Ad ottobre avevo scritto un post sul libro Falce e Carrello scritto da Bernardo Caprotti. Del libro ho apprezzatto l’esposizione genuina ancorché rude di alcuni valori legati al lavoro (impegno, etica)  oltre a supportare con parecchi documenti il suo atto d’accusa contro le Coop.

Credevo che il libro mi fosse arrivato come regalo dall’Editore (era successo anni fa) ed invece pare sia stato mandato a tutti gli amministratori di società in Italia. Non conoscevo invece il fatto che Esselunga fosse stata accusata di atteggiamenti antisindacali e di mobbing, anche se non ho capito bene se sono solo voci (Caprotti ritiene che siano state alimentate) oppure c’è davvero qualcosa di illegale al di là delle normali schermaglie tra sindacato e azienda.

Chi ha intascato i valoridelle Coop? Qualche risposta potrà senz’altro darla un’evento che mi segnala Francesca. Si tratta dello spettacolo Chi ha intascato i valori delle coop?, commissionato da CNS e Legacoop. Il primo si è tenuto il 7 Novembre a Bologna, poi ce ne saranno altri a Perugia, Firenze, Bari, Catania, Roma, Torino e Triestre.

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6 commenti per “Chi ha intascato i valori delle Coop?”

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  1. giulio scrive:

    Leggendo il post che citavi mi era venuta in mente una puntata di focus economia su Radio 24 dove si parlava del libro di Caprotti e di una denuncia fatta da Coop contro Esselunga per spionaggio industriale. Ne trovo riscontro sul Corriere
    http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2007/09_Settembre/26/coop_esselunga.shtml

  2. andrea scrive:

    sicuramente le coop di oggi sono criticabili, ma non credo che caprotti abbia i denti abbastanza puliti per fare la morale ai suoi concorrenti; vi faccio un esempio: tra le tante critiche caprotti porta il caso della coop di via irma bandiera a bologna (sono nato lì e ci abito di fronte da 35 anni) dove sarebbero stati fatti abusi edilizi in merito a presunti reperti archeologici etruschi, bene quello è un progetto (che semmai andrebbe criticato per altri motivi strettamente architettonico-urbanistici) regolarmente concessionato realizzato in una area altamente urbanizzata, se ci fossero stati problemi di tale portata, e pur essendo in italia, i lavori li avrebbe sospesi la soprintendenza.
    io penso che caprotti abbia voluto fare la solita polemica degli imprenditori italiani(berlusconi, montezemolo e compagnia, tutta gente che i denti non se li è mai lavati e che sa solo lamentarsi) che non hanno mai digerito le coop (perchè sempre accusate di concorrenza sleale) in particolare quando si offrono di comprarti l’azienda.
    semmai sarebbe ora di fare una bella analisi complessiva della grande distribuzione italiana per capire realmente i meccanismi ad essa legati, a prescindere da cooperative e da aziende private.
    un saluto, andrea

  3. A.R. scrive:

    Per ANDREA, l’insigne politologo:
    comprati una tastiera che abbia le maiuscole e qualche segno di interpunzione.
    E leggiti una grammatica della lingua italiana.

  4. Mauro Lupi scrive:

    @A.R.: hai presente quelle cose chiamate tolleranza ed educazione? Beh, da queste parti mi piacerebbe che fossero sempre presenti. Per cui a me on preoccupa certo grammatica e punteggiatura; meglio la sostanza, totalmente assente nel tuo commento.

  5. Marco Fontebasso scrive:

    Difficile che un’azienda con così tanti dipendenti in un paese come il nostro non abbiamo contenziosi sindacali anche importanti, soprattutto quando attraversa momenti di crisi.
    In Italia il concetto di “adeguare la capacità produttiva a nuove situazioni di mercato” significa chiudere l’azienda e riaprirla, perchè di strumenti di flessibilità sociale non ne esistono, o se ci sono vengono forniti solo alle aziende in crisi (tipo la Fiat).
    Detto ciò il cuore del problema di concorrenza sleale delle COOP è proprio tecnico, quasi contabile, e riguarda principalmente le modalità di gestione di alcuni flussi di cassa, che in sostanza possono transitare a patrimonio esentasse.
    In seconda battuta c’è da capire se lo strumento cooperativo è adatto alla governance della seconda azienda italiana per fatturato e addetti, e francamente, non mi pare.

  6. stefano venditti scrive:

    Ma se il problema fosse davvero quello che gli utili delle coop non vengono tassati e vengono destinati a riserve indivisibili e in questo fatto si ravvisa la ragione della concorrenza “sleale” delle coop (tutta da dimostrare) allora perchè gli imprenditori non trasformano le loro società in cooperative?
    Anche loro avrebbero gli strumenti che in teoria ha la cooperazione per competere.

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