Quando inizia a diffondersi ogni nuovo strumento di comunicazione online, si parla di moda. Ci saranno pure aziende e agenzie così ottuse da pensare solo che “fa figo”, ma il punto è che è legittimo capire e cercare di utilizzare ogni nuova opportunità di comunicazione. E’ buffo che spesso si accusano aziende e agenzie di non stare al passo coi tempi e poi, quando si inizia a cercare di capire e di utilizzare gli strumenti più nuovi, si parli di moda.

Questo è parte di un commento al post No blog no party su MarketingArena. Lo riporto anche qui perché Cocomment ogni tanto fa le bizze e non lo ha ripreso nella barra qui a sinistra.

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8 commenti per “E se la moda fosse una cosa positiva?”

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  1. Giorgio Soffiato scrive:

    Per non fare copia-incolla del reply sul post originale di cui sono autore provo a dare una lettura diversa a mio avviso interessante: io credo che un blog sia una cosa da “provare” ma prendendosi poi le responsabilità delle proprie azioni. Se un’azienda inizia a parlare al suo pubblico e poi si accorge che per farlo (gestire il blog) sta trascurando la comunicazione sulla stampa o il sito probabilmente smetterà di parlare per mancanza di risorse, chi però nel frattempo si era messo ad ascoltare vivrà una situazione di disagio dato dal fatto che l’azienda “ha lasciato le cose a metà”. Tutto questo potrebbe apparire trascendentale ma esistono molte PMI innovative (io ero allo IAB anche per capire come può muoversi una PMI con strumenti di comunicazione innovativi) in cui il responsabile marketing fa tutto, dalla stampa al blog alle pr.. e il problema è che di queste PMI in Italia ce ne sono parecchie. Il senso del mio post era quindi “Ben venga il blog aziendale, ma cerchiamo di essere sicuri di potercelo permettere”. Oltre alle risorse da mettere sul campo è necessario anche, a mio avviso, avere qualcosa da dire (spesso significa creatività nei contenuti) e avere qualcuno che ascolta, la rete offre molti punti di osservazione imparziali (o comunque senza scopo di lucro), perchè legarsi ad un’azienda? Perchè fa le moto più belle delle altre e c’è una passione di fondo nel caso di ducati, ma quante aziende possono ricreare tutto questo? Secondo me moltissime ma, ecco il senso finale del post, è necessario arrivare alla relazione con un percorso virtuoso che passa attraverso l’utilizzo di molti strumenti in cui il blog è la punta dell’iceberg.

  2. copy-free scrive:

    Tralasciando il fatto che, purtroppo, soprattutto al Sud (che pullula di PMI) la comunicazione è a dir poco improvvisata… credo che occorra tenere presente un punto fondamentale: la comunicazione non è un atto isolato. Le imprese farebbero bene a pensare a piani di comunicazione integrati. Ben vengano le nuove forme di comunicazione, con nuovi mezzi, ma occhio a non trascurare i media tradizionali che, a parte il fatto che sono un comparto fondamentale della nostra economia, offrono la possibilità di interfacciarsi con la gran parte dei cittadini della nostra bella Italia (ancora un pò troppo vecchiotta in questo senso). Dunque, prima di tutto: OCCHIO AL TARGET!
    http://scioglilingua.blogspot.com/

  3. Maurizio Goetz scrive:

    Si parla giustamente di moda, quando si fanno le cose senza motivazione, senza strategia, ma perchè lo fanno tutti. Ieri era il portale oggi è il Web 2.0 e i blog, come ha ben detto Maurizio Sala, allo IAB FORUM, la moda senza una vera sostanza dietro è molto pericolosa, perchè poi non si è in grado di valutare ciò che non si capisce.

  4. Mauro Lupi scrive:

    E’ solo che sono 10 anni che ogni volta sento parlare di moda: lo fu per internet, poi per i banner, poi per il search, ecc. ed ora questo è un mercato che in Italia vale centinaia di milioni e da lavoro a migliaia di persone.
    Se continuiamo a parlare di mode, si offre solo un ulteriore alibi a tutti quelli che non vogliono o non sanno accorgersi delle trasformazioni in atto.
    Che poi ogni iniziativa sia da intraprendere con obiettivi precisi, da integrare con gli altri strumenti di comunicazione, da orientare al target giusto (come scrive copy-free), ecc. la trovo una cosa ovvia. E’ come suggerire ad un muratore che sta impiegando un nuovo tipo materiale per costruire una casa, di badare che poi la casa regga.

  5. anulu scrive:

    E si proprio una analisi azzeccata, la condivido pienamente.
    P.S.
    Se fossi…un autista del Tram
    http://sefossi.wordpress.com

  6. Maurizio Goetz scrive:

    Mauro, quando la moda entra a far parte di una cultura di un Paese diventa costume. Io auspico che internet faccia parte del costume e non della moda, perchè vorrà dire che non sarà una cosa effimera.

  7. andrea scrive:

    per essere una moda ovviamente è una moda: ha i suoi trend (“quest’anno va molto il social network”), il suo star system (Sergei e Larry come D&G…) e le sue sfilate (convegni, forum, etc.).
    la cosa che a volte manca è a mio avviso la capacità di trasformare i vari trend in cose concrete a disposizione chi ha i soldi da investire (le aziende) per orientare i comportamenti di chi ha i soldi da spendere (i consumatori).
    questa capacità ovviamente ce la devono mettere gli operatori del mercato per tornare ad avere, come ha ricordato Maurizio Sala, quella “delega” da parte delle aziende.
    mi scuso per i termini un po’ brutali e per aver parlato di soldi, ma nei pragmatici USA scrivono articoli come questo: Social Networking Ad Spend To Explode? (http://www.bizreport.com/2006/11/social_networking_ad_spend_to_explode.html) mentre da noi secondo me si filosofeggia un po’ troppo.

  8. roberto dadda scrive:

    Credo che tu abbia assolutamente ragione e che la connotazione negativa andrebbe applicata al fenomeno di chi fa qualche cosa SOLO perchè è di moda, senza crederci.
    Se guardi il De Mauro alla voce moda:
    1mò|da
    s.f.
    AU
    1 tendenza generale o atteggiamento predominante, che caratterizza un preciso momento storico e influenza il modo di vivere e di comportarsi | usanza più o meno passeggera che si impone nelle abitudini, nello stile di vita, ecc.: la m. del cellulare, dell’aerobica
    2 gusto predominante che influenza in un determinato periodo il modo di abbigliarsi, di acconciarsi e sim.: m. maschile, femminile; lanciare una nuova m., seguire la m.
    3 estens., l’industria, il commercio dell’abbigliamento, spec. con riferimento agli aspetti innovativi e creativi: disegnatore di m. | l’insieme dei prodotti creati da questo tipo di industria: la m. italiana è famosa in tutto il mondo
    4 al pl., articoli di abbigliamento e accessori femminili: negozi, magazzini di mode
    Non ci trovi nessuna connotazione negativa, è assolutamente normale che le novità siano prima di pochi early adopter per diventare poi, se raggiungono il successo, di moda.
    bob

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