Alberto Alesina insegna ad Harvard, Francesco Giavazza alla Bocconi; entrambi sono autori di numerosi saggi, libri, articoli. Giavazzi è stato anche consigliere economico del governo D’Alema (1998-2000). Queste note per inquadrare gli autori di questo testo importante e, purtroppo, realistico.

Goodbye Europa” è un libro snello, essenziale, che esprime indicazioni che a me paiono concrete. Il saluto all’Europa deriva dalla schietta e documentata rappresentazione di un evidente declino economico e politico del nostro continente, in cui peraltro l’Italia fa la parte di quelli messi peggio.

Ho avuto modo di ascoltare gli autori in un incontro oragnizzato da Ruling Companies (ne avevo parlato qui) che ho scoperto essere stato registrato integralmente da Radio Radicale.

I punti essenziali approfonditi nel libro sono riassunti nell’appello agli europei che conlude il lavoro:

  1. Liberalizzazione dei mercati e dei servizi
  2. Liberalizzazione del mercato del lavoro
  3. Immigrazione (Green Card Europea)
  4. Università e ricerca (rette per gli studenti e più borse di studio, privatizzazione)
  5. Sistemi giudiziari e i costi per aprire un’impresa
  6. Conti pubblici (taglio della spesa pubblica)

Gli assunti da cui partono gli autori sono evidentemente riconducibili ad un moderno capitalismo, che prende spunto in primis dall’esempio americano. Lo fanno in modo disincantato e senza curarsi del fatto che per molti, basta il solo termine “america” per ricondursi esclusivamente agli sterotipi del Bush-pensiero. 

In un certo senso, “Goodbye Europa” si contrappone al bellissimo Il sogno europeo  di Jeremy Rifkin nel quale l’autore (americano) guarda all’Europa come esempio in grado di ambire alla felicità delle persone piuttosto che al PIL. Solo che in questa fragile Europa, i saggi ma anche utopici propositi ci stanno portando al declino, almeno per cono sono applicati. Il risultato è un welfare state insostenibile, un dirigismo antistorico, garanzie esagerate sul lavoro e sulle rendite delle corporazioni, scarsa propensione all’innovazione e al rischio d’impresa, ecc.

Non oso semplificare e credere che le tesi di Alesina e Giavazzi possano risolvere tutti i nostri problemi, però “Goodbye Europa” fornisce una semplice lista delle priorità senza perdersi in chiacchiere retoriche. Qualcuno le saprà/vorrà ascoltare?

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5 commenti per “Goodbye Europa di Alesina/Giavazzi”

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  1. Roldano scrive:

    Ho letto Goodbye Europa, agli inizi di ottobre, quando per lavoro mi trovavo a Capri al convegno de i Giovani Imprenditori di Confindustria.
    Grazie alla sua scorrevolezza sono riuscito a leggerlo in pochi giorni.
    In sintesi e banalizzando molto la visione di Alesina e Giavazzi è quella di applicare logiche meritocrache e liberiste per curare la rigidità strutturale dell’Europa, in ritardo rispetto ai successi tecnologici degli USA. Il messaggio finale è che l’America può insegnare qualcosa all’Europa.
    Riguardo le tesi esposte, sono essenzialmente daccordo, ma mi sorge il dubbio se siano sufficienti: oggi ho comprato il libro di Thomas L. Friedman, Il mondo è piatto , edizioni mondadori (mi avrà interessato il titolo o lo sconto del 25%? ;-) ).
    Ho letto le prime pagine della prefazione e subito mi è stato chiaro come anche il modello americano sia in crisi. Un crisi lenta ed inesorabile causata dalla concorrenza di Cina e India. Colossi economici e fra poco anche tecnologici che giocano la partita con carte diverse da quelle usate fino ad ora. Non dico carte truccate, ma semplicemente diverse e non mi riferisco certo ai problemi di copie illegali e copyright infranti.
    Un esempio per tutti è il fatto che società e culture così lontane da noi avranno un approccio nei confronti della ricerca genetica differente dal nostro. Quello che per noi europei è un problema morale per i ricercatori indiani, cinesi o coreani sarà visto come un non problema; non dimentichiamoci che l’Europa è contraria alla pena di morte e la Cina no.

  2. Meno Stato + mercato + liberta' scrive:

    Ho letto il libro e leggo regolarmente i loro articoli sui quotidiani nazionali.
    Concordo con le loro tesi, sia in Europa che sopratutto in Italia servono massicce dosi di liberalizzazioni, meritocrazia, diminuzione di spesa pubblica e della pressione fiscale effettiva.
    Non si intravede pero’ all’orizzonte, ne’ nel centro-sinistra ne’ nel centro-destra, una classe politica che abbia queste mete come prioritarie.

  3. Hobo scrive:

    Se il problema è avere un capitalismo più efficiente, ossia crescere più velocemente e consumare di più, allora probabilmente è una delle ricette possibili, forse fra le più efficaci. Ma mica sta scritto nelle tavole della legge che si debba crescere all’infinito, e consumare sempre più risorse. Si possono anche cercare degli occhiali nuovi, non marxisti né capitalisti, e uscire dal sanguinoso ’900 una volta per tutte. O no?

  4. paolo marenco scrive:

    Noi ci stiamo provando. Nel senso che si può cercare di trasferire il meglio del modello americano, la silicon valley, qui da noi attivando uno scambio fitto ed economico ( grazie Skype!) tra italiani dell’high tech di qui e di là. Da due anni facciamo alcune cose.1) Portiamo laureandi in discipline scientifiche per due settimane in silicon Valley a visitare 20 aziende raccontate dai loro manager o imprenditori italiani o italoamericani, da qui nascono internship per tesi sviluppate laggiù 2) aiutiamo aziende USA , guidate da quei manager o no, a aprire nuclei di ricerca in Italia senza assumere direttamente il personale IT necessario ma assumendolo noi e dandolo quindi in staff leasing ( grazie Legge Biagi!!) 3) aiutiamo PMi high tech italiane a fare il salto in Usa, cercando VC partner in Silicon valley. Il Genius loci serve anche a questo, colleghiamo gli italiani che hanno fatto cose altrove e aumentiamo i network, allarghiamo gli orizzonti ai giovani, apriamo le pmi aldila delle alpi.
    Magari in questo modo valorizziamo il ” best of both the Worlds” . Italia e Usa, nella fattispecie.

  5. Lorenzo scrive:

    Siete dei profani ed è a causa della cecità di gente che sostiene certe tesi imbarazzanti che il declino avanza inesorabile..
    Il sovversivismo è tangibile,specialmente a livello culturale.
    L’Italia non è l’Inghilterra,non v’è traccia di senso civico o religione civile,ma una Repubblica non si regge senza identificazione con le istituzioni.
    Machiavelli ce lo ha detto chiaramente.
    Violenze sociali,nichilismo culturale,garantismo,dittatura delle minoranze:ecco cosa avete partorito voi benpensanti anarchico-sinistroidi.
    Avete ingabbiato lo Stato, questa indispensabile istituzione millenaria deputata al mantenimento dell’ordine e del benessere comune, ma non vi rendete conto che la società civile senza Stato ha le ore contate.
    Non ve rendete conto sebbene sia di massima attualità.
    Non ve ne rendete conto poichè siete ciechi.

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