troppo ottimista. [...]

  17. Dario Salvelli scrive:

    Mi pare che nel tuo post la tua critica si rivolga più a Montemagno e al suo “fare una campagna in 20minuti”. Alla fine è tutto molto show. Ad ogni modo ho seguito un po’ in streaming e mi sembra che le cose dette allo IAB non siano cambiate in 10 anni. C’è da chiedersi come mai…

  18. Alessandra Rossi scrive:

    @ Dario
    Un’ipotesti sul perché non siano cambiate ce l’avrei: mancanza di formazione. Sia da parte della scuola che da parte degli enti a supporto delle imprese. Gia 10 anni fa, appunto, scrivevo su MList che mentre dissertavamo di web, semantica e servizi avanzati ed idee geniali, dovevamo parallelamente produrre strategie ed attività formative al fine di dotare il mercato (le imprese, e chi se no?) dei criteri per acquisire tali servizi.
    Non lo abbiamo fatto, ne’ noi ne’ altri, non come e quanto avremmo dovuto, evidentemente.
    Qualcuno ha altre ipotesi?

    Saluti.
    Ale

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