Ancora una volta: “Senta Lupi, possiamo fare una cosa virale? Che serve, un video? Qualcosa dovremmo avere già pronto… Ma poi quanti milioni di utenti lo scaricheranno?”

Una volta c’era il “va bene questa brochure per fare il sito?”. Poi si passò al “quanto tempo ci vuole per stare al primo posto su Altavista con la parola computer” (Google ancora non c’era). Ora si è arrivati al “se po’ fa’ ‘na cosa virale?” (nota: il romanesco è ormai alternato – in tutta Italia – agli inglesismi, per indicare una cosa sssspecìale). Internet continua ad essere sempre e solo considerata come un posto dove poter escogirate la furbata di turno che poi si propaghi naturalmente. Ora tocca ai video virali. Ma questo virus, si riesce ad attaccare davvero?

Chi si è divertito ad analizzare i 100 video più popolari su YouTube, rivela che solo il 7% riguarda contenuti pubblicitari (spot e non). Anche BusinessWeek mette in guardia sulle effettive possibilità di generare interessere e catturare attenzione attraverso i video virali.

Il punto è che i successi repentini di alcuni, fanno sembrare le cose così semplici… Purtroppo sono, quasi sempre, difficilmente replicabili. La vera sfida, è cercare di lanciare iniziative inedite. Ricordate l’Oceano Blu?

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6 commenti per “Famolo virale”

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  1. andrea scrive:

    prima o poi aspettati che “qualcuno” venga a chiederti di fare qualcosa di virale, che sia al primo posto su Google e tutto quanto ha da darti è una brochure… dimenticavo: tutto rigorosamente 2.0!
    scherzi a parte, il fatto che “solo” il 7% dei video più visti su YT sia legato a contenuti pubblicitari non mi sembra poco: pochi giorni fa ho letto che YT distribuisce 100mln di video al giorno e comunque credo che anche su YT valga il principio della longtail. Semmai il punto è un altro: una volta che hai “unleashed” (non so come si dica in romanesco) la viralità devi accettarne tutte le conseguenze “incontrollabili”, comprese le parodie e la persistenza oltre la volontà dell’emittente (per esempio prova a cercare “wassup” su YT e vedrai che ancora oggi c’è gente che carica filmati che si rifanno a questa campagna di Bud di almeno 5/6 anni fa).

  2. Giuseppe Vitale scrive:

    La tentazione di far qualcosa di virale viene subito dopo la lettura di “Propagare l’ideavirus” di Seth Godin, specie ai neofiti del marketing, io penso. Se non altro è un tentativo di abbandonare l’interruption marketing e adottare il permission marketing. Magari le multinazionali smettessero di investire ingenti somme in pubblicità e la smettessero di bombardarci!

  3. Gianluca Arnesano scrive:

    Ciao Mauro,
    considerato che in Italia non abbiammo ne’un YouTube ne’un Kontraband.com (e quindi non abbiamo la cultura di usarli) appare un po’ difficile immaginare come tali video si possano diffondere a livelli significativi.
    Per avere una idea, The Viral Factory chiede dai 250k ai 500k per creare una campagna di marketing virale con la “V maiuscola”.
    Lo stesso Kontraband può costare dai 10.000 ai 50.000 puond per inserire contenuti video nel suo sito.
    Una recente campagna Axe ospitata su Kontraband per appena 200.000 dollari è stata vista da 780mila utenti per più di 10milioni di volte.
    E’ora di far passare il concetto che il marketing virale non è per nulla una soluzione “cheap” !
    Saluti
    Gianluca

  4. Stefano e Carmen scrive:

    Ciao Mauro,
    io e la mia compagna di studi Carmen pensiamo che il viral marketing sia una soluzione alternativa all’adv da non trascurare assolutamente.
    Forse le agenzie osteggiano…

  5. Giorgio Soffiato scrive:

    Salve,
    Io ho fatto la tesi sul viral prima che diventasse una moda. Tralasciando il fatto che questa tecnica potrebbe essere studiata anche scientificamente (se la finanza comportamentale si rifa alle reti neurali perchè il marketing virale non deve guardare alla memetica e all’evoluzionismo alla Dawkins?).
    A mio avviso difficilmente diverrà virale una campagna che imita qualcosa di esistente, il primo video virale è stato divertente (come la prima mail con la barzelletta che girava nel 97), il secondo simpatico e il terzo.. non lo apre nessuno perchè basta andare su youtube se si sente la necessità di qualcosa di virale.. Bisogna capire che virale e straordinario vanno di pari passo (e bisogna averli letti tutti -o neanche uno – i libri di seth godin per capire che viralizzare una cosa che non sia di qualità è come cercare di reclamizzare la vivisezione..), i video virali sono obsoleti e poco utili, forse potrebbe emergere quello più simpatico di altri ma la spontaneità mancante è già un pesante freno.. Kenwood recentemente ha regalato delle magliette, ha osato perchè ha finalmente rischiato mettendo in gioco qualcosa di tangibile.. regalare wallpaper sembra una presa in giro, spedire a casa una maglietta no. Questo è vero virale, genera buzz e l’azienda ne trae vantaggio. L’esponenzialità del viral farà si che presto solo i migliori emergeranno e sarà quindi il caso di evitare le mode e pensare a cosa fare per restare sulla breccia e farsi notare. Tra l’altro non è scritto che il virale è solo on line e non va dimenticato che 10 anni fa si parlava di passaparola quindi nessuno ha scoperto nulla, semmai c’è da scientificare una cosa di cui tutti, improvvisamente, si scoprono santoni, mentori ed esperti mondiali.. Contesto anche il fatto che il budget sia necessariamente elevato, comprare spazi su forum (o pagare gente perchè influenzi, una follia) è come comprare un cartellone per strada, è solo un pò più economico e “fa più figo”, ma sono certo che impatta anche meno… il budget necessario è “quello sufficiente a generare vero valore per il cliente”
    Questa è la mia opinione.
    giorgio.soffiato@gmail.com

  6. Mauro Lupi's blog scrive:

    Il marketing virale di cui si parla

    Se riesco, conto di scrivere più tardi sul tema del “codice dei blog” che alimenta la discussione in questi giorni. Intanto, sollecitato/solleticato dal confronto con alcune aziende,riprendo una frase di Maurizio Sala (VP Gruppo Armando Testa) che sint…

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