Le scorse due settimane sono state un concentrato di convegni, master formativi e meeting vari. Dal Summit UPA, a lezioni che ho tenuto per IULM e IlSole24Ore, dai convegni sulla Web Analitycs e sui Social network ad un incontro riservato alle aziende UPA insieme a IAB.

In particolare in occasione del WAS, è tornato fuori l’opinione riguardo al formato che dovrebbero avere determinati eventi per favorire la diffusione della conoscenza della Rete e delle sue opportunità per il business. Ho sentito e letto diversi pareri (tra gli altri Alessio, Marco, Tommaso) secondo cui sarebbero da preferirsi gli eventi gratuiti come IAB Forum perché altrimenti le aziende non sono motivate a partecipare. Non sono d’accordo e cerco di sintetizzare il perché.

Premesso che ho sempre cercato di fare education in tutti i modi che ritenevo coerenti e produttivi, c’è un limite che talvolta si supera che è quello di regalare del tutto competenze e professionalità. Ecco, l’evento gratuito rischia di accentuare ulteriormente una situazione tutta italiana in cui il valore professionale è sottovalutato (o non pagato affatto). IAB Forum ha senso ma riesce a fornire un equilibrio anche per via delle decine di sponsor che finanziano il tutto attraverso un grande Expo.

Trovo invece che ci sia qualcosa che non va se i professionisti del settore per promuovere i propri servizi, debbano investire sponsorizzando eventi gratuiti e per di più che proporre gratuitamente dei contenuti formativi di qualità. Il risultato è quello di dover ricaricare tali investimenti sui clienti, col rischio di apparire fuori mercati o di favorire altre organizzazioni.

Ma il vero problema, che poi penso sia uno di quelli che è alla base del ritardo italiano rispetto ad internet, è quello di abbassare e di molto la percezione del valore dei professionisti della Rete. Il valore attribuito ad una cosa regalata è sempre basso, così come non paga mai nel lungo termine ogni logica di mercato che fa leva sul prezzo dei servizi.

Che ne pensate? Non trovate che l’investimento in eventi di qualità sia da preferire a momenti che invece, se gratuiti, rischiano di “sapere di poco” o, peggio, finire per essere una passarella di autopromozioni?

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12 commenti per “Diamo valore agli eventi e alle professionalità”

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  1. Marco Ziero scrive:

    Una soluzione potrebbe essere quella di definire una politica di prezzo per cui:
    - il potenziale prospect ha accesso gratuito (o su invito, quindi facendo percepire la qualità dell’evento);
    - l’agenzia che sponsorizza i propri servizi con gazebi o speech paga;
    cosa ne pensi?
    All’unico SES estero dove sono stato (NY), il prezzo era alto, per tutti. Però durante gli speech non c’è stata “self-promotion” che fosse una se non la slide di apertura/chiusura della presentazione.
    Forse con queste premesse chiunque sarebbe disposto a pagare una cifra d’ingresso alta.
    D’altronde ci sono agenzie che girano il mondo per conference come il SES (entrata+viaggio+soggiorno) ed altre che hanno storto il naso per una due giorni a Milano, economicamente parlando, molto meno impattante.

  2. Mauro Lupi scrive:

    Marco, noi italiani siamo noti per essere esterofili, per cui le iniziative locali partono svantaggiate a prescindere. Il riferimento al SES mi viene facile: negli anni avrò partecipato ad una quindicina di edizioni in US e Europa; ebbene, penso che per i contenuti prodotti, le due edizioni italiane siano state di ottima qualità comparate con le internazionali, specie se teniamo conto dell’aderenza alla realtà nostrana oltre ad un costo proporzionalmente minore. (Disclaimer: dei SES italiani io ho curato l’organizzazione dei contenuti)

  3. roberta scrive:

    Ciao Mauro..provo a dire la mia..
    ..il discorso sulla professionalità e sul suo valore che diminuisce se si regala lo condivido, sono un architetto che vede colleghi ridursi a parcelle più basse dei geometri per poterne combattere la concorrenza….mah in questo caso, parlando di strumenti 2.0 e degli eventi che si potrebbero organizzare per farli conoscere mi pare che la parola d’ordine sarebbe “condividere” piuttosto che regalare è condividere vuol dire scambiare, produrre feed, sviluppare nuove idee. La strategia commerciale di “Arduino” Hardware 2.0 (articolo su ultimo Wired) potrebbe essere un esempio molto calzante. Oppure i ragazzi bravi dell’Onda che danno lezioni gratuite (o a 2 euro l’ora) a ragazzi meno bravi (pare che siano più bravi e più aggiornati dei vecchi professori ormai fuori dalla scuola!!)…E’ vero che non si parla di prodotto ma di servizi e cultura ma penso che valgano le stesse logiche e i meccanismi di rientro economico dell’evento potrebbero essere diversi, anch’essi basati sulla condivisione!!
    Mi permetto di segnalarti un post su di noi…
    http://www.themarketer.info/22-03-2009/crea-eon-roberto-alberti-roberta-castiglione/
    scritto per fortuna da altri!!
    grazie e buon lavoro
    roberta

  4. Alessio Semoli scrive:

    Ciao Mauro ,
    sai bene che anche io la penso come te sull’importanza di professionalizzare chi opera seriamente in questo settore.
    Parliamo infatti di due ambiti completamente diversi , il primo è quello di parlare agli operatori che giustamente devono pagare per poter acquisire competenza perchè gli consente di incrementare il loro business.
    L’altro ambito invece è quello di contenuti rivolti ai potenziali acquirenti di soluzioni o servizi (i clienti) , che ad oggi non hanno le competenze neanche per capire cosa stiamo offrendo, serve quindi offrire ad un livello base una alfabetizzazione per rendere l’accesso a chiunque , soprattutto nell’ambito della web analytics dove veramente siamo molto indietro…

  5. Beppone scrive:

    Ciao,
    in effetti si rischia di sminuire il livello qualitativo dell’evento, ma soprattutto fa sorgere qualche dubbio a chi potrebbe o avrebbe intenzione di partecipare ad eventi a pagamento per ottenere prestazioni migliori.
    “Chi me lo fa fare di spendere quando (forse) potrei ottenere informazioni e nozioni interessanti e (magari) sufficienti non spendendo nulla?”
    Si ingenera confusione, dubbi e potenzialmente delusione quando il livello desiderato si rivelerà non all’altezza.
    Di contro divulgare e diffondere aiuta il settore.
    L’equilibrio giusto è difficile da individuare, ma io propendo per l’opzione qualità=pagamento di un fee.
    Se poi non è esoso, ma proporzionato, tanto meglio.
    Da ultimo… bisogna mettersi dalla parte del cliente che paga e poi vede che servizi o eventi simili sono ottenibili gratuitamente… questo significa correre il rischio di clienti che diffideranno di future offerte.
    Non so se sono stato chiaro, ma volevo dire la mia anche non avendo tantissimo tempo a disposizione. :)

  6. tommaso scrive:

    ciao Mauro,
    Provo con una domanda diretta e provocatoria: che tipo di competenze professionali avremmo svalutato facendo entrare clienti gratis al WAS?
    Stiamo parlando di interventi di livello (tecnico) molto basilare e di livello strategico (per far “crescere” la mentalità dei nostri prospect) molto molto alto.
    L’80% degli interventi erano ottimi interventi di descrizione dello “scenario” più che di un approccio di tipo “operativo”.
    Non fornivano nessuna informazione tecnica per fare un certo lavoro, comunque non in “fai da te”, erano tutti orientati allo spiegare con dati di vario genere cosa potevi fare con la WA e/o perchè aveva senso usarla.
    Ed è esattamente il tipo di interventi che ci vogliono in italia nel 2009!
    Ma…
    1) far pagare un prospect per spiegargli perchè deve spendere altri soldi non ha senso :P
    2) se pagano ci sono meno prospect e l’investimento per le agenzie/fornitori è più difficile da ammortizzare
    Poi anche se si fornissero le basi tecniche il problema non si pone: è un tema così complesso che non può essere fatto in fai da te.
    Si parlasse di SEO sarebbe diverso ma fortunatamente è decisamente più facile improvvisare la SEO che la Web Anltyics ;)
    alla prossima :)
    t

  7. Mauro Lupi scrive:

    Grazie Tommaso, hai colto il punto. Si chiama “consulenza strategica” e in altri campi ha quasi valore professionale pari o maggiore rispetto agli interventi operativi. Il discorso è che, almeno per quanto mi riguarda, i contributi in eventi come il WAS o il SES dovrebbeo avere (e mi sembra che lo abbiano) l’obiettivo di fornire indicazioni professionalmente corrette e non “motivarli a spendere i soldi”.
    Come ti dicevo in metropolitana l’altra sera :) magari la penso così perché dopo oltre 12 anni a fare education più o meno “aggratise”… :)

  8. tommaso galli scrive:

    eh si, direi che come motivazione mi sembra più che ragionevole ;)

  9. Giorgio Taverniti scrive:

    Ho commentato anche da Alessio Semoli :)
    Mi volevo però soffermare e quotare questa frase:
    “Marco, noi italiani siamo noti per essere esterofili, per cui le iniziative locali partono svantaggiate a prescindere”.
    Quanto è vero Mauro…però siamo noti anche per riuscire a superare qualsiasi difficoltà.
    Noi abbiamo deciso di creare 6-8 eventi gratuiti, e solo il 4

  10. luciano ardoino scrive:

    Che ne pensate? Non trovate che l’investimento in eventi di qualità sia da preferire a momenti che invece, se gratuiti, rischiano di “sapere di poco” o, peggio, finire per essere una passarella di autopromozioni?
    SI, fortemente SI
    Cordialità
    luciano

  11. Leonardo scrive:

    Sono d’accordo con Marco nel cercare di favorire la partecipazione da parte di aziende prospect e far pagare invece la presenza di sponsor.
    Di fondo concordo comunque con Mauro: ciò che non si paga, purtroppo, molto spesso è eprcepito come di non o basso valore.

  12. valentino spataro scrive:

    Ancora ci si chiede se gratuito e remunerato sono in alternativa tra di loro ?

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