Riprendo il discorso sulle ultime cose che ho imparato osservando i miei ragazzi alle prese con il messenger (qui la prima parte).

Una dozzina di anni fa tenevo delle lezioni sull’uso della posta elettronica e, oltre ad analizzare le funzioni operative di Eudora (il sw per l’email più popolare allora), mi soffermavo sul tipo di linguaggio più consono a questa forma di comunicazione. Allo stesso modo, l’uso dei messenger richiede ai neofiti un minimo di adeguamento alle consuetudini e alle funzioni tipiche dello strumento; il punto è che per un ragazzo di 12 anni ciò avviene in un quarto d’ora.

Terza lezione: lo sviluppo della sensibilità ad un nuovo strumento di comunicazione e relazione diventa quasi istantaneo e questo spiega anche la rapidità con la quale si propagano le applicazioni e, con la setssa velocità, si abbandonano per quella all’ultimo grido.

In ogni caso, tentiamo di contingentare ai ragazzi l’uso di qualsiasi schermo (che sia PC, televisione, Playstation, cellulare, e qualcuno lo dimentico) entro limiti accettabili, con risultati poco soddisfacenti peraltro. Interressante la risposta quando invitiamo a staccarsi dal messenger: “ma i miei amici sono collegati!”

Quarta lezione: c’è un ennesimo livello di comunicazione con il loro amici, basato sul fascino misterioso e intrigante della chat che conosciamo da anni, creando un dimensione potenzialmente “always on” che va a completare i già numerosi punti di contatto cross-mediali.

Penso che la maggior parte di persone usano il messenger concentrando le passioni, l’humor, le invettive o gli entusiasmi in espressioni che riprendono il linguaggio parlato oppure quello gergale. Tipicamente si scherza più via messenger che via email, no?

Quinta lezione: il messenger è un bel modo per capire il sense of humor delle persone e per verificare quanto si condivida con il proprio interlocutore. Scoprire che i propri figli fanno battute “di fino” è una cosa piacevolissima; un po’ meno quando ti scrivono “papi, questa mica fa ridere!”.

Sesta lezione: usare il messenger aggiunge un livello di comunicazione, non ne sostituisce altri. Quindi il tempo va ulteriormente parcellizzato tra le mille situazioni in cui un qualsiasi persona (teenager su tutti) si trova coinvolto. E arriva la fretta: “papi, xke non rispondi?” (scritto CINQUE secondi dopo il precedente messaggio). E poi la sintesi più bella: “TVTB” e lo smile col bacio.

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Un commento per “Le lezioni che arrivano dai figli / parte seconda”

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  1. Marketing For Nerds scrive:

    I nostri figli si rincoglioniscono (and I feel like blogging about it)

    admaiora.blogs.com/maurolupi si stava meglio quando si stava peggio

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