“La Commissione Ue esorta gli Stati Membri a dare ripetizioni ai propri cittadini perché sono spesso analfabeti digitali”. Parte così l’Ansa di ieri pomeriggio relativa alle raccomandazioni del commissario per i Media e la Società dell’informazione, Viviane Reading, ripresa stamattina da IlSole24Ore il quale aggiunge:

Non sapere usare i social network come Facebook e Twitter ed essere incapaci di usare un motore di ricerca significa essere tagliati fuori dalla società contemporanea

Invece mi sembra che le Istituzioni nostrane abbiano escluso Internet dai loro piani strategici. Ok, c’è tutto il can can sulla banda larga, il wi-fi nelle città, e così via. E a più riprese (penso agli interventi di Gentiloni prima e Romani poi agli ultimi IAB Forum milanesi) il governo ha sottolineato che si concentrerà sulle infrastrutture e basta. Invece l’auspicio della Commissione Europea all’education è netto e riporta anche un dato secco (dal pezzo su IlSole24Ore):

Il 24% dei cittadini UE senza internet a casa afferma di non averlo poiché non sa usarlo

Non si tratta quindi di portare un “attrezzo” a casa delle persone: significa insegnare a capirlo, valorizzarlo ed usarlo. E ciò vale il doppio se pensiamo alle aziende, per le quali la Rete è un elemento competitivo il cui impiego esteso dovrebbe essere obbligatorio per legge! In una società non propriamente veloce nel recepire le nuove tecnologie come quella italiana, l’inesperienza e la disinformazione rischiano di trasformare la disponibilità di internet in un problema anziché in una opportunità.

Talvolta noi del settore additiamo alle aziende l’incapacità di utilizzare la Rete in modo strategico. Indubbiamente ci sono ritrosie e diffidenze frutto di cambiamenti che spaventano, protezione degli status quo, paura di mettersi in gioco. Ma è anche vero che la portata di queste innovazioni necessita una formazione continuativa, un supporto strategico e operativo che è parte stessa dell’innovazione. Se non si coglie questo aspetto, saremo sempre lì a giochicchiare con le mode del momento lasciando le aziende disorientate a scegliere soluzioni apparentemente sicure anziché avventurarsi nella complessità della Rete.

È un argomento a cui tengo molto e sui cui proverò a lavorare nei prossimi mesi. Ben vengano suggerimenti e spunti su cui ragionare.

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5 commenti per “Internet va spiegata – Lo dice la Commissione Europea”

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  1. Antonio Patti LdF scrive:

    Oltre che spiegarla la Rete, bisogna progettarla “più facile” rendendola anche più utile.
    Magari non tutti gli europei sono interessati a trovare i vecchi compagni di scuola, e vedere le foto delle ex o a scrivere pensierini da 140 caratteri.
    Se la Rete avesse sempre un riscontro nella vita reale e desse davvero dei vantaggi, beh sarebbe molto più facile coinvolgere, spiegare e, credo, anche monetizzare.

  2. PierG scrive:

    Troppo difficile, troppo difficile … sono d’accordo che la semplificazione sia la chiave e noi, come informatici, abbiamo una GROSSA colpa.
    In questo caso “insegnare” non è un termine che mi suoni benissimo, per insegnare dovremmo averla prima capita e in molti casi mi sembra che siamo più sull’ “intuito” che sul “capito”. Personalmente quindi parlerei più di creare “consapevolezza”.
    Altro vantaggio che vedo è che l’onda dei “digital natives” aiuterà.
    PierG
    http://pierg.wordpress.com

  3. Luigi Mengato scrive:

    Si è spesso alla ricerca dei responsabili additando aziende o istituzioni. Ma il singolo ? Cosa fa il singolo per crescere / imparare?
    E’ troppo comodo aspettare “gli altri”, un po’ di proattività individuale non farebbe male.

  4. Stefano Bendandi scrive:

    Certo, l’analfabetismo digitale è un problema serio che andrebbe affrontato attraverso opportune iniziative di formazione e miglioramento della consapevolezza, e questo a partire dall’istruzione scolastica di base fino ad arrivare al management aziendale e, direi, anche alla politica.
    Credo, però, che il problema di fondo sia, in parte, anche quello di una scarsa attitudine al cambiamento che sembra, in un certo senso, radicata nella nostra cultura e società.
    Inoltre analogamente a quello che si verifica nelle aziende, dove i progetti di una certa rilevanza non attecchiscono, in mancanza di commitment da parte dei vertici aziendali, nell’azienda Italia sarà un pò difficile assistere ad uno sviluppo e ad una diffusione di massa delle tecnologie in mancanza di un impegno continuo e responsabile in tal senso da parte della politica che, invece, come hai giustamente, notato è del tutto assente.

  5. Mauro Lupi scrive:

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