Durante lo scorso IAB Forum ricordavo con Paolo Barberis un prodotto che avevamo confezionato nel 2000 o giù di lì. Si chiamava Superclick e probabilmente fu il primo servizio di advertising online basato sulle performance proposto in Italia. In pratica si poteva acquistare un certo numero di visite al sito e noi sviluppavamo i click da un mix di strumenti: motori di ricerca (non esisteva ancora Google ma c’era Overture), banner sui siti Dada, email attraverso una serie di partner.

Superclick fu un mezzo flop: probabilmente era troppo in anticipo sui tempi. In compenso (si fa per dire) suscitammo un po’ di irritazione da parte degli editori online, specie quelli tradizionali, che videro nel “pay per performance” un affronto alla valorizzazione dei loro spazi pubblicitari. Poi sappiamo come è andata.

Questa storia solo per introdurre l’argomento delle complessità della Rete. Con Superclick tentavamo di rendere comprensibile e semplice una pianificazione online che avesse un obiettivo di visite al sito. Così come già dal 1997 inventai “Motore Garantito” un servizio di posizionamento sui motori di ricerca che forniva dei risultati certi (in quel caso, invece, fu un grande successo).

Ebbene, col passare del tempo e con l’evoluzione della Rete, ho modificato in parte il mio punto di vista su complessità e semplificazione. Ho provato a spiegarlo con un articolo pubblicato lo scorso giovedì su Nòva che si può riassumere con un paragrafo:

“io penso che la ricerca di semplificazione e omologazione non solo non sia possibile, ma rischia di appiattire le principali potenzialità della Rete, la quale proprio nelle pieghe della sua oggettiva complessità, nasconde le opportunità migliori”

Trovo infatti che le richieste di facilitare, di creare standard e metriche che siano assimilabili con quelli precedenti, ecc. siano una tentazione per appiattire i progetti online solo perché diventino comparabili con i media tradizionali.

In aggiunta all’articolo per Nòva, ci sono altre riflessioni che vorrei condividere:

  • Se è vero che internet è complessa, è giusto auspicare che ci siano professionisti capaci di facilitarne l’utilizzo da parte delle aziende. L’importante è che si accetti di pagare il costo che questa semplificazione richiede, sapendo peraltro che è l’unico modo per cogliere tutte le opportunità disponibili.
  • A volte si confonde la semplificazione con la riduzione dell’inefficienza. Mi è tornato in mente lo speech che feci ad aprile da Microsoft in occasione dell’evento The Next Web Now!. In quell’occasione presentai uno scenario di un ricercatore americano di Microsoft, il quale immagina il mercato dell’advertising online futuro come una sorta di stock exchange, in cui la tecnologia semplifica l’operatività ma accresce la necessità di analisti. Una visione intrigante e per chi volesse approfondire c’è ora il webcast con slide e audio del mio intervento (oltre 40 minuti).

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