Archivio: gennaio, 2008

Continua a succedere, ed è così da almeno due mesi. Ogni volta che conto di riservarmi una mezzoretta per scrivere qualcosa di sensato per il blog, arriva una priorità di quelle che occorre seguire subito. Alcune di queste priorità riguardano comunque attività stimolanti e produttive, solo che va sempre a finire che metto il blog in coda a tutto.

Proprio qualche giorno fa in un training da un cliente, auspicavo di tenere una regolare frequenza di pubblicazione di un blog… e poi sono io il primo a predicare bene e razzolare male.

Eppure di cose da dire ne avrei molte: ho finito un paio di bei libri, la pubblicità online quest’anno dovrebbe sfiorare il miliardo di Euro, occorrerebbe fare un po’ di chiarezza sulla recente disposizione del Garante sul trattamento dei dati delle sessioni internet, stiamo preparando IAB Forum a Roma e il SES a Milano, ecc. Poi c’è la discussione di grande spessore sviluppata da Luca De Biase in merito all’influenza dell’agenda in relazione al “medium delle persone”.

Insomma: sembro un po’ assente, ma cerco di seguire tutto. Manca solo il reporting. Abbiate pazienza.


Normalmente non partecipo ai meme, ossia alle catene che rimbalzano tra i blogger, però Max mi ha infilato in un giro semplice e veloce, che invita a rispondere in 140 caratteri alla domanda:

What is marketing doing (in 2008)?

Vado con la risposta, non sicurissimo che la forma inglese sia quella giusta:

Trying to understand how to adapt itself to the new communication world

Quindi passo la palla a Andrea Barcode (voglio vedere come ti metti con 140 caratteri, eh eh) e ad Andrea Andreutti.


Con un nostro cliente per il quale facciamo l’analisi delle discussioni sui blog che li riguardano, discutevamo oggi a proposito delle reazioni a proposito del lancio di un loro nuovo prodotto.

Commentavamo in particolare l’influenza negativa che ha avuto il passaggio del comunicato stampa che presentava il prodotto, in cui si citava l’ammontare del (sostanzioso) budget pubblicitario destinato al lancio. Ebbene, diversi blog hanno ripreso questa indicazione per sparare a zero sul prezzo, secondo loro troppo alto proprio a causa della corposa spesa promozionale, oppure dichiarandosi delusi dal prodotto dal quale si aspettavano molto di più proprio perché supportato da milioni di Euro di campagna.

Insomma, se forse un tempo sbandierare un budget pubblicitario di un prodotto poteva significare “crederci” e comunque riguardava un’informazione indirizzata e circoscritta agli addeti ai lavori, oggi non è più così. Un’altro dei (tanti) modi di fare comunicazione che occorre aggiornare o quantomeno da argomentare in modo differente.


Questa mi sembra una mossa coerente. Microsoft ha fatto un’offerta di acquisto per Fast Search & Transfer, l’azienda norvegese già acquistata da Overture anni fa e quindi attualmente parte del gruppo Yahoo! (vedi precisazione più avanti). Certo, il prezzo non è bassissimo (1,2 miliardi di dollari), però ritengo che Fast possa apportare l’esperienza e la tecnologia sul web search che a Microsoft serve.

Conobbi i founder di Fast a New York nel 2004 e ne ricavai un’ottima impressione, peraltro suffragata dai tanti riconoscimenti alla loro tecnologia di ricerca (vi ricordate Alltheweb?).

Altri dettagli su Techcrunch.

Una precisazione (9/1): A suo tempo Overture acquistò tutta la parte Web di Fast che invece continuò ad operare nell’area entrerprise (con il management originario), che è poi quella che ora Microsoft ha proposto di acquistare.

Technorati Tags:


Ciao 2008, eccoci qua. Quest’anno parte col broncio. Non capisco se è l’insofferenza dell’età che avanza (al mio paese la chiamano angustia) oppure il vacillare della soglia di tolleranza alla stupidità umana. Se dovessi elencare le cose che sopporto sempre meno, rischierei di fare il post più lungo della blogosfera.

Alcune cose mi preoccupano più di altre, in particolare la società mucillagine (come l’ha definita il Censis) in cui vedo un loop bruttissimo in cui i giovani sembrano intorpiditi (neanche se la prendono più di tanto se additati come bamboccioni) ma che allo stesso tempo trovano sbarrate le stanze dei bottoni. Sconfortante è leggere che il 34% dei giovani 14-24 anni è in un segmento definito degli “indifferenti” dal Politecnico di Milano.  Chi non ha un nipote che ritiene Lele Mora un gran fico?

Anche Layla ha salutato l’anno appena finito con una visione grigia. E Massimo si chiede se ce la faremo.

Forse, come De Rita dice sul Corriere della Sera di oggi, occorrerebbe puntare su quel 25% della popolazione che regge il PIL, che produce, che innova. Solo che pur sentendomi orgogliosamente parte di questo quarto della nazione, mi chiedo se questo rapporto non continuerà a spostarsi in modo irrimediabile.

Tanto lo so come va a finire. Esaurita la pausa per brontolare, si riparte comunque; con lo stesso senso del dovere, con la stessa voglia di fare la cosa giusta. E spero che la bufera si porti via i furbi, i disonesti, le corporazioni e le caste.