Archivio: maggio, 2010

Sul fronte della comunicazione digitale, una delle industry che sta innovando di più è senz’altro quella della ricettività. La competizione serrata, anche per via del peso assunto dai commenti online degli utenti, costringe gli alberghi a utilizzare la Rete come leva cruciale di differenziazione. Ieri a Webintourism ho colto una grande maturità delle aziende e la voglia (direi anche la necessità) di innovare, di cogliere le opportunità dei social media con la consapevolezza che c’è da mettere a budget anche la gestione ed il mantenimento di tali iniziative.

Splendida l’impostazione della sala: piccolo palco al centro e tutti i partecipanti attorno. Quattro grandi schermi orientati su diversi lati e due telecamere attive, in modo che chiunque potesse vedere sia le chart sia gli speaker anche quando erano di spalle. Io avevo preparato un intervento non incentrato sull’interattività col pubblico, ma ascoltando alcuni feedback dei partecipanti l’allestimento della sala ha generato maggiore attenzione e coinvolgimento.

A breve dovrebbero essere pubblicate un po’ di immagini (UPDATE 28/5: le immagini su Flickr) e tutte le presentazioni; intanto ho messo le mie chart su Slideshare le mie. Enjoy.


I numeri relativi all’audience di internet e dei fatturati dell’advertising presentati da Roberto Binaghi sono, purtroppo, come una fotografia già vista. Fatturati in aumento ma con la solita (e temo cronica) bassa significatività rispetto al numero di internauti  e al tempo che passano online. Salvatore Ippolito ha posto alcuni temi ma non mi pare che le tavole rotonde abbiano espresso né risposte, né scenari incoraggianti.

Questa volta il vice ministro Romani è intervenuto di persona, ma per segnalare che le fasce di popolazione più in età potrebbero avvicinarsi all’innovazione attraverso (udite, udite) il digitale terrestre che alla fine è propedeutico ad internet! E se abbiamo una legge assurda che regolamenta l’accesso Wifi pubblico (“come neanche in Cina”, ha detto l’onorevole Gentiloni), è colpa nientepopodimencoche della lobby delle TV locali e del rischio che potrebbero usarla i terroristi. Ok, abbiamo capito: l’attuale linea di governo al massimo muove qualcosa sulle infrastrutture (anche perché lì ci sono numeri interessanti e giochi di potere non male); il resto (education, informazione, servizi, contenuti) non li riguarda.

Tornando alla comunicazione interattiva ed in particolare ai suoi obiettivi, non mi ha entusiasmato il bipolarismo assoluto: brand o response. Se continuiamo ad analizzare la Rete con le metriche del passato, non riusciremo mai a farla usare come si deve. Comprendo il tentativo di assecondare ai GRPs anche l’advertising online ma, diciamocelo, serve per vendere e non perché è giusto! E’ il classico dilemma del professionista che deve decidere se dare un buon consiglio o strappare un contratto. Ok, la seconda soluzione fa fatturare, ma nel medio-lungo periodo no paga mai.

Mi sarebbe piaciuto un approfondimento sul concetto espresso da Carlotta Ventura di Telecom Italia, di non limitarci a considerare la pubblicità che compro ma anche le iniziative online nel loro complesso. Per un attimo ho pensato che arrivasse a parlare di earned media verso i paid media, ma è stata subito stoppata con l’invito a riferirsi solo alla pubblicità. Punto. E con ciò, a mio parere, si oscura uno dei lati più rilevanti ed efficaci che la Rete offre alle aziende.

Alla fine da questo IAB Forum mi porto a casa la conferma che l’internet italiano continua a viaggiare col freno a mano tirato. Mi sfugge però cosa si sono portati a casa i marketers che hanno partecipato (e a cui l’evento è tipicamente orientato): casi eccellenti? idee? creatività? Nulla di tutto questo, mi pare. Ah, si, in coda, Marco Montemagno ha fatto progettare al pubblico una campagna di comunicazione in dieci minuti. Tanto è così che si fa, no?

Su questi esperimenti, espressi a Marco parecchie perplessità già in un’altra occasione. E spero solo che l’auspicio di Layla Pavone alle istituzioni di fare di IAB uno strumento di education sul territorio (che stracondivido, tanto da averlo proposto a più riprese nell’ambito del precedente Consiglio Direttivo), passi attraverso contenuti che non banalizzino la Rete e non bleffino sulla complessità.


Per chi ancora non l’avesse capito, il web semantico, ossia la catalogazione del web sulla base si elementi standard, rimarrà una chimera, almeno se si continua a sognare una serie di principi di classificazione condivisi universalmente. La buona notizia è che gli strumenti che usano le persone per creare e manipolare i contenuti digitali, iniziano a fornire alcune funzionalità elementari che forse creeranno di fatto una specie di web semantico creato dal basso – e magari questo funzionerà.

L’ultimo esempio è Twannotations, una funzionalità che dovrebbe essere implementata a breve su Twitter e che consente semplicemente di arricchire il proprio messaggio con riferimenti che ne classificano il contenuto. Una specie di tagging che magari creerà qualche standard di fatto nell’arco di qualche mese, un po’ come è già avvenuto con l’hashtag sempre su Twitter. Date un’occhiata alle chart qui sotto (via TechCrunch):


Un evento sul search marketing. Più show che convegno. Organizzato da Michal Gawel di Seolab a Milano, con la partecipazione di Robin Good e del sottoscritto. Programma disponibile qui (PDF). Importo ridotto per iscrizioni entro il 21 Maggio.

Come evidenziato sul sito, il corso NON è rivolto a chi:

  • Si ritiene già un mago della SEO
  • Parla tutto il giorno in lingua Apache di URL Rewrite
  • Ha già guadagnato 1.000.000 $ con Adsense™
  • Ha già speso 1.000.000 $ con Adwords™

Per tutti gli altri è una bella opportunità di aggiornamento sul search marketing.


image Mentre facevo vedere una cosa su Facebook durante un corso, mi hanno fatto notare che ho un numero di richieste di amicizia non approvate quasi uguale al numero di amici. Il motivo è che su Facebook tipicamente accetto solo le persone che ho conosciuto effettivamente, ma nel contempo non mi va di selezionare “Ignora” per le richieste che non approvo. Ognuno si dà le sue regole, no?

E’ come per Twitter dove non seguo la consuetudine applicata da molti di ricambiare i follower facendo altrettanto. Diciamo che sono cresciutello per fare collezione di amici e follower tanto per fare diplomazia o collezionismo. Parafrasando i Genesis: seguo quello che mi piace e mi piace quello che seguo (perché solo così riesco a leggerlo davvero).


SEARCH ENGINE MARKETING - Emiliano CalucciUn libro che consiglio a scatola chiusa. Non solo perché Emiliano è uno stimato professionista del search engine marketing da diversi anni. Non solo perché il settore del search è di quelli che muove una quota rilevante di tutta la comunicazione su internet e quindi va seguito con costante attenzione. Ma anche perché è possibile acquistare il libro con il 25% di sconto ancora per alcuni giorni.

Certo, nel libro c’è anche la mia prefazione, ma il resto sarà sicuramente interessante! :) E ve lo dice uno che un libro sui motori di ricerca l’ha scritto esattamente dieci anni fa (urca!).