Archivio: marzo, 2007

L’ho definita proprio così: la tassa di circolazione che ogni sito web dovrebbe sostenere per poter andare online, specie se si tratta di un sito della pubblica amministrazione. Mi riferisco alle attività di ottimizzazione per figurare in modo adeguato sui motori di ricerca, comunemente identificate con l’acronimo SEO.

Ne ho scritto in un articolo uscito oggi per Punto Informatico, nel quale riprendo i dati di una ricerca Censis/Formez che ha analizzato i siti delle Regioni e delle Provincie italiane verificando pure la loro link popularity.

Lo so che il discorso può sembrare interessato per il fatto che la mia azienda si occupa proprio di queste attività. Diciamo pure che dopo dieci anni che facciamo questo lavoro non è che ci serva un articolo per promuovere tali servizi: è solo che… ci crediamo davvero!

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Let's interact - Convegno IAB Europe Per essere il primo evento di questo tipo organizzato da IAB Europe si presenta con  un programma e dei relatori di indubbio spessore. Mi riferisco a Let’s Interact, il convegno europeo sul marketing interattivo che Alain Heureux sta organizzando con grande passione e che si terrà a Bruxelles il 4 e 5 giugno.

Il keynote sarà affidato a Bernhard Glock, Presidente della WFA e direttore mondiale media di Procter & Gamble. Di rilievo anche la partecipazione del Comissiario dell’Unione Europea Viviane Reding. Poi ci sono i due interventi da cui personalmente mi aspetto di più:

  • Quello di Nigel Morris, che è il capo mondiale di Isobar. Ho avuto il piacere conoscerlo un po’ di tempo fa; me l’avevano descritto come un incrocio tra un visionario e un realista, apparentemente fuori dal comune. insomma avevano cercato di mettermi in guardia, pensando che ne rimanessi sorpreso negativamente. Invece l’idea che mi son fatto è di una persona straordinaria, lucidissima nell’inquadrare dove sta andando la comunicazione, estremamente competente ma curioso e votato all’ascolto.
  • Esther Dyson invece è una storia molto più antica. Epoca 1988, quando la “IT Lady” gestiva la newsletter Realese 1.0 il cui abbonamento comprendeva anche la partecipazione ad una giornata col gotha del mondo dell’informatica di quei tempi. Per dire, la gente che passava da quelle parti si chiamava Steve Jobs, Bill Gates e così via. Assistevo ai suoi speech quando in quegli anni andavo al Comdex di Las Vegas ed era una che “dava le pezze a tutti”. Poi non l’ho più seguita moltissimo, ma sarà bello ascoltarla di nuovo.

In attesa del convegno, si può seguire l’apposito blog colletivo al quale cercherò di contribuire anch’io.

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Quando persone come Piero Bassetti aprono un blog, è come se piovessero soldi dal cielo. È  come se il tuo idolo del rock si mettesse a fare una jam session solo per te. Tra i primi post c’è anche un riferimento a italia.it.

Sarebbe bello se altre menti seguissero esempi di questo tipo.

(via Vittorio)

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È tempo di parlare di tempo: così un post di qualche giorno fa sul blog di Nòva che si sta arricchendo continuamente di ottimi contributi. Siccome è stato tirato in ballo anche un certo Mario Lupi che mi sa di conoscere , mi premeva segnalarlo perché c’è abbinato pure un bel concorso Nokia.

Proprio oggi ho proposto ai miei colleghi di organizzare un altro seminario interno sulla gestione e ottimizzaizone del tempo. Di training di questo tipo ne ho tenuti parecchi da oltre 10 anni e quello che constato ogni volta è che, al di là delle regole base, continuano a cambiare parecchie cose, non ultima la rilevanza che oggi ha la capacità di saper gestire il tempo dedicato alle informazioni: come accedervi, come ordinarle e saperle rintracciare, come usare quelle rilevanti davvero.

Ecco, nei curriculum suggerirei anche di mettere, per chi le ha, le capacità di gestire il tempo e le informazioni. Ai giorni nostri è un requisito basilare!

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In due righe a proposito delle conversazioni online, Giuseppe sintetizza perfettamente tutto:

“la libertà consiste nel discutere sul tema e che la violenza inizia laddove si comincia a discutere delle persone. E’ quello il primo bivio che porta a trascendere il rispetto”


In due righe a proposito delle conversazioni online, Giuseppe sintetizza perfettamente tutto:

“la libertà consiste nel discutere sul tema e che la violenza inizia laddove si comincia a discutere delle persone. E’ quello il primo bivio che porta a trascendere il rispetto”


Riprendo il tema delle motivazioni alla base di un blog di successo, perché noto che è un tema sempre vivo (Marco Freccero, ad esempio, ne offre diverse angolazioni) e che mi viene posto sempre più spesso. Siccome recentemente mi è capitato di rispondere in modo diretto (forse pure troppo) ad una mail in cui mi si chiedeva perché dopo 10 post il blog ancora non decollasse, allora ho pensato di buttare giù una riflessione più articolata.

Ritengo però fondamentale partire dal definire cosa si intende per successo. Credo infatti che così come esistono diversi tipi di blog, si possono immaginare differenti obiettivi alla base di ognuno di essi.

Un parametro come il successo è per sua natura soggettivo per cui, se si vuole capire come ottenerlo attraverso un blog e poi misurarlo, occorre  necessariamente distinguere tra diversi contesti. Qui provo ad elecarne sinteticamente alcuni, pensando sia a blog personali che aziendali:

  • audience
  • reputazione/autorevolezza
  • ricavi da pubblicità
  • ricavi da promozione propri prodotti/servizi
  • impatto su situazioni specifiche (es. crisi di comunicazione)
  • pubblicare news
  • mostrare il volto dell’azienda
  • divertimento
  • sfogo
  • ascoltare, conversare
  • influenzare l’agenda
  • cercare lavoro
  • cercare… un/una partner

Alcuni di obiettivi possono essere contestuali (ad esempio audience e ricavi da pubblicità) altri viceversa sono alternativi. Solo dopo aver definito i propri goal  (meglio pochi e ben focalizzati) sarà possibile individuare le azioni da compiere per raggiungere tali obiettivi.

Ne riparliamo, ok? (mica posso fa’ tutto io in questa casa…)


Non è che ci abbia capito proprio tanto, però sembra che Loic Le Meur lasci il ruolo di responsabile europeo di Six Apart (la piattaforma dei popolari servizi di blogging come TypePad e Movable Type). Inusuale che chieda ai suoi lettori di dargli suggerimenti su cosa fare adesso… anche se scrive che continuerà a collaborare con Six Apart.

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Altra veloce segnalazione: LaTuaPensione.it. Mi scrive Eugenio:

Entro il 30 giugno 2007 circa 11 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato dovranno decidere a cosa destinare il loro TFR maturato dal 1 gennaio 2007; per chi non non decide, vale il principio del silenzio-assenso e il TFR andra’ automaticamente ai fondi pensione, senza che si possa mai cambiare idea e tornare indietro.

Sul sito trovi:

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Dagli Stati Uniti, Bernardo Parrella presenta a voce l’anteprima di Wired di Aprile: si parla di aziende nude, in particolare di questa ondata di trasparenza che viene auspicata per le corporation come atteggiamento necessario per competere al giorno d’oggi.

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Wlady Su di lui hanno fatto addirittura una petizione per toglierlo dai teleschermi. Genericamente additato come “Quello delle suonerie”, lui ci scherza, si prende in giro e si diverte. No dico, potevamo esimerci dal collaborare a realizzare il suo blog?

E allora, eccolo qua: il blog di Wlady. Diverso da come potresti aspettartelo, spontaneo e ironico. Vabbè, dei clienti non si può che parlar bene, però qui sembra che il blog sia partito davvero col piede giusto. Che ne dite?

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In diverse occasioni ho visto riflettere il mondo delle public relation in merito al rinnovamento del loro ruolo e del loro mestiere. Non è il mio settore professionale e quindi cerco di capirci qualcosa di più ad ogni occasione. Penso, ad esempio, alle riflessioni di Toni Muzi Falconi sul sito FERPI (qui la recente Quante palle!) o quelle di Sergio Veneziani nel blog di Edelman.

Come avevo anticipato, proprio su relazioni pubbliche e comunicati stampa ho scritto il controeditoriale dell’ultimo Netforum che potete leggere su Dailyonline.

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Mi è scappato un commento di getto sul blog di IAB e siccome Cocomments ha fatto ancora cilecca (possibile che non ci sia ancora niente di meglio?). Lo riporto qui perché il tema che pone Cristiano è importante:

“non credete che esista una frattura tra le web agency, formate per lo più da tecnici, e il cliente/impresa che ha la necessità di capire come fare a trarre profitto dalla rete??
Ergo… la figura del consulente di vendita come la vedete o meglio… sono disposte le aziende web ad investire su una rete vendita??”

Cristiano, la frattura, come la chiami te si sta riducendo sempre di più e chi continua a trattare il web come uno strumento puramente tecnologico in luogo di un ambiente di comunicazione rimarrà sempre ai margini del mercato (o cambierà mestiere).

Sempre più spesso vedo che le web agency hanno prevalentemente skill di marketing e comunicazione, piuttosto che tecnici. E l’approccio vincente è proprio quello di considerare la Rete non (più) come un attrezzo tecnologico ma come un canale da inserire direttamente nel marketing mix (e non nel CED…).

Il mio punto di vista è che internet non si vende, ma si progetta, si spiega, si personalizza, si costruisce col cliente. E te lo dice uno che gestiva una rete commerciale di oltre 100 persone prima che esistesse il web e che insegna (anche) tecniche di comunicazione e vendita.

E le aziende ne hanno (giustamente) piene le scatole di chi vende servizi internet come se fossero robe stand-alone, isolate, come se potessero vivere di vita propria. Certo ci vogliono competenze strategiche nell’affrontare la Rete in questo modo e ritengo che proprio in questo ambito il mercato premierà chi ha da raccontare “progetti di comunicazione” e non un listino prezzi di servizi web pacchettizzati.


La parte abitata della Rete - Sergio Maistrello Nulla da dire: “La parte abitata della Rete” di Sergio Maistrello è un libro da leggere. Chiaramente chi è già avvezzo di blog, social networking e web 2.0 si troverà a casa sua, senza però mai incontrare ovvietà o sensazionalismi. Invece, i neofiti potranno scoprire o approfondire temi articolati e, a volte, complessi ma sempre trattati con spirito divulgativo usando un plain italian.

Per quanto mi riguarda, leggere la bibliografia e la sitografia è una specie di gioco al “cel’ho, cel’ho, mi manca” e nasconde qualche bella sorpresa.

Magari Sergio ci rimane male  ma il capitolo che vorrei segnalare come top è l’ultimo, chiamato per l’appunto Conclusioni, ed in particolare la parte che racconta e si interroga del fatto che sul suo blog ha condiviso la nascita di suo figlio. Bellissimo! Passionale ma tremendamente saggio. Sarà che mi sono trovato anch’io a farmi certe domande (anzi, nel mio caso… me l’hanno poste direttamente i miei ragazzi).

Buona lettura!

P.S. mi ero dimenticato di augurare che il libro arrivi presto alle seconda edizione, sia perché lo merita, sia perché… magari sarà possibile correggere una citazione ad un mio post (che ovviamente mi fa molto piacere) fatta però a Mario Lupi  

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Ma guarda che domanda ti va a fare Massimo:

“come mai secondo voi i blog italiani piu’ letti hanno al massimo qualche migliaio di lettori?”

Ho risposto nei commenti e approfondisco qui.

Concordo con chi ha sottolineato nei commenti che “un migliaio di lettori” non è cosa da poco, specie per i blog in italiano. Mediamente il rapporto tra i più letti tra quelli in lingua inglese e i nostri è in un range tra 10 e 20 volte, giustappunto la relazione tra gli internauti italiani rispetto a quelli globali.

Gli elementi di valutazione sono comunque più d’uno. Provo a schematizzarne alcuni:

  • l’attenzione (specie quella online) sarà sempre più parcellizzata; ci sarà un po’ meno traffico per un numero maggiori di soggetti;
  • i blog sono principalmente prodotti editoriali destinati a audience settoriali e quindi limitate numericamente;
  • seppure anche in Italia sembra ci sia il raddoppio del numero di blog ogni 6 mesi, ancora non si raggiunge una massa critica tale da considerarli mezzo “popolare”;
  • la fruizione di contenuti passa ancora per la maggior parte attraverso dei filtri editoriali: l’apprezzamento per i tanti blogger-signori-nessuno (con tutto il rispetto) sarà lento da sviluppare e, in ogni caso riguarderà solo una parte (non maggioritaria) delle persone.

Aggiungo che esiste un limite direi fisiologico oltre il quale il blog se vuole diventare prodotto di massa, perde alcune sue connotazioni basilari, prima su tutte la relazione del suo autore con il resto della blogosfera. Sappiamo difatti che un blog acquista spessore e considerazione anche in funzione del suo contributo al di fuori di esso, riprendendo e partecipando alle discussioni “in giro”. Ma quando lo si inizia a vedere come mezzo destinato a un pubblico esteso (che so, mezzo milione di individui), la faccenda si complica e, in genere, si torna al vecchio paradigma del media monodirezionale. 

Infine: sono proprio i blog che ci insegnano che la quantità è una metrica spesso desueta. Quando si vanno a verificare i costi/benefici di un blog (che sia personale o aziendale) salta sempre fuori quanto la vera metrica da studiare è la qualità dell’audience che si raggiunge. O no?

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Il gruppo editoriale Ediforum ha lanciato DailyOnline un sito informativo e di servizio sul mondo della comunicazione e pubblicità. Siccome Fabiano Lazzarini è un amico, mi sono subito posto in versione critica e, dopo una prima navigata, qualche suggerimento ce l’avrei pure, a partire dall’assenza degli RSS… In ogni caso si tratta di un ulteriore editore autorevole che inizia a pensare strategicamente riguardo alla Rete. In bocca al lupo!

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Il gruppo editoriale Ediforum ha lanciato DailyOnline un sito informativo e di servizio sul mondo della comunicazione e pubblicità. Siccome Fabiano Lazzarini è un amico, mi sono subito posto in versione critica e, dopo una prima navigata, qualche suggerimento ce l’avrei pure, a partire dall’assenza degli RSS… In ogni caso si tratta di un ulteriore editore autorevole che inizia a pensare strategicamente riguardo alla Rete. In bocca al lupo!

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Sono disponibili online i principali risultati della prima ricerca sul search marketing in Europa organizzata da SEMPO, realizzata da JupiterResearch e coordinata… dal sottoscritto.

Lo studio ha elaborato le risposte di aziende che utilizzano servizi di search engine marketing e di agenzie specializzate. L’indagine è stata condotta in Francia, Italia e Spagna, ed ha analizzato i principali aspetti strategici e qualitativi delle attività, verificando quelli inerenti l’utilizzo pubblicitario (keyword advertising) e quelli relativi all’ottimizzazione dei siti (SEO).

Questi sono alcuni dei principali indicatori che mi sembra emergano dalla ricerca:

  • Lo spending medio in search marketing per oltre un terzo degli intervistati è superiore a 50.000 Euro l’anno.
  • Il 62% delle aziende prevede di incrementare il proprio budget di search marketing nel 2007.
  • Il focus principale per il oltre la metà delle aziende sono le attività SEO, anche se è maggiore il valore assoluto dei budget destinati al keyword advertising.
  • Le aziende prevedono di incrementare sensibilmente l’uso di altri strumenti come il mobile search, il video search e il paid per call nel corso del 2007.
  • In testa agli obiettivi delle attività di search marketing, le aziende segnalano la generazione immediata di vendite e la creazione di brand awareness.
  • Sia le aziende che le agenzie indicano nella competizione per le posizioni di testa il maggior problema incontrato. Per il 42% degli inserzionisti, è anche difficoltoso tracciare l’efficacia delle attività di search marketing.
  • Il 33% delle aziende non ha mai utilizzato un’agenzia specializzata, ma il 26% potrebbe considerare questa possibilità per raggiungere principalmente l’obiettivo di incrementare i risultati e per colmare la mancanza di conoscenze/esperienze interne.
  • Un quarto delle aziende affida ad un’agenzia esterna il SEO e l’implementazione delle campagne di keyword advertising.
  • Il 72% delle aziende ed il 79% delle agenzie è soddisfatto del ritorno sull’investimento delle attività di search marketing.
  • Sia per le aziende che per le agenzie, l’ottimizzazione delle landing page, l’aggiunta di nuove keyword e la modifica del testo degli annunci, sono le tre azioni che impattano di più sull’andamento di una campagna.

Della ricerca ne parla anche Scene Digitali di oggi.

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Dopo il positivo esperimento durante lo scorso IAB Forum, IAB Italia ha deciso di proseguire la collaborazione col team di Blogosfere. Nasce così il nuovo blog di IAB Italia con l’obiettivo di partecipare a 360 gradi nelle discussioni sulla pubblicità interattiva.

Buona lettura!

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A chi è interessato alle ipotesi legate alla direzione che potrebbe prendere  Microsoft per contrastare Google nel business del search, segnalo un articolo che ipotizza alcune delle diverse strade percorribili. Non a caso il pezzo arriva da una rivista online di Seattle e va a raccogliere le suggestioni di alcuni esperti.

Qualche giorno fa John Battelle suggeriva a Microsoft e Yahoo! di fare uno spin-off dei loro rispettivi servizi di search e riunirli in una nuova azienda.

Non mi sento di fornire delle indicazioni approfondite, soprattutto quelle che riguardano possibili legami con Yahoo!. Sento però che l’unico modo NON può essere quello di contrastare Google SOLO sul search. Ricordo ne parlai proprio a Redmond già un paio di anni fa e condivisi questo concetto anche con Robin Good. Penso al libro Oceceano Blu: possibile che non trovino un modo per (tentare di) cambiare lo scenario competitivo?


Incasso un trackback da Last Tuesday a proposito del post sulla Carlini-querelle e scopro che si tratta del blog di Marco Ottolini. Come scriveva Lele un paio di giorni fa, Marco “è sempre stato uno dei protagonisti più attivi del web”. Ha avviato il suo blog a Gennaio, mi spiace averlo scoperto solo adesso, ma ormai è nell’aggregatore.

Da leggere il suoi post su Italia.it: pochi ne sanno quanto lui (e così ti ho tirato in ballo bene bene… )

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Tra i professionisti europei delle public relation aumenta la consapevolezza dell’importanza dei blog e dei social network. È quanto emerge dalla annuale ricerca condotta da Euprera (Associazione Europea di Ricerca e di Educazione di Relazioni Pubbliche) di cui riporta Vincenzo su Nòva blog.

La sintesi della ricerca (disponibile su Euroblog2007), evidenzia che gli intervistati ritengono sia in atto un cambiamento “disruptive” che sta mutando il modo col quale le aziende comunicano, sia internamente che verso l’esterno. Semplice ma efficace il ciclo virtuoso con cui i ricercatori sintetizzano l’esito della ricerca.

Il 79% legge i blog (erano il 37% nel 2006) ed il 38% gestisce un blog (quasi il doppio rispetto all’anno prima). Nel contempo constatano la mancanza di skill all’interno delle aziende nella gestione dei blog (69%) e la scarsa capacità di rilevarne il ROI (42%). 

Di rilievo l’88% degli intervistati che ritiene di integrare prossimamente il blog nella strategia di comunicazione aziendale. In merito alle opportunità, l’81% considera la capacità di ascoltare la blogosfera, e il 77% apprezza la possibilità di sviluppare una comunicazione autentica e personale.

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Riprendo da DailyNet di oggi la dichiarazione di Fulvio Zendrini, responsabile comunicazione Piaggio, a margine del convegno annuale dell’UPA sul “futuro della pubblicità”:

L’Upa non ha ancora capito che bisogna smettere di fare il futuro della pubblicità, concentrandosi sul futuro della comunicazione. Internet non è un mezzo, è il mondo su cui una serie di idee, di persone e di prodotti girano. Non può essere giudicato solo come uno strumento pubblicitario, è un sistema centrale di un insieme di attività di comunicazione che creano relazione continuativa con le comunità.

Sulle stime divulgate a proposito di internet (crescita attorno al 35% nel 2007 e 2008), mi trovo d’accordo con Layla sul fatto che siano sottostimate.

Mi è venuta in mente una curiosità: anni fa titolai un post un modo quasi uguale a questo: Internet è comunicazione, non tecnologia …

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Riprendo da DailyNet di oggi la dichiarazione di Fulvio Zendrini, responsabile comunicazione Piaggio, a margine del convegno annuale dell’UPA sul “futuro della pubblicità”:

L’Upa non ha ancora capito che bisogna smettere di fare il futuro della pubblicità, concentrandosi sul futuro della comunicazione. Internet non è un mezzo, è il mondo su cui una serie di idee, di persone e di prodotti girano. Non può essere giudicato solo come uno strumento pubblicitario, è un sistema centrale di un insieme di attività di comunicazione che creano relazione continuativa con le comunità.

Sulle stime divulgate a proposito di internet (crescita attorno al 35% nel 2007 e 2008), mi trovo d’accordo con Layla sul fatto che siano sottostimate.

Mi è venuta in mente una curiosità: anni fa titolai un post un modo quasi uguale a questo: Internet è comunicazione, non tecnologia …

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Anticipato da Lele, ho letto il pezzo di oggi su Il Manifesto (via Mantellini vedo che il pezzo è su VisionBlog): “L’illusione della democrazia attraverso il mondo dei blog”. Franco Carlini lo leggo sempre volentieri, qui mi trovo invece in totale disaccordo. L’argomento è stra-dibattuto: i blog che, socondo Carlini, sono “monomaniacali, autoreferenziali e autocitantesi, sovente pronti all’insulto, approssimativi nei giudizi”.

Ciò che è sbagliato sono le basi del criterio i giudizio, perché si sottopongono i blog alle stesse metriche di analisi che si applicano al giornalismo. E si rimprovera, ad esempio, “di sfoderare fastidiosi toni colloquiali in prima persona, tipo ‘ho pensato che’, ‘mi arriva una telefonata da’”.

È questo il punto (parlo da lettore di blog e da blogger): è proprio l’informalità e la spontaneità che, per alcuni (peraltro sempre di più) è ciò che conta e che da senso ai contenuti. I blog, ma vale per qualisiasi user generated content, sono prodotti di persone non di giornalisti! E capitelo una volta per tutte! (Antonio, si, si proprio te, diglielo a Carlini che lo conosci).

È  come ascoltare e partecipare alle conversazioni in un bar, ad un party o nella piazza del paese: la differenza è che questo tipo di relazioni ora ha un versante digitale. Se non piacciono gli interlocutori in un party, è bene cercarsene un altro ma si può pretendere: “dammi le notizia e il loro contesto”.

La Rete è sempre più delle persone (piacevoli o meno che siano) ed è un medium (forse il primo) che non ha i giornalisti come protagonisti. Mi sa che questo è il vero disagio che sentono alcuni. Che ne dite?

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