L’ho definita proprio così: la tassa di circolazione che ogni sito web dovrebbe sostenere per poter andare online, specie se si tratta di un sito della pubblica amministrazione. Mi riferisco alle attività di ottimizzazione per figurare in modo adeguato sui motori di ricerca, comunemente identificate con l’acronimo SEO.

Ne ho scritto in un articolo uscito oggi per Punto Informatico, nel quale riprendo i dati di una ricerca Censis/Formez che ha analizzato i siti delle Regioni e delle Provincie italiane verificando pure la loro link popularity.

Lo so che il discorso può sembrare interessato per il fatto che la mia azienda si occupa proprio di queste attività. Diciamo pure che dopo dieci anni che facciamo questo lavoro non è che ci serva un articolo per promuovere tali servizi: è solo che… ci crediamo davvero!

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13 commenti per “La tassa di circolazione dei siti web”

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  1. Senza Identità scrive:

    Mauro io invece sostengo che contenuti piu’ curati e layout semplici e leggibili invoglino a linkare e di conseguenza aumentino il ranking.
    Per questo i blog aziendali giocano un ruolo decisivo, se hanno contenuti interessanti e aggiornati anche il problema delle keywords si risolve da solo.

  2. rob scrive:

    Io proporrei invece un albo per i SEO e comunque per tutte le attività legate al web marketing. Almeno 3 anni di praticantato presso primaria società di SEO mkg indicata da tabelle governative ed apposito esame di stato difficilissimo per poi poter esercitare. Un altro albo mi sembra proprio l’ideale per dare una scossa a quest’italia che si sta complessivamente impoverendo :-) La cosa si potrebbe estendere a chiunque metta su un qualsiasi blog o sito…. le idee non mancano. Che ne dite? I certificanti dovrebbero a loro volta avere superato apposito esame ed essere iscritti ad apposito albo…..altro milione di posti di lavoro dalla new economy?

  3. Mauro Lupi scrive:

    Oddio Rob, un Albo proprio no! Addito proprio al corporativismo di qualsiasi natura uno dei mali della nostra economia.
    Parli di esame difficilissimo: io credo che di questi tempi è il mercato che da’ i veri voti alle aziende. Magari non nel breve periodo, ma se i clienti chiedessero di più le referenze concrete dei loro fornitori anziché fidarsi di parente o delle presentazioni con effetti speciali…

  4. Giuseppe Mazza scrive:

    Sembra corretto quanto dice Mauro: se i clienti vagliassero i fornitori in base ai loro successi e non in base alla simpatia degli account, stringere un accordo con un’agenzia SEM/SEO sarebbe semplice (ed efficace).

  5. Giuseppe Mazza scrive:

    Sembra corretto quanto dice Mauro: se i clienti vagliassero i fornitori in base ai loro successi e non in base alla simpatia degli account, stringere un accordo con un’agenzia SEM/SEO sarebbe semplice (ed efficace).

  6. F@bri scrive:

    Non sono d’accordo alle associazioni di categoria e credo si difficile far percepire risultati positivi ottenuti alle aziende.
    Tutti sappiamo quanto determinate aziende non vogliano divulgare all’esterno che si avvalgono di una consulenza SEO/SEM e per le altre che non hanno problemi a dichiararlo diventa difficile far esporre loro bilanci, consuntivi o documenti che indichino numeri e fatturato derivanti dall’attività di promozione on-line.
    L’unica strada come sempre sostengo, e qualcuno dirà anche F@bri basta l’hai ripetuto 1000 volte :-) , è diffondere cultura presso gli imprenditori nostrani sempre molto critici e diffidenti nei confronti dei servizi di web marketing o posizionamento.

  7. antirez scrive:

    Sono in forte disaccordo e ho scritto Qui come la penso.

  8. enricodesimone scrive:

    Abbiamo la TV privata in polemica con quella pubblica che fa pagare e dovremmo mettere restrizioni alla comunicazione privata, scrivere e’ come parlare come diritto costituzionale, il mezzo e’ solo un ausilio al diritto costituzionale

  9. enricodesimone scrive:

    Il corporativismo- sub 1.4.07- e’ quello delle lobby e non quello da inserire nella Costituzione- parte economica- in luogo del federalismo che conduce al mercato atomizzato e dispersivo con o senza albo

  10. enricodesimone scrive:

    Liberalizzazioni non vuol dire deregulation: le prime sono semplificazioni, le seconde lobby a ruotalibera

  11. enricodesimone scrive:

    Liberalizzazioni non vuol dire deregulation: le prime sono semplificazioni, le seconde lobby a ruotalibera

  12. enricodesimone scrive:

    Le corporazioni sciolte sono lobby, ma inserite nella Costituzione al posto di ” comunita’ di utenti ” , cioe’ istituzionalzzate per il governo corporativo significa concerto delle attivita’ economiche volte allo sviluppo del paese col pieno impiego delle risorse materiali ed umane

  13. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    Governo delle corporazioni significa sviluppo integrale ed integrato; col federalismo, al piu’ puoi avere quello integrale di dimensione territoriale ridotta: Integrale attiene ai settori, integrato, al territorio nel senso che il petrolio della basilicata andrebbe inteso come riduzione dell’approvvigionamento del fabbisogno del paese!

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