A proposito di eventi a cui mi sarbbe piaciuto partecipare, segnalo anche Telco & Media: convergence in Web 2.0 era, organizzato da Business International e sponsorizzato da Reply, che si terrà a Milano il prossimo 28 settembre.

Bello, tra l’altro il titolo della tavola rotonda che sarà moderata da Alan Friedman: “The Web 2.0 ERA: Fast Forward Your Business”. Eh si, siamo tutti col piede sull’accelleratore per cui ben vengano momenti come questo per fare il punto e sviluppare un dibattito su un tema che è ancora tutto da interpretare (ammesso che prima o poi ci si riesca).

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5 commenti per “Convergenza nel Web 2.0”

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  1. Enrico scrive:

    .. io dovrei riuscire a parteciparvi.. e se posso farò anche un live blogging..

  2. marco scrive:

    Anche io parteciperò, ho avuto giusto ora l’incarico dalla mia redazione :)
    sembra molto interessante, poi vi sapremo dire…

  3. marco scrive:

    Convegno chiuso: l’Italia è indietro rispetto all’America per quanto riguardo la diffusione di servizi e applicativi web 2.0 based. Evviva.
    Confalonieri di Mediaset paragona internet oggi da noi all’epoca di Carosello e del bianco e nero per la Tv.
    Il Web 2.0 c’è, non tanto come una nuova tecnologia, ma come un nuovo modo di usare tecnologie che esistono già da 10 anni, un nuovo comportamento. Ma al riguardo la Strategia delle aziende non è definita, se non come un generico essere presenti comunque, osservare i meccanismi dei social network e capire cosa vuole la community per impegnarla e coinvolgerla, senza perdere la capacità di erogare servizi che ne potrebbero sfruttare le potenzialità in futuro.
    Frequentemente toccati i temi dell’Effetto di Rete e di Massa Critica (la domanda ‘come raggiungerli?’ resta senza risposta), una certa diffidenza per quanto riguarda l’affidabilità degli User Generated Contents (Friedman imbeccava molto su questo) e il problema Sicurezza e Accessibilità per l’implementazione di nuovi Modelli di Business imperniati sul Web 2.0 per le aziende.
    Si respira insomma ancora aria di Diffidenza.

  4. Mauro Lupi scrive:

    Grazie Marco del “reportage” :)
    Ieri al VON ho contraddetto fortemente la classica affermazione che user generated content (e “lunga coda” in generale) significano automaticamente bassa qualità.
    Primo perché qui nessuno ricorda che “qualità” è un fattore soggettivo
    Secondo perché è il contenuto verticale nella coda quello che effettivamente conta e che, per gli interessati, è decisamente migliore dei contenuti mass market
    Il punto è considerare gli UCG non nella loro totalità ma in funzione dei risultati elaborati dai filtri, che siano motori di ricerca, social networks, social bookmarking, ecc.

  5. marco scrive:

    E’ stato un piacere figurati!
    si infatti, anche io credo ci siano tutta una serie di filtri o comunque informazioni di ‘contesto’ (commenti, feedback, ratings, tutto altrettanto UG)che aiutano gli utenti a destreggiarsi tra la quantità di contenuti- e che la qualità, se pure spremuta dalla quantità, che se ne ottiene sia superiore o almeno (come spesso avviene) integrativa rispetto a quella generata dai media tradizionali.

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