La ricerca dell’Osservatorio Netcomm sulla domanda dell’E-Commerce B2c in Italia (qui il PDF) realizzata assieme a Eurisko, ci dice che in Italia hanno fatto un acquisto online negli ultimi tre mesi solo 2,7 milioni di persone, praticamente lo stesso numero del 2006.

Non mi conforta molto il fatto che tutti gli acquirenti si considerano soddisfatti delle transazioni online e che reitereranno gli acquisti. Basta notare che il servizio maggiormente richiesto dagli utenti ai siti di e-commerce è la presenza… del numero verde! Fatto peraltro confermato da un’altra ricerca fatta da Netcomm insieme alla Bocconi (PDF).

Oltre ai motivi di resistenza diciamo “sociali” (“vedere di persona le cose che compro e parlare con il negoziante”, “mi diverto di più a fare acquisti con i negozi normali”), c’è ancora il timore nell’uso della carta di credito e la diffidenza nei rapporti con le aziende in caso di contestazioni e sull’uso dei dati personali.

Mi convinco sempre di più di quanto l’Italia, pur registrando sicuramente un aumento della penetrazione dell’e-commerce, rimarrà un territorio prevalemtemente di info-commerce, che vede cioè internet come influenzatorie di acquisti fatti nei punti vendita tradizionali. Già nel 2004 l’ANEE valutava che per ogni Euro speso on-line, ne corrispondono dieci spesi off-line ma sempre influenzati dalla Rete. Trend che si conferma, come leggo da un post di Andrea Boscaro sul blog di IAB, dai dati di Nielsen Online secondo cui sono 14,6 milioni gli utenti che fanno info-commerce ogni mese in Italia.

Nei giorni scorsi ho incontrato Roberto Liscia che non solo curò il rapporto info-commerce di ANEE ma è anche il presidente di Netcomm. Proverò a convincerlo a riprendere in mano quel progetto, perché trovo necessario misurare quanto internet sia decisamente più importante per il business creato in senso lato e rispetto a solo quello relativo all’e-commerce.

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10 commenti per “Più dell’e-commerce potè l’info-commerce”

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  1. Wil Nonleggerlo scrive:

    Innanzitutto complimenti per il Blog e per il lavoro svolto.
    Purtroppo l’italiano è sempre restio all’innovazione tecnologica, soprattutto quella che prevede un utilizzo diretto del denaro.
    Siamo il popolo con maggiore rapporto Cittadini/cellulari, ma questo è un discorso diverso.
    Lo shopping online, come l’utilizzo del ricorso al Credito o Pagobancomat, incrementa poco.
    Una delle possibili cause, almeno in parte, è il basso tasso di aumento di copertura di banda larga, in questo siamo ultimi in Europa.
    E chi ce l’ha la usa poco, pagando molto.
    Se non hai confidenza con la rete, diventa difficile investire in essa, dentro di essa.
    A presto
    Wil
    http://nonleggerlo.blogspot.com/

  2. Il blog di Roberta Milano scrive:

    e-commerce, info-commerce e web 2.0 secondo NETCOMM

    In attesa della pubblicazione delle ricerche più importanti ( a mio avviso, naturalmente) relative all’e-commerce (Bocconi) e alla domanda dell’e-commerce B2c in Italia (GFK/Eurisko), presentate al Netcomm, ecco qualche valutazione sulla mia trasferta …

  3. Roberta Milano scrive:

    Ero presente a Milano e ho immediatamente notato anche un’altro dato in controtendenza rispetto a precedenti ricerche (vedi seminario Eurisko su “Consumatore in Rete” novembre 2006)e a quanto detto anche allo Iab 2007 con Layla Pavone e David Weimberger e altri: la scarsa rilevanza del web 2.0 o delle conversazioni sia sull’e-commerce che sull’info-commerce.
    Hai una spiegazione? Io la sto cercando ma non riesco a darmela.

  4. Mauro Lupi scrive:

    Ciao Roberta, credo che la spiegazione sia fotografata nella ricerca sulla multicanalità del Politecnico e Nielsen (www.multicanalita.it) che suddivide la popolazione italiana in 5 macro aree, di cui solo due (definite Open minded e Reloaded) sono decisamente orientate ai canali non tradizionali e riguardano poco meno di 16 milioni di persone. Qui appare netta la distanza col resto della popolazione. Insomma, pare che ci siano gruppo di individui che vanno verso direzioni diverse (una cosa del genere l’ha evidenziata anche il Censis) e, cosa preoccupante, il gap si va accentuando.
    Riguardo ai social network, i 9 milioni di persone che li usano e i circa 2 milioni di blogger sono da una parte. Dall’altra ci sono oltre 23 milioni di persone che la suddetta ricerca definisce Esclusi e Indifferenti e che non vedremo mai su blog e affini. Forse dall’area dei Tradizionali coinvolti (11,8 milioni) potrebbe esserci uno spostamento, ma evoluzioni le vedo solo col ricambio generazionale.

  5. Roldano De Persio scrive:

    Ciao Mauro,
    purtroppo i dati che riporti sono abbastanza prevedibili e non credo che la sitazione cambierà rapidamente. I fattori sono i soliti che tutti conosciamo: diffidenza, spesso giustificata dalla realtà dei fatti vedi la polemica su ebay dei venditori stranieri; arretratezza culturale; redditi sempre più bassi che fanno sembrare internet un lusso; magistratura lenta in caso di contenzioso e burocrazia a sfavore di tutti, aziende e consumatori. A tutto questo aggiungi popolazione anziana e giovani con scarsa scolarizzazione “effettiva” e poco disponibilità economica rispetto ai loro coetaneti del nor europa. Last but not least la distribuzione della popolazione italiana in una miriade di piccoli comuni spesso irraggiunibili.
    La soluzione a tutto questo? Politica.
    Internet va “imposto” in maniera massiccia nelle scuole e nelle università pubbliche fino a farla diventare materia d’esame. Naturalmente con la parola generica internet intendo un insieme di cose che vanno dalla programamzione php, ruby, phyton alle scuole medie fino a corsi di SEO alla facoltà di Lettere.
    Se non si farà questo, il problema non sara solo l’e-commerce. L’Italia sarà in Europa come uno dei tanti stati “insignificanti” degli U.S.A.
    Chi ha cuore il destino economico della Louisiana?
    Tutti noi sognamo California no?
    saluti

  6. Giovanni Greco scrive:

    Ciao! Vorrei proporti uno scambio link, se sei d’accordo contattami.

  7. Mauro Lupi's blog scrive:

    L’italiano non sa pi

    Leggevo sul Corriere le parole del prof. De Rita a proposito del discorso del Presidente Napolitano sulla “regressione civile”. Il grande sociologo dice: “Bisognerebbe favorire al massimo tutto ciò che aggrega. Mi rendo conto che non è facile. Ma occor…

  8. Roberta Milano scrive:

    Grazie Mauro, preciso come sempre!
    Poi, in altra sede, mi piacerebbe commentare con te le ultime posizioni di Giampaolo Fabris che di ricerche di mercato “qualcosina” ne sa, eppure ha sterzato completamente verso il marketing 2.0 (passami il termine).

  9. Mauro Lupi scrive:

    Ha incuriosito molto anche a me. La prossima settimana avrò modo di ascoltarlo in un seminario a Milano e ti saprò dire di più :)

  10. kawakumi scrive:

    Beh… in realtà Fabris aveva dato cenni di “cedimento” ;-) già ne “Il nuovo consumatore: verso il postmoderno” dove, delineando le caratteristiche del nuovo consumatore, in qualche modo indicava una nuova via di approccio allo stesso… Non ho letto “Societing” ma se, come sembra, dovesse spingersi proprio in quel senso, effettivamente sarebbe una cosa molto interessante.

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