Archivio: settembre, 2006

Magig Paper style E’ Simone Plebani uno dei vincitori dello Style Contest per Movable Type, Typepad e LiveJournal. Il suo stile pe ril blog si chiama Magic Paper ed in effetti è molto bello, con un fascino old-style che potrebbe essere perfetto per i blog più intimisti, quelli di atmosfera. Bravo e complimenti!

 


Lele ha scatenato una bella discussione sul riciclaggio non autorizzato (il termine è mio) dei contenuti pubblicati sui blog, i quali sempre più spesso sono rimbalzati su siti civetta per ospitare inserzioni AdSense, su portali o su altri blog che vivono (o cercano di farlo) di pubblicità.

Il mio punto di vista è molto simile a quello che maggiormente diffuso tra i tanti commenti che girano in questi giorni: riprendere un post, anche integralmente, a patto di inserire il link originale, va bene. Sempre che l’autore utilizzi una policy di copyright aperta. E se l’aggregatore di turno guadagna due lire con AdSense… pazienza (poi su questo ci torno).

E’ vero, mi piacerebbe che chi riprende i miei post in modo continuativo me lo segnali. Ma questa è educazione ed etica, valori soggettivi e comunque su un piano diverso dalla legalità. Per cui, così come sopporto il cafone che sorpassa a destra per guadagnare 6 o 7 secondi, mi rassegno anche ai copia-incollatori. A uno di questi scrissi chiedendo di togliere le mie cose, ma solo perché finivano in mezzo ad un mucchio di disordinate schifezze (e sono diplomatico). Per il resto non me ne curo più di tanto, così come da molti anni non me la prendo più per le mail indesiderate: se proprio vogliamo puntare il dito sui contenuti “fake”, allora mi sembra più evidente l’imbarazzante spam che ancora trionfa nei risultati dei motori di ricerca, a cui si aggiungono i siti che fanno arbitraggio sul paid search.

Credo che la crescita esponenziale del numero di contenuti digitali disponibili produrrà diversi effetti collaterali, non tutti piacevoli, ma senz’altro inevitabili. Sappiamo che quantità e qualità non possono andare di pari passo, per cui mi aspetto una certa massificazione ed un crescente “rumore” che ci porteranno a considerare i contenuti come una commodity.

 E’ vero che “content is king”, ma qui ci troviamo a milioni di Re che si autoeleggono e che trovano dei volatili piccoli regni. Il problema è che molti di questi reucci sognano ricavi pubblicitari milionari (come scrive Andrea su Marketing Routes, solo alcuni trovano la gallina dalle uova d’oro) per poi invece scoprire (come si evince dal micro-survey su html.it) che non c’è e non ci sarà mai una sufficiente audience capace di valorizzare tutta questa onda di nuovi contenuti.

Sull’argomento “contenuti riaggregati” sono intervenuti anche Vittorio su Scene Digitali, Giuseppe, Massimo, e Mafe alla quale attribuisco il miglior titolo: “Aggregati questo!”.


Sul Corriere della Sera di oggi, Beppe Severgnini ritorna sul paragone blog-giornali. Il senso di fondo è il solito: “l’ho letto sul Corriere della Sera” avrà sempre un valore superiore rispetto a “l’ho letto sul blog di Tizio”. Boh, non mi convince. Non per l’affermazione in sé, ma proprio sul fatto se sia davvero giusto fare questo paragone.

Parto dall’assunto che un blog è solo lo strumento che per primo ha permesso in modo semplice ed efficace di esporre dei contenuti prodotti dai singoli individui. E’ come se tutte le voci, le telefonate, le foto prodotte dalle persone abbiano trovato un diffusore globale. Quindi, se proprio ci vogliamo costringere a paragonare i blogger a qualcun’altro, perché non pensare anche a confrontarli con i fotografi, con i deejay e con chiunque oggi produce contenuti nei media off-line. Non solo i giornalisti, quindi.

Che poi su internet si trovino un sacco di balle, comprese quelle sui blog, è assodato semplicemente perché ascoltando quotidianamente le persone si sentono un sacco di balle. Va però verificata la percentuale rispetto al totale. Ed è su questo che contesto l’affermazione nel titolo del pezzo di Severgnini: “la vera informazione è sempre stampata sulla carta“. No, non sono d’accordo (e non solo per un prurito che mi prende di fronte ad ogni assolutismo). Penso che se ci mettiamo a verificare la percentuale di balle scritte dai giornalisti rispetto al totale, potrebbe non discostarsi da quella che troviamo online rispetto al totale dei contenuti digitali disponibili. E questo non perché ce l’ho con i giornalisti, anzi! E’ solo questione di statistica.

Poi bisogna capire cosa si intende per “vera informazione”. Sempre sul Corriere di oggi, leggo nelle pagine dell’Economia : “Premio sul digitale terrestre”, che riporta il premio ricevuto da un’azienda all’Interactive Key Award di ieri nella categoria digitale terrestre. Questa non è un balla, solo che è un’informazione che a) presumibilmente è solo frutto di un comunicato stampa dell’azienda interessata, b) riporta uno dei 20 e passa premi di un concorso incentrato sulla pubblicità su internet, c) di tutte le categorie, probabilmente il DTT è quello meno rilevante economicamente (relativamente agli agli investimenti pubblicitari – se poi pensiamo ai folli finanziamenti ricevuti dal settore… lasciamo stare). “Vera informazione”? Mah…

 


Ieri un bel post sulla difficoltà di reclutare talenti scritto dall’Amministratore Delegato di IWBank e che condivido molto.

Oggi alcune conferme a certe attidudini di chi è in cerca di lavoro emergono in una ricerca di Isfol pubblicata su IlSole24Ore in edicola. Tra le condizioni lavorative, al primo posto per l’80,3% dei casi c’è la sicurezza del posto di lavoro. Solo dopo vengono la possibilità di imparare qualcosa ed esprimere le proprie capacità e poi migliorare il reddito e il tipo di lavoro.

Con questa attitudine generalizzata, alimentata per carità anche da molte gerarchie e status quo aziendali, va a farsi benedire la necessità di avere un approccio generale più flessibile al mondo del lavoro e, soprattutto, dimentica l’aspetto meritocratico.

E così si scende di altre posizioni nella classifica del World Economic Forum (dal 38


Domani e dopodomani sarò a Londra per Ad:tech e per delle cose di IAB Europe. Se siete da quelle parti fate un fischio ;-)


Domani e dopodomani sarò a Londra per Ad:tech e per delle cose di IAB Europe. Se siete da quelle parti fate un fischio ;-)


Dall’intervista di Emanuela Di Pasqua a Franco Amicucci di Amicucci Formazione comparsa sull’ultimo numero di Monthly Vision:

Esistono guide ai percorsi per i nuovi mestieri? Cosa si deve studiare per diventare coulcelor filosofico,coach in un’azienda o community manager?

Le guide esistono e corrispondono, al giorno d’oggi, ai motori di ricerca. Saper usare bene i search engine è la migliore strada e corrisponde a sua volta a una competenza antica, vale a dire alla capacità di fare le domande giuste.

Condivido. In effetti già da alcuni anni mi gira per la testa la necessità di un personal searcher, ossia qualcuno che aiuti il singolo o l’azienda a sapersi districare nel mare delle informazioni digitale che non potrà che aumentare.


Storie già viste: bastava un server aziendale condiviso e si inaugurava l’intranet; un sito con qualche sezione aggiuntiva rispetto alla norma ed ecco fatto il portale. Adesso è sufficiente un posto sul web dove poter inserire dei commenti e si lancia il blog.

L’ultimo della serie riguarda il sito di presentazione del nuovo scooter MP3 di Piaggio, annunciato come “il blog dell’anteprima”. Nient’altro che una pagina web (proprio “una”) con un breve video che illustra il nuovo scooter a tre ruote (video che fastidiosamente riparte da solo in un loop infinito). Ah si, c’è un’area dove poter inserire un commento e che poi li raccoglie tutti insieme.

Non voglio mettermi a fare il purista e gridare “Ehi, questo non è un blog!” (come dibattutto nei commenti al post di Mantellini), né tantomeno discutere sulla qualità del prodotto di comunicazione (e di cose ce ne sarebbero da dire…, alcune delle quali evidenziate da Matteo su IMLI). Piuttosto è capire quanta consapevolezza ci sia stata nel definire questa iniziativa come “blog”.

Se si è voluto sfruttare un nome che si ritiene essere cool, in fondo è una buona notizia: significa che i blog iniziano davvero a significare qualcosa. Per cui l’uso improprio che ne fa Piaggio può essere ricondotto al classico atteggiamento del “cavalcare l’onda”. Il problema è che farlo in questo modo alimenta la disinformazione sui blog che mi sembra già abbastanza evidente. Basta guardare la categoria blog della classifica del premio WWW.

Se invece la Manzoni/Kataweb che ha elaborato l’iniziativa per Piaggio, ritiene davvero di aver sviluppato un blog… no, dai, non può essere ;-) Anche perché sono sicuro che qualcuno in Piaggio conosca i loro blog (quelli veri) sviluppati negli USA per la Vespa e che tanta attenzione hanno ricevuto (compresa una citazione sul New York Times).

Intanto il blog del MP3 va dritto nella lista di siti che cito come esempi di “cosa non è un blog” e “come non si fa un blog” nei workshop che che svolgo dalle aziende ;-)

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Business week - click fraud E’ giusto che si sollevi il problema del click fraud, ossia dei click artificiali generati sulle inserzioni pubblicitarie gestite da Google, Yahoo! e dalle altre aziende che hanno servizi di “paid search”. Business Week ne fa addirittura la copertina (via Micro Persuasion), con un sottotilolo di quelli ad effetto: The dark side of online advertising.

L’articolo lo leggerò con attenzione più tardi e poi farò alcune considerazioni. Mi sembra eccessivo gridare allo scandalo, perché il fenomeno sembra rimanere entro limiti marginali tranne che in settori molto competitivi.

Come Sempo stiamo cercando di far partire la prima ricerca che effettivamente misuri l’incidenza del click fraud in modo scientifico. E’ complesso farla partire, ma dovremmo farcela entro l’anno. Per ora dobbiamo saper trovare l’equilibrio tra la giusta attenzione che merita il fenomeno, soprattutto motivando i motori di ricerca a fornire maggiori informazioni agli inserzionisti, senza cadere in facili e spopositati allarmismi.

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L’ormai classico Interactive Key Award organizzato da Media Key quest’anno cambia location (si terrà allo Spazio IED ModalLAB, via Pompeo Leoni 3) ma sarà sempre la solita (nel senso buono) abbuffata di campagne pubblicitarie online, siti web sfavillanti e altre belle cose prodotte su internet in Italia.

Mi sono sempre dimenticato di dire all’infaticabile Roberto Albano (il patron di Media Key), di fare un premio anche per il miglior tifo con il quale vengono accolte la lettura delle nomination prima e dei vincitori poi. È una specie di gara-della-gara dove i team che sanno di essere “in odore di premio”, si presentano in forze pronti all’urlo collettivo quando viene citato il lavoro per cui concorrono.

Faccio parte della Giuria del premio da parecchi anni e mi sa che quest’anno mi coinvolgono anche a fare le premiazioni. Fate un fischio se passate da quelle parti.

Appuntamento a Milano mercoledì prossimo (27 settembre) dalle 18.30 in poi.


Proprio stamattina parlavo con un grande professionista che non sentivo da circa dieci anni, che mi chiedeva un modo per poter coordinare la miriade di risultati che riporta Google impostando una ricerca con il suo nome. Avendo svolto un percorso professionale molto ampio, i riferimenti che lo riguardano sono i più disparati: convegni, articoli, interviste, cariche professionali e istituzionali, ecc. La domanda è stata: ma oltre al sito personale, che sa di autocelebrazione e che è cosa vista e rivista, in che modo posso raccontare chi sono oggi e cosa ho fatto di veramente rilevante?

L’occasione è stata di fare una riflessione sul modo di poter presentare sé stessi ad un potenziale interlocutore, sia esso qualcuno incontrato di persona (e quindi superando il tradizionale biglietto da visita), oppure chi filtra le proprie conoscenze attraverso i motori di ricerca.

Mauro Lupi su Ask.com Beh, per chi come te e me legge abitualmente i blog, la risposta ce l’ha già in testa ;-)  e la trova espressa sempre più spesso, ad esempio nelle testimonianze raccolte da Marco Montemagno su Reporter Diffuso.

Proprio oggi, il sempre più convincente Ask.com, ha aggiunto alle sue Smart Answer anche quelle relative ai blogger più popolari in Italia; infatti, scrivendone il nome compaiono al primo posto i link al blog, al feed RSS e agli ulti tre post. Qui affianco i risultati per Mauro Lupi. Cool!

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“La Società Digitale ”, l’ultimo libro di Giuseppe Granieri, l’ho terminato sotto l’obrellone di una spiaggia del Gargano in qualche giorno dello scorso agosto, un momento che sembra così lontano temporalmente ma soprattutto distante dal quotidiano che sta schiacciando l’accelleratore…

Questo per dire due cose: a) non sono riuscito finora a recensire il libro di Giuseppe e, per fortuna, b) mi ritrovo in gran parte con la profonda analisi di ZetaVu, per cui mi sono il lavoro già fatto ;-)

Vorrei però non limitarmi ad un semplice rimando alla recensione di Vittorio, per cui aggiungo due parole legate al mio tradizionale punto di osservazione: il rapporto tra i network digitali ed il mondo delle aziende.

Mi sono posto una semplice domanda: se regalassi “La Società Digitale ” ai miei clienti (potenziali e non), aumenterei o meno le probabilità di sensibilizzarli ai blog, agli user generated content, ecc.? Non ho dubbi: la reazione tipica potrebbe essere “Lupi, grazie del pensiero, l’argomento è interessante… solo che la mia azienda è così indietro…”. Voglio dire che siamo ancora a trattare le robe legate ad internet guardando solo quello che sta per succedere. Questo poteva andare 5 o 10 anni fa: oggi internet è già tra noi. Si evolverà ancora, naturalmente, ed anche in modo radicale. Ma le aziende vogliono sentir parlare innanzitutto di quello che c’è oggi, compresi i problemi, le difficoltà, i rischi, le vere dimensioni in termini di audience e di influenza dei network. Le opportunità sono già qui, anche per le aziende che credono di “essere indietro”…

Insomma, è unlibro da leggere,ma occhio a chi lo regalate! ;-)

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“La Società Digitale ”, l’ultimo libro di Giuseppe Granieri, l’ho terminato sotto l’obrellone di una spiaggia del Gargano in qualche giorno dello scorso agosto, un momento che sembra così lontano temporalmente ma soprattutto distante dal quotidiano che sta schiacciando l’accelleratore…

Questo per dire due cose: a) non sono riuscito finora a recensire il libro di Giuseppe e, per fortuna, b) mi ritrovo in gran parte con la profonda analisi di ZetaVu, per cui mi sono il lavoro già fatto ;-)

Vorrei però non limitarmi ad un semplice rimando alla recensione di Vittorio, per cui aggiungo due parole legate al mio tradizionale punto di osservazione: il rapporto tra i network digitali ed il mondo delle aziende.

Mi sono posto una semplice domanda: se regalassi “La Società Digitale ” ai miei clienti (potenziali e non), aumenterei o meno le probabilità di sensibilizzarli ai blog, agli user generated content, ecc.? Non ho dubbi: la reazione tipica potrebbe essere “Lupi, grazie del pensiero, l’argomento è interessante… solo che la mia azienda è così indietro…”. Voglio dire che siamo ancora a trattare le robe legate ad internet guardando solo quello che sta per succedere. Questo poteva andare 5 o 10 anni fa: oggi internet è già tra noi. Si evolverà ancora, naturalmente, ed anche in modo radicale. Ma le aziende vogliono sentir parlare innanzitutto di quello che c’è oggi, compresi i problemi, le difficoltà, i rischi, le vere dimensioni in termini di audience e di influenza dei network. Le opportunità sono già qui, anche per le aziende che credono di “essere indietro”…

Insomma, è unlibro da leggere,ma occhio a chi lo regalate! ;-)

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SEM

SEM
Si legge la scritta? In barba alla riservatezza non ho resistito e, uscendo da un cliente a Milano proprio dopo aver parlato proprio di Search Engine Marketing, lo scatto è sembrato doveroso… Comunque la signorina con i motori di ricerca non credo c’entrasse qualcosa ;-)


Periodo di blogging lento questo, con priorità che spuntano come funghi e che abbattono il task “scrivi un post” nelle parti basse della to-do list.

Macchianera Award 2006E allora, ecco un pizzico di sana autorefenzialità per citare la nomination ricevuta da questo blog per il Macchianera Award 2006. Devo dire che pur avendo sempre considerato questo genere di concorsi poco più di un gioco, questo award ha una bella impostazione per come classifica i blog (cosa peraltro oggettivamente impossibile da fare con precisione.

Con l’occasione, segnalo pure di essere stato segnalato sull’Agenda del Giornalista e, orgoglioso, ho apportita l’apposito bottone nella sidebar

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In ordine sparso riassumo le segnalazioni che avrei voluto fare ad Agosto e che per vari motivi sono saltate:

  • Tony ha classificato per provincia i blog iscritti a Blogitalia utilizzando Google Maps. Interessante: ancora meglio sarebbe per città o CAP e poi sarebbe interessante sovrapporre questa mappa a quella degli utenti internet italiani per capire i luoghi con maggior presenza percentuale di blogger.
  • Marco di Blogo.it mi ha inviato il numero zero di Permalink, un magazine in formato PDF. Mi hanno sempre incuriosito i progetti che cercano di prendere il meglio dei vari media; in questo caso l’editoria cartacea ma distribuita in formato digitale. Magari un giorni vi racconterò di ComputerLetter, otto pagine su PC e dintorni impacchettate su un file compresso per essere stampate sulle prime laser printer (era il 1989 o giù di lì). Torniamo a Permalink: salvo l’intervista a Staglianò (sia per i contenuti che per la forma), mentre il resto non mi ha entusiasmato particolarmente. Sarà forse anche per colpa di un layout ed un lettering da rifare daccapo.
  • Giovanni ha chiesto anche a me di partecipare all’iniziativa del La Compagnia del Cavatappi di cui è il webmaster: una recensione del sito in cambio di un buono di 25 Euro. Ricordo una vecchissima discussione su MList mi pare, in sui si sparava addosso a qualcuno che chiese di esprimere giudizi sul suo sito ed a cui ri recriminava in sintesi di aver solo intenti promozionali non espliciti e di cercare pareri professionali for free. Quindi l’iniziativa della Compagnia è abbastanza fair in questo contesto. Il punto è che in ogni azione di comunicazione, anche la più genuina e trasparente come sembra questa, muta al momento in cui entra in ballo un fee, come se cambiasse il feeling con la quale è nata. Se Giovanni avrà voglia e modo, sarei ben felice di commentare piuttosto i risultati generati da questa azione (in termini di quantità di risposte ma anche di qualità delle info ricevute).
  • C’è stato infine il BlogDay, ossia la giornata in cui ogni blogger poteva segnalare altri 5 blog significativi. Meno male che ero in ferie… chiedere una cosa del genere ad un blogger è come chiedere l’età ad una signora che “ci tiene”! ;-) Comunque grazie mille a Lele che mi ha segnalato nella sua top5 (a proposito, interessante il numero di Digital Life Style che mi hai segnalato, compreso il tuo articolo).

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L’incubo è finalmente terminato. Ieri mi hanno fatto riavere lo zaino che avevo dovuto imbarcare tornando da San Francisco l’11 agosto scorso, ossia il giorno in cui scoppiò l’ultimo forte allarme terrrorismo.

Purtroppo, per l’inaspettato obbligo ad imbarcare qualsiasi bagaglio, non avevo potuto distribuire le svariate cianfrusaglie su valigie diverse. Per cui lo zaino conteneva PC (e accessori vari), cellulare (e quindi anche agenda e rubrica), lettore mp3, macchina digitale, cuffie audio, chiavi di casa, cartellina documenti, regalii vari e altre cose meno importanti (libri, cd, ecc.).

Sfortunata coincidenza è che tornato a Roma avevo tutti i colleghi in ferie per aiutarmi a ripristinare i dati di backup dalla intranet su un altro PC. Inoltre, della serie “sono su Scherzi a parte?”, è successo che:

  • La carta i credito/bancomat di mia moglie si era nel frattempo smagnetizzata, solo che i codici della banca virtuale che utilizziamo erano memorizzati sul PC e sul cellulare, entrambi indisponibili.
  • Dopo aver recuperato i codici del c/c di mia moglie per richiedere una nuova carta, ho provato ad accedere al c/c online ma il conto risultava bloccato. Motivo: nei giorni precedenti avevo tentato per più di tre volte a mettere dei codici a memoria (ovviamente sbagliati).
  • La mia carta di credito è stata sospesa per qualche ora perchè l’ho usata per chiamare il call center di British Airways da una cabina telefonica: dato che è un numero 199, per ragioni di sicurezza è obbligatorio che l’esercente chiami il gestore per l’autorizzazione. Ovviamente io questo l’ho ricostruito solo dopo.
  • La scorsa settimana mi chiamano e mi annunciano che il bagaglio è stato rintracciato e che lo consegneanno il giorno dopo: wow!  Il problema è che dopo 4 giorni ad aspettare un corriere, del bagaglio nemmeno l’ombra.

Comunque ora è tutto risolto. Ah dimenticavo che anche arrivato a San Francisco la valigia non è stata consegnata. Con la differenza che senza chiedere nulla, lì mi hanno dato 200$ per il ritardo (il bagaglio è poi arrivato il giorno dopo), mentre per le 4 settimane di ritardo qui in Italia neanche una misera riposta di scuse alle mail e ai fax “di fuoco” inviati al call center di British Airways. Capisco che è stata una situazione complicatissima ma non è stata certo gestita con grande eleganza dal vettore, nonostante la disponibilità di alcuni operatori al Lost&Found di Fiumicino. Intanto i prossimi voli internazionali li ho già prenotati con un’altra compagnia.

Questo post è anche per scusarmi per essere stato molto sintetico e sbrigativo nelle mail scambiate nelle ultime settimana. A qualcuno che mi chiedeva commenti su nuove iniziative non ho risposto, così come sono intervenuto pochissimo nei commenti su questo blog; però lo farò in un prossimo post. Spero solo di non aver lasciato qualche email per strada…

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L’incubo è finalmente terminato. Ieri mi hanno fatto riavere lo zaino che avevo dovuto imbarcare tornando da San Francisco l’11 agosto scorso, ossia il giorno in cui scoppiò l’ultimo forte allarme terrrorismo.

Purtroppo, per l’inaspettato obbligo ad imbarcare qualsiasi bagaglio, non avevo potuto distribuire le svariate cianfrusaglie su valigie diverse. Per cui lo zaino conteneva PC (e accessori vari), cellulare (e quindi anche agenda e rubrica), lettore mp3, macchina digitale, cuffie audio, chiavi di casa, cartellina documenti, regalii vari e altre cose meno importanti (libri, cd, ecc.).

Sfortunata coincidenza è che tornato a Roma avevo tutti i colleghi in ferie per aiutarmi a ripristinare i dati di backup dalla intranet su un altro PC. Inoltre, della serie “sono su Scherzi a parte?”, è successo che:

  • La carta i credito/bancomat di mia moglie si era nel frattempo smagnetizzata, solo che i codici della banca virtuale che utilizziamo erano memorizzati sul PC e sul cellulare, entrambi indisponibili.
  • Dopo aver recuperato i codici del c/c di mia moglie per richiedere una nuova carta, ho provato ad accedere al c/c online ma il conto risultava bloccato. Motivo: nei giorni precedenti avevo tentato per più di tre volte a mettere dei codici a memoria (ovviamente sbagliati).
  • La mia carta di credito è stata sospesa per qualche ora perchè l’ho usata per chiamare il call center di British Airways da una cabina telefonica: dato che è un numero 199, per ragioni di sicurezza è obbligatorio che l’esercente chiami il gestore per l’autorizzazione. Ovviamente io questo l’ho ricostruito solo dopo.
  • La scorsa settimana mi chiamano e mi annunciano che il bagaglio è stato rintracciato e che lo consegneanno il giorno dopo: wow!  Il problema è che dopo 4 giorni ad aspettare un corriere, del bagaglio nemmeno l’ombra.

Comunque ora è tutto risolto. Ah dimenticavo che anche arrivato a San Francisco la valigia non è stata consegnata. Con la differenza che senza chiedere nulla, lì mi hanno dato 200$ per il ritardo (il bagaglio è poi arrivato il giorno dopo), mentre per le 4 settimane di ritardo qui in Italia neanche una misera riposta di scuse alle mail e ai fax “di fuoco” inviati al call center di British Airways. Capisco che è stata una situazione complicatissima ma non è stata certo gestita con grande eleganza dal vettore, nonostante la disponibilità di alcuni operatori al Lost&Found di Fiumicino. Intanto i prossimi voli internazionali li ho già prenotati con un’altra compagnia.

Questo post è anche per scusarmi per essere stato molto sintetico e sbrigativo nelle mail scambiate nelle ultime settimana. A qualcuno che mi chiedeva commenti su nuove iniziative non ho risposto, così come sono intervenuto pochissimo nei commenti su questo blog; però lo farò in un prossimo post. Spero solo di non aver lasciato qualche email per strada…

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Nel background di Ad Maiora c’è una grande attenzione al modo di relazionarsi con i i clienti, sin dal momento in cui i nostri account si propongono ai potenziali clienti. Svolgiamo una continua formazione interna sulle tecniche di comunicazione e, tra gli approfondimenti, c’è una specifica considerazione del ruolo del “venditore”.

Lo si sente chiamare nei modi più disparati: account, funzionario commerciale, consulente, sales executive, … ma per esperienza posso affermare che le persone di vero successo nel settore sono quelle che si sentono e si proclamano “venditori”. Lo so, è un termine spesso associato a valori negativi, ma se l’interpretazione che se ne fa è corretta, i risultati arrivano quasi certamente.

Ebbene, in Ad Maiora stiamo selezionando un venditore: un lui o una lei possibilmente con esperienza commerciale nell’ambito dei servizi internet. Sede di lavoro Roma, contratto a tempo indeterminato + incentivi e tante altre cose (formazione, supporto di marketing, base clienti, ecc.).

Se ti interessa, manda pure il curriculum a Fabio Scalet, mio socio e responsabile commerciale: fscalet @ admaiora.com.