L’affermazione non è mia ma di Ari Rosembers in un articolo su Mediapost, ripresa in un ottimo post da Gord il quale, come è sua consuetudine, guarda sempre i molteplici aspetti di ogni situazione.

L’argomento del dibattito è se Google potrà davvero cambiare le regole della pubblicità e del marketing. Naturalmente dalla parte di Madison Avenue (ossia del mondo tradizionale della pubblicità) si tende a sottolineare come il marketing non sia solo matematica e algoritmi e dove “due più due fa quattro” come scrive Gord. Se Google cercherà davvero di infilarsi nella gestione di stampa, TV, radio e quant’altro, probabilmente dovrà rivedere qualcosa della sua strategia. Memorabile il passaggio:

“Because they [Google, ndr.] didn’t need to use advertising, the philosophy is that really is not necessary for anyone”

D’altro canto, il mercato pubblicitario necessita di maggiore efficienza e strumenti tecnologici che aiutino gli inserzionisti ad ottenere meno dispersione e quindi un migliore ROI. E questo è un fronte sul quale il marketing sta già facendo i conti con Google e con altre aziende che operano nella comunicazione online, col risultato che le regole stanno cambiando davvero, almeno per una parte (tuttora piccola) del mercato complessivo.

Concordo con Gord sul fatto che alla fine sarai te, io e gli altri 6 miliardi di consumatori ad avere l’ultima parola. La domanda rimane: sarà Google ad adattarsi alle consuetudini del mondo dei media pubbliciati, o prima che questo succeda, il peso complessivo della pubblicità su internet (e quindi dei suoi attori) crescerà a tal punto da poter imporre le sue regole?

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Un commento per “Google non capisce il marketing”

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  1. Enrico scrive:

    Beh..è vero che l’ultima parola spetta al consumatore, ma è anche vero che Google da sempre in modo molto “cauto” ma continuo, ha imposto i suoi paradigmi tecnologici.. quindi non mi stupirei se fosse Google a imporre nel futuro le sue regole.

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