L’attenzione su Facebook in questi giorni è altissima. Io lo utilizzo  professionalmente per cui tendo a tralasciare le storie di gossip e cronaca, mentre ne seguo attentamente i modelli economici. Leggo su DailyNet di oggi un’affermazione di Ted McConnell, a capo del marketing di Procter & Gamble, che mi lascia perplesso:

Non capisco perché continuiamo a definire Facebook un consumer generated media. I consumatori non avevano intenzione di creare un media, ma semplicemente di parlare tra loro

McConnell afferma pure che le aziende non dovrebbero fare pubblicità su Facebook e che “i social network non hanno il diritto di guadagnare dalle conversazioni tra gli utenti”.

Non sono assolutamente d’accordo: credo che la maggior parte degli utenti della Rete abbiamo ormai dato per assodato che quello è il prezzo da pagare per avere servizi gratuiti. Altrimenti dovremmo scordarci le email online e gli instant messenger, anche questi strumenti di conversazione tra gli utenti. Quale sarebbe l’alternativa? Fare pagare l’uso dei social network? Creare una Facebook Onlus? Ma dai…

Tags:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...


11 commenti per “Facebook Onlus”

Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.

  1. Filippo Ronco scrive:

    Il problema Mauro è che si da sempre per scontato il fatto che gli ugc siano e saranno sempre spontanei, abbondanti, gratuiti e se possibile di qualità ma non penso durerà molto la giostra. Credo invece, come ho avuto modo di dire nella mia presentazione all’advcamp a riva del garda, che sia il caso di cominciare a pensare agli upc (user payed content). Un modello realmente nuovo che lanceremo in forma ibrida su vinix entro la fine dell’anno e in via definitiva dall’inizio del 2009.
    Un caro saluto.
    Fil.

  2. andrea scrive:

    secondo me Ted McConnell dice una cosa un po’ diversa:
    “I really don’t want to buy any more banner ads on Facebook.”
    e non credo che lo dica per preservare la purezza di FB, ma perchè convinto che nei social media le marche debbano giocare un ruolo diverso, che nel caso dei media potrebbe essere un uso smart della applicazioni:
    “He cited Facebook applications as a potentially valuable vehicle for advertisers, one in which they can create an environment that’s favorable for their brands and consumers alike.”
    non ho letto l’articolo dal DailyNet ma ti consiglio di leggere l’articolo direttamente dalla fonte e cioè AdvertisingAge:
    http://adage.com/digital/article?article_id=132606

  3. Riflessioni di un commercialista scrive:

    forse semplicemente bisognerebbe aspettare e studiare lo strumento se non lo si conosce.
    facebook ancora va capito, studiato…ma sicuramente andrà utilizzato.

  4. Filippo Ronco scrive:

    Andrea, d’accordissimo con l’idea dell’uso “smart” delle applicazioni nei sn da parte delle aziende. Domanda : come lo monetizzano questo uso smart i titolari della piattaforma ? Facile facile ;-)
    Fil.

  5. Mauro Lupi scrive:

    @Filippo: interessante, lo seguirò con attenzione
    @Andrea: hey, McConnell ti assomiglia (anche se ora te sei più in forma!). Scherzi a parte, si, l’articolo originale offre altri punti di vista ma il concetto “they don’t really have a right to them” (riferendosi alla pubblicità su FB) mi sembra inadeguato. Che poi l’obiettivo sia ribadire che i social network vadano utilizzati per partecipare e non (solo) per esserci), sono naturalmente d’accordo.
    Andrebbe anche puntualizzata l’espressione finale di McConnell: “performance-based advertising will gain share over CPM”, nel senso che occorre capire cosa intendiamo davvero per performance e come misurarla, ma questo apre tutto un altro discorso.

  6. andrea scrive:

    @Mauro
    McConnell: è vero, ma pensa che quando sono andato la prima volta negli USA a momenti l’impiegata della AVIS sviene perchè mi aveva scambiato per Jay Leno…
    la parte su “they don’t have the rights” non è un virgolettato di McConnell, quindi potrebbe anche essere una considerazione del giornalista, ma per me a far pensare è piuttosto questa frase (vorgolettata) di McConnell: “What in heaven’s name made you think you could monetize the real estate in which somebody is breaking up with their girlfriend?”
    quindi io ci vedo più in discorso di opportunità che di titolarità, e su questo concordo al 110%.
    per quanto riguarda la riflessione finale, è vero, dipende da cosa misuri e soprattutto da “what business are you in”, ma anche qui la tentazione di spostare budget su questa tipologia di ads è forte, soprattutto se sono una marca che ritiene di avere un sito in grado di sviluppare correttamente la relazione con le persone.
    @Fil
    sinceramente non ho consigli da dare a FB su come monetizzare traffico, utenti, applicazioni, etc. però ribadisco che da investitore FMCG quale sono condivido le perplessità di McConnell, il che non significa che non ci possano essere altri investitori per cui questo discorso di opportunità non si ponga.

  7. Paolo scrive:

    Si, proprio oggi ho letto due post (1 e 2) sull’argomento. A parte la citazione di McConnell, che sinceramente mi ha persino commosso, specie quando dice “We hijack their own conversations, their own thoughts and feelings, and try to monetize it”, concordo pienamente sul fatto che i social network non abbiano nulla del media, inteso in senso classico.
    Nate come piattaforme per consentire alle persone di interagire tra loro, ora le si vorrebbe trasformare in piattaforme pubblicitarie e generatori di contenuti.
    Non funziona così Mauro e tu sicuramente lo sai meglio di me. Senza scadere nel filosofico, vorrei solo aggiungere che oggi le campagne sui social network semplicemente non producono risultati o comunque non abbastanza e alla fine sono drammaticamente loose-loose-loose (l’inserzionista perde soldi, il network non ne guadagna abbastanza e l’utente è scocciato). Questa è la verità, anche se detta così potrà sembrare una generalizzazione.
    Non è che Facebook debba necessariamente diventare una onlus o altro. Va solo capito come farlo diventare un business durevole. Al momento di risposte certe non ne esistono, ma mi sentirei di escludere che la strada sia quella di trasformarlo in un media…
    Scusa per la lunghezza del commento. Io odio quelli che si dilungano, ma… ;-)

  8. Mauro Lupi scrive:

    Ciao Paolo, ribadisco: non vedo ad esempio, che differenza faccia avere la pubblicità contestuale al contenuto delle email (Gmail), cosa che mi pare sia decisamente tollerata dagli utenti.
    Allo stesso modo, se di colpo sparisse la pubblicità su Facebook, non penso che raddoppierebbe il numero degli utenti, mentre continua a farlo così com’è.
    Sul fatto di diventare “media”: hey, la Rete ha trasformato tutto e tutti in media potenziali, solo è cambiato il paradigma di “mezzo di comunicazione”. E dove c’è audience, ci sarà sempre un elemento pubblicitario nel caso in cui non siano applicati altri modelli.

  9. Andrea Signori scrive:

    Non amo non prendere posizione però se i “vecchi” affermavano che la verità sta (quasi) sempre nel mezzo allora credo che questo sia uno di quei casi.
    Quello che dice McConnell sulle “intenzioni” degli utenti è una delle cose + sensate che ho sentito dire negli ultimi tempi.
    Però è anche vero quello che dice Mauro, ovvero la pubblicità è necessaria per permettere la “gratuità” dello strumento. (ho interpretato :) )
    Quindi? Chi vorrà farà pubblicità permetterà alla maggioranza di godere del mezzo.
    Potenzialità della pubblicità su FB? Mah secondo me basse (e non perchè sto facendo una campagna personale per il blog con risultati pessimi, ma era una prova e le aspettative erano basse), ma perchè per fare pubblicità sui SN bisogna usare la sensibilità del consumatore e non quella del marketing guru. Perchè in un luogo dove si “conversa” bisogna conversare (quindi con gruppi, pagine dedicate dove far parlare gli utenti etc etc)
    Come dice McConnell i consumatori vogliono soltanto parlare e aggregarsi. Chi è cresciuto sul muretto si incontrava lì con la comitiva, poi quando si stancava cambiava muretto e andava al parco. Poi un altro luogo.
    Oggi facciamo la stessa cosa online. Ci spostiamo con tutta la nostra cerchia di amici e conoscenti da “muretto” in “muretto”.
    Certo lì non veniva la multinazionale a mettere la pubblicità perchè l’avremmo guardati malissimo. Ora “noi” troviamo un luogo, le aziende arrivano e fanno in modo che quel luogo rimanga gratuito, come il vecchio muretto, con il piccolo scotto di vedere la pubblicità vicino le nostre foto o le conversazioni con gli amici.
    Ma chi ci fa caso tanto?? :)
    Il ritorno è basso e quando le aziende si stancheranno saremmo costretti a pagare per restare su quel muretto o trovarne un altro.
    Io dico che ne troveremo un altro. :)

  10. Ruotalibera scrive:

    Penso che Facebook sia a tutti gli effetti un CGC o CGM che dir si voglia.
    E come in tutti i social network chi ne usufruisce ha volgia di creare media e contenuti. Ed è questa la molla che li spinge a restare in contatto tra di loro…
    Che poi Facebook così come altri social network divenga uno strumento per veicolare messaggi pubblicitari a pagamento non la vedo una cosa cosi scandalosa… anche perchè questo già avviene, ma in forma gratuita… e questo ne è un esempio lampante http://www.facebook.com/profile.php?id=1657427180&v=feed&story_fbid=59386993832
    A me sembra Haber…

  11. gluca scrive:

    arrivo tardi, accidenti.
    il potere della pubblicità è diverso tra siti in cui l’utente cerca, in siti in cui legge e siti in cui l’utente interagisce con altri: 90-9-1.
    su come possa sopravvivere FB:
    Far pagare gli utenti? Far pagare le aziende per avere una presenza (non un banner)? Se FB dovesse vivere solo della pubblicità tabellare, non ci punterei un cent su di una loro IPO…
    (cmq, credo che dopo questa crisi, qualcuno potrà far pagare gli utenti e alcuni utenti saranno disponibili a pagare. non sempre ci sara’ qualche JV pronto a finanziare un ennesimo free-clone, per rispondere ad Andrea S)
    ciao
    gluca

Lascia un Commento

Codici HTML ammessi: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>