Archivio: giugno, 2006

Stimolato dai commenti ad un post precedente, vorrei condividere un pensiero che mi porto dietro tanti anni, probabilmente da quando, più o meno ventenne, portai il mio Mac nella banca in cui lavoravo dove si usavano solo i mainframe.

Occuparsi professionalmente di tecnologia (e questo può valere anche per i new media) significa, secondo me, sapere di dover fare education allo stesso tempo. E fin qui credo che lo si è capito tutti. Quello che non condivido è la preoccupazione per le aziende che "non sono pronte", "non capiscono", ecc. Lo sentivo a dire a proposito dei PC, poi per i siti web, oggi per i blog, domani per chissà cos’altro.

Invece, l’abilità di un’azienda o un professionista nei settori legati al "nuovo", è saper scovare e motivare quelle "quasi pronte". Non credo che sia solo ottimismo: io dico che ce ne sono tante; poi l’abilità deve essere quella di saper stimolare nel modo giusto e portare valore concreto – ma questo è un’altro discorso.

Sapete la vecchia storia della ditta che voleva vendere scarpe in Africa? No? Ok, cerco di riassumerla. Un produttore di scarpe vuole espandersi in Africa e manda due agenti a sondare quel mercato. Dopo una settimana torna uno dei due sconsolato: “Ragazzi, qui non vedo nessuna possibilità, girano tutti scalzi”. Dell’altro agente nessuna notizia fino a quando arriva un fax dall’Africa: “Urgente! Inviate un grosso quantitativo di scarpe. Qui girano tutti scalzi!” ;-)


Interessante e piena di riferimenti la ricerca “Blog e giornalismo, l’era delle complemetarietà” svolta da Marco Faré per l’Osservatorio europeo di giornalismo (EJO), un centro non profit della Facoltà di comunicazione dell’Università della Svizzera Italiana.

Condivido le conclusioni, secondo cui “blogosfera e mediasfera stanno imparando a convivere, adattandosi l’uno all’altra, in un mondo dove c’è bisogno di entrambe”.


L’argomento dei blog aziendali è sempre più caldo. Il problema è che questo riscalda anche chi non aspettava altro che spiegare l’ABC di come ogni azienda DEVE impostare il suo blog: BISOGNA fare così, è NECESSARIO fare colà, ecc. Questi individui li abbiamo già visti anche qualche anno fa quando cercavano di convincere le aziende a cambiare modelli economici perché era arrivato internet. Poi sappiamo come è andata.

Succederà anche per i blog. Dato uno strumento tecnologico e delle opportunità intelligenti relative alla sua applicazione, le aziende capaci li implementeranno a partire da quello che possono realistiamente fare. E questa è una buona notizia.

Lasciamo che le imprese scoprano la necessità di conversare. Lo faranno gradualmente, commettendo errori, provando inutili scorciatorie o trucchetti. Poi la Rete dimostrerà loro che la fiducia non si sviluppa più ripetendo all’infinito uno spot (per i meno giovani: i tempi di “Galbani vuol dire fiducia” sono finiti). Ma se escono allo scoperto, poi non tornerano più indietro.

Ok, qualcuna userà un linguaggio non troppo cool, partirà con i commenti disabilitati, supporterà i manager con degli assistenti, ecc. E allora?

A volte, innescare un processo aziendale che porti alla nascita di un blog, è qualcosa di complesso e articolato, paragonabile ad una scalata in cui ognuno sceglie le vette ed il percorso che gli sono più congeniali. Raggiunta la vetta, vale proprio la pena di preoccuparsi se si è un po’ spettinati?


Il tema commenti chiusi/aperti suscita sempre un acceso dibattito. Io ne apro un altro che porge l’ennesimo “fianco” ai blog-puristi: ossia l’utilizzo di ghostwriter.

Questa volta non riesco ad approfondire come vorrei, però due ottimi spunti sono:

  • Anil Dash di Six Apart che riporta un post di John Mackey, il CEO di Whole Foods, scritto a più mani insieme a suoi colleghi/collaboratori. Io sono con Anil nel ritenere questo è un compromesso necessario (peraltro non l’unico; vedi la chiusira dei commenti, per esempio) per rendere possibili determinati blog, specie quando il manager non riesce oggettivamente a mettere un blog nelle sue priorità. Sul fatto di poter postare anche con scarsa frequenza sono invece meno d’accordo.
  • A mo’ di provocazione (anche se li seguirò con curiosità), il sito Blogsitter, ossia il posto dove trovare chi si prende cura dei contenuti del tuo blog.


Il tema commenti chiusi/aperti suscita sempre un acceso dibattito. Io ne apro un altro che porge l’ennesimo “fianco” ai blog-puristi: ossia l’utilizzo di ghostwriter.

Questa volta non riesco ad approfondire come vorrei, però due ottimi spunti sono:

  • Anil Dash di Six Apart che riporta un post di John Mackey, il CEO di Whole Foods, scritto a più mani insieme a suoi colleghi/collaboratori. Io sono con Anil nel ritenere questo è un compromesso necessario (peraltro non l’unico; vedi la chiusira dei commenti, per esempio) per rendere possibili determinati blog, specie quando il manager non riesce oggettivamente a mettere un blog nelle sue priorità. Sul fatto di poter postare anche con scarsa frequenza sono invece meno d’accordo.
  • A mo’ di provocazione (anche se li seguirò con curiosità), il sito Blogsitter, ossia il posto dove trovare chi si prende cura dei contenuti del tuo blog.


“Behind every breaking story, there is a Blog
Behind every emerging trend, there is a Blog
Behind every big scandal, there is a Blog”

Nient’altro che il copy di una pubblicità di Technorati su Newsweek (via Blog Business Summit)


Dalle parti di Como, l’amico Howard si è inventato il lavagna-blog; i passanti lasciano le loro “perle” e le migliori saranno pubblicate online (ancora non ho capito dove). È la versione on-the-road di quello che a suo tempo chiamai “adotta una mente”. Chissà cosa viene fuori.


Nel supplemento ICT & Tech Solutions de IlSole24Ore (in edicola lunedì prossimo) ci sarà un mio articolo su “Persone, non consumatori”. È un tema su cui ritorno spesso ultimamente ed in merito al quale la scorsa settimana ho preso la mia bella lezione.

Ero da una grande azienda di prodotti di largo consumo e continuavo a ripetere che le persone vogliono essere trattate come tali, che non ne possono più di interfacciarsi con le aziende attraverso le PR o la pubblicità, ecc. Forse l’ho ripetuto troppe volte, al punto che uno dei miei interlocutori mi ha detto: “Ti voglio far leggere una cosa”. È tornato con un libricino riservato al top management dell’azienda, scritto dalla famiglia proprietaria di questa multinazionale. Il testo sembra ispirato al Cluetrain, espresso in una forma piena di passione e di valori “veri” che sembra un manifesto sul perché aprire un blog. Poi ho visto la data: Settembre 2003.

Insomma, a volte stiamo qui a sindacare su come dovrebbero muoversi le aziende senza accorgerci che alcuni processi sono già in corso. A parlare si fa molto in fretta; a realizzare e costruire le cose ci vuole un po’ di più.

Comuque il mio articoletto di lunedì non è malaccio ;-)

UPDATE: L’intero inserto di .ICT & tech solutions è disponibile in formato PDF (registrazione gratuita) nell’apposito sito. Da segnalare che la redazione ha attivato anche un blog.


Nel supplemento ICT & Tech Solutions de IlSole24Ore (in edicola lunedì prossimo) ci sarà un mio articolo su “Persone, non consumatori”. È un tema su cui ritorno spesso ultimamente ed in merito al quale la scorsa settimana ho preso la mia bella lezione.

Ero da una grande azienda di prodotti di largo consumo e continuavo a ripetere che le persone vogliono essere trattate come tali, che non ne possono più di interfacciarsi con le aziende attraverso le PR o la pubblicità, ecc. Forse l’ho ripetuto troppe volte, al punto che uno dei miei interlocutori mi ha detto: “Ti voglio far leggere una cosa”. È tornato con un libricino riservato al top management dell’azienda, scritto dalla famiglia proprietaria di questa multinazionale. Il testo sembra ispirato al Cluetrain, espresso in una forma piena di passione e di valori “veri” che sembra un manifesto sul perché aprire un blog. Poi ho visto la data: Settembre 2003.

Insomma, a volte stiamo qui a sindacare su come dovrebbero muoversi le aziende senza accorgerci che alcuni processi sono già in corso. A parlare si fa molto in fretta; a realizzare e costruire le cose ci vuole un po’ di più.

Comuque il mio articoletto di lunedì non è malaccio ;-)

UPDATE: L’intero inserto di .ICT & tech solutions è disponibile in formato PDF (registrazione gratuita) nell’apposito sito. Da segnalare che la redazione ha attivato anche un blog.


Non sono un blogger di quelli “forti”, che scrivono mentre partecipano ad un evento, che postano foto e contenuti in real time, che intervistano glialtri, ecc. ecc. Quindi abbiate pazienza.

Del workshop di oggi, per ora, metto online le mie slide (pdf, 1.2mb), come peraltro ho promesso ad una partecipante al workshop. A me è sembrato interessante ed in generale i feedback ricevuti sono buoni. Ora però vado a mangiare qualcosa e a smaltire qualche email ;-)

LINK SULL’EVENTO (li aggiorno man mano che li scopro):


Come si dice: nessuna cosa è per sempre. Robert Scoble lascia Microsoft.

Già in passato era circolata qualche voce subito smentita, ma questa volta sembra che la decisione sia presa.

Ora capisco un po’ meglio alcune cose; per un pelo riuscivamo a portarlo al workshop di venerdì prossimo. Ma problemi personali e forse già delle decisioni professionali hanno fatto saltare la cosa. Sarà per la prossima volta. Tanto uno come lui rimarrà sicuramente protagonista nel giro.


Foto_060806_001 Si è finiti a parlare di blog e aziende all’EBA forum di ieri, probabilmente anche per colpa mia quando ho posto la domanda su quanto i blog stiano effettivamente diventanto influenti. Anche Mafe de Baggis (che moderava) ha posto il quesito “come vorreste che comunicassero le aziende?”.

Appunti presi velocemente:

  • Marco Mazzei (Mondadori): vedremo dei tentativi goffi da parte delle aziende nell’utilizzare i blog, con qualche effetto sgradevole e inopportuno
  • Paolo Valdemarin (Evectors): le persone vogliono un contatto con altre persone dell’azienda e non più con i loro uffci comunicazione
  • Carlo Annese (Gazzetta dello Sport): sarebbe stato bello spiegare l’ultimo scandalo Juve attarverso un blog, magari direttamente da John Elkann
  • Luca De Biase (Nòva): oggettivamente il pubblico influenzato è ancora poco, ma il fenomeno è comunque irreversibile.
  • Scettici sulle attuali capacità delle aziende di aprirsi alla strada della conversazione via blog mi sono sembrati Sergio Maistrello e Marco Grossi (Condé.Net)
    • Ci sono già altri commenti sulla rete: Paolo, Stefano, Max. Da Palmasco si approfondisce, tra l’altro, l’intervento del “cinquantenne bancario” (che interviene nei ocmmenti) su cui dico una cosa: sarà che io il bancario l’ho fatto davvero ;-) però tendo a solidarizzare con chi lavora in aziende tradizionalmente più ingessate o tradizionali e che, a mio modo di vedere, hanno il sacrosanto diritto di porre interrogativi che agli addetti ai lavoro possono sembrare fuori luogo. Per inciso, penso proprio che qualche banca riuscirà davvero entro l’anno a far partire un blog stile SanPaolo.

      Con l’occasione: Zio Burp che non conosco di persona, era seduto praticamente vicino a me. Ok, ci saluteremo la prossima volta. Grazie per la foto che mi hai mandato.


      Molti degli uomini del marketing hanno dentro uno spirito competitivo. E allora, perché non metterlo alla prova? Softpeople ritorna con Webchallenge, dopo il successo dell’anno scorso. I top manager del marketing di Danone, HP e Telecom Italia si sfidano nell’ambito di un evento-gioco a cui si può partecipare e concorrere nella vincita di un weekend per due (oltre ad accedere a un’interessante ricerca di Nielsen/Netratings).

      A proposito di eventi: oggi pomeriggio sarò da queste parti.


      Qualche giorno fa mi ha contattato un’agenzia inglese che si occupa di buzz marketing. Mi chiedono se sono interessato a ricevere info, anteprime, ecc. su alcuni prodotti. L’approccio mi è piaciuto, io sono curioso e la cosa mi interessa anche professionalmente. Così gli ho dato qualche dato di traffico e di interesse. Vediamo come va.

      Quello su cui riflettevo è l’interesse che i blog (finalmente) iniziano a suscitare da parte di chi si occupa di comunicazione, PR e marketing. C’è maggiore attenzione all’influenza che iniziano ad avere le “persone” in quanto autori di blog. E nel mio piccolo, inizio a pormi degli interrogativi sul livello di responsabilità che un blogger debba avere nello scrivere di questo o di quello.

      In ogni caso, oltre all’incremento dello spam, il risultato è l’aumento considerevole di email che ricevo a proposito di prodotti e iniziative web di ogni tipo. A volte con l’atteggiamento alla “pittbull” di cui ha scritto bene Vittorio, a volte con messagi più umani che viceversa mi sono pure simpatici.

      Mi diverte cercare di capire i modi di fare delle persone, specie quanto sono in qualche modo correlati alla mia professione. Anni fa, quando coordinavo una rete commerciale che faceva new business principalmente attraverso le cosiddette “chiamate a freddo”, mi piaceva rispondere a tutte le chiamate di venditori di ogni tipo. Alla fine non mi interessava il 99% dei prodotti proposti dal tele-marketer del caso, ma mi ritrovavo a fare i complimenti all’interlocutore se aveva fatto una buona telefonata o magari ammonivo il venditore da strapazzo se non si era dimostrato capace.

      Tornando al blog, l’altro fenomeno è l’incremento delle richieste di scambio link. Concordo in buona parte con Alberto che lo scambio solidale è un po’ fine a sé stesso. Poi ci sono i presuntuosi che le cose le pretendono, e quelli li tratto anche in modo acido. Io ho scelto di segnalare i blog che mi hanno messo nel loro blogroll, perché la trovo una forma di ringraziamento per il dono del link che, di fatto, è ormai una delle merci di scambio nel mondo digitale.

      Ciò su cui ho ancora qualche dubbio è lasciare che i contenuti del blog siano ripresi e piazzati su altri siti. La logica del riassemblamento dei contenuti è interessante, però i siti costruiti per guadagnare qualche dollaro con AdSense speculando sui contenuti altrui acquisiti aggratise, mi lasciano perplesso. Conto di approfondire la cosa in futuro.


      Bel post di Scoble su quanto possa risultare importante la capacità di scoprire le piccole cose. Ed il riferimento ai blog è chiaro. E di come Technorati lo faccia meglio di Google e di Live.com, che invece puntano sulla “big audience”. Suggerimento alla Scoble: chiama Sifry (il founder di Technorati), lui ti mostrerà la strada. Mitico! ;-)

      Mi sa che qualcuno in Edelman l’ha capito da tempo, eh eh

      Da un blogger-guru che ne incensa un’altro, passiamo a chi invece lascia la sua creatura. È Mark Fletcher che esce da Bloglines (gruppo Ask.com) per nuove avventure.

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      Quando ero poco più che un giovanotto diedi un’occhiata frettolosa a Visicalc. Però fu Multiplan di Microsoft a stregarmi e fu il primo software che acquistai per me (epoca Mac I, credo 1984). Con i fogli elettronici ho avviato una lunga e produttiva passione, passando ovviamente per Lotus 123 e Symphony. E poi venne Excel. A volte mi ritrovo ad aprire Excel solo per fare una somma. Succederà lo stesso con il nuovo spreadsheet online targato Google? Chissà…

      Intanto Vittorio ne scrive su Scene Digitali


      Se uno dei segni della popolarità è la quantità di spam che arriva, beh, allora questo blog inizia ad avere un certo seguito ;-)


      Ho sempre cercato di tenere puliti i commenti dagli spammer, specie quelli che ultimamente invadono i commenti dei blog con cose del tipo “Questo luogo non difettoso. sapete che lo ho gradito” che è un perfetto esempio di stupididà da parte di (i) lo spammer che evidentemente usa un traduttore automatico credendo di fare una furbata, (ii) i traduttori automatici che sono ancora lontani da raggiungere livelli decenti di efficenza, (iii) qualche astante del blog che ritiene sia mia la responsabilità se cliccando sul sito dello spammer si beccano virus di ogni tipo.


      Comunque da oggi ho implementato il CAPTCHA, che non è una parolaccia ma solo la funzione prevede la digitaizone di un codice per consentire l’inserimento un commento. Una piccola seccatura per i commentatori, ma maggiore pulizia dagli spammers. Abbiate pazienza!


      Il SES inglese
      Oggi e domani sono a Londra per il Search Engine Strategies che quest’anno è stato portato a tre giorni (è cominciato ieri) . Sarà che molti europei hanno le loro edizioni regionali del SES ma sembra di vedere meno gente rispetto agli anni scorsi. Come espositori ho visto poche agenzie (giusto le 5 o 6 più importanti) ed invece parecchi vendors di tool e applicazioni (analytics, tracking,…) insieme ai search engine emergenti come Seekport e Mirago. Le tre sale dei seminari sono abbastanza piene, mentre mi hanno detto che nel keynote di Danny Sullivan di stamattina ci sono state 500 persone circa. Intanto al Business Center che ospita il SES c’è parecchio di italiano, tra cui uno showroom di Guzzini ed un ottimo caffè Illy. Vabbè, adesso vado a lavorare ;-)