Archivio: maggio, 2006

Staffetta

Mi diverto ad analizzare e scoprire il mondo dei blog attraverso delle metafore. In passato ho parlato di lavatrici (ma fu per gioco) e poi di party. Oggi è il turno del passaggio del testimone in una immaginaria staffetta perenne.

Un passo indietro: questo medium che complessivamente chiamiamo blogosfera, è composto da milioni di siti che vanno da pochi blog popolarissimi a tantissimi con rilevanza decrescente, secondo l’ormai classico diagramma della Long Tail. Molti di quelli che ancora non hanno capito la diversità della blogosfera dagli altri media tradizionali, si accaniscono nel definire inutili e scadenti quei blog normalmente situati nella parte inferiore della “lunga coda”. Qualcuno addirittura si domanda se sia il caso di controllare la qualità dei blog; come se ci si dovesse interrogare sulla qualità dell’espressione umana.

Invece la coda dei blog è qualcosa da considerare “viva” e costantemente in movimento. Milioni di persone (ribadisco, “persone” e non più “autori” nel senso tradizionale) che si passano il testimone della rilevanza, dell’autorevolezza, della qualità. La “gente dei blog” non lo fa (quasi mai) per mestiere. Scrive perché ora può. Perché ci sono audience che dimostrano interesse per tali contenuti. Il singolo blog non produrrà necessariamente contenuti eccelsi in modo costante, anche perché svincolato dai vari auditel o dagli inserzionisti. Di sicuro ci sarà sempre un testimone da raccogliere. Una staffetta universale, sempre in moto, sempre attiva, pronta a muoversi all’istante. Composta ora da tre, ora da tremila blogger, con il relativo seguito di lettori da tutto il mondo.

Come ha scritto Luca De Biase:

Ma anche quei messaggi meno rilevanti servono molto: perché tengono insieme la società dei blogger e dunque tengono insieme il medium costituito dall’insieme dei blog. Su questo medium il rumore di fondo dei piccoli messaggi letti da poche persone è come un segnale lanciato per tenere attiva la connessione; ma su questo medium, quando veramente parte un messaggio forte, tutti lo vengono a sapere e tutti possono partecipare alla sua trasmissione, critica e comprensione.

La vera analisi sulla blogosfera si deve fare su questi “messaggi forti”, raramente riconducibili a blogger specifici, ma individuabili nel complesso della continua staffetta tra blogger che si passano il testimone della rilevanza.


Non ne posso più! Qualcuno sa se e come sia possibile dire a Microsoft di cambiare una voce del suo correttore ortografico? Il nostro problema è che “Ad Maiora” lo corregge (si fa per dire) automaticamente in “Ad Malora”. L’ultimo caso è sul DailyNet di oggi che segnala il workshop “Alle aziende piace blog” in cui faccio da chairman.

Che poi la sorte vuole che la correzione rovesci il significato del termine che da auspicio a cose migliori si trasforma in una sorta di jattura. Questa cosa è peggio di quella su Mario Lupi….


Oggi credo di aver battuto il numero di post scritti nello stesso giorno (con questo siamo a cinque): non vi ci abituate! ;-)

Segnalo con ovvio piacere che dalle parti di Marketing Routes sono il blog della settimana. Grazie mille!

Non perdetevi quindi l’appuntamento con il B[log] of the week che in precedenza ha già segnalato il Marketing Usabile dell’instancabile Maurizio Goetz.


Il bravo Giorgio sa come la penso sulle gare di posizionamento sui motori di ricerca. Fui piuttosto critico già due anni fa a proposito dei “velocipedi equestri”. Ora è la volta dei “fattori arcani” che sta per terminare con tanto di premiazione prevista per il 3 giugno. Lo spirito con cui è nata questa gara sembra decisamente orientato allo studio e come principio mi piace. Rimane solo da capire se un caso del genere, basato su un termine unico e che non è riconducibile ad un vero e proprio argomento, possa risultare effettivamente rappresentativo delle logiche che stanno dietro agli algoritmi dei motori di ricerca. Vedremo. Tutti i dettagli qui.


Good vibrations:

  • La pubblicità online in Italia registra un +48% rispetto al 2005 (raffronto dei due primi trimestri dell’anno) – Dati Nielsen Media Research, IAB e Assointernet.
  • Secondo WPP alla fine di quest’anno nel Regno Unito l’advertising online supererà gli investimenti in pubblicità sui quotidiani; nel 2007 dovrebbe arrivare anche allo spending sui quotidiani locali che sono il secondo media dopo la televisione. (FT.com)
  • Negli USA la pubbblicità online segna per il primo quarter 2006 un +38% sul 2005 e il nuovo record di 4 miliardi di dollari. (MarketingVox)


Good vibrations:

  • La pubblicità online in Italia registra un +48% rispetto al 2005 (raffronto dei due primi trimestri dell’anno) – Dati Nielsen Media Research, IAB e Assointernet.
  • Secondo WPP alla fine di quest’anno nel Regno Unito l’advertising online supererà gli investimenti in pubblicità sui quotidiani; nel 2007 dovrebbe arrivare anche allo spending sui quotidiani locali che sono il secondo media dopo la televisione. (FT.com)
  • Negli USA la pubbblicità online segna per il primo quarter 2006 un +38% sul 2005 e il nuovo record di 4 miliardi di dollari. (MarketingVox)


L’annuncio formale sarebbe qualcosa come “In virtù della continua espansione dell’azienda, cerchiamo… bla bla”. In realtà, una delle Franchesce che abbiamo in Ad Maiora e che si occupava di ufficio stampa e marketing, ha colto una doppia opportunità professionale/personale e curerà il web marketing per una prestigiosa azienda fiorentina (in bocca al lupo!).

Quindi cerchiamo una persona che si occupi delle PR di Ad Maiora, degli eventi a cui partecipiamo, di alcuni siti e newsletter, delle nostre campagne di comunicazione. Risponderebbe direttamente a me – non so se è un incentivo o meno ;-) . Sede di lavoro: Roma. Inserimento immediato con contratto a tempo indeterminato con compenso da stabilire in funzione dell’esperienza; indicativamente non cerchiamo una particolare seniority, ma competenze delle cose del web e/o di ufficio stampa.

Credo possa essere un ruolo divertente e stimolante, gestendo la comunicazione di un’azienda effervescente, in continua crescita dal 1997 e che in questi 9 anni ne ha combinate di tutti i colori (e non vuole smetterla di farlo).

Curriculum a mlupi[at]admaiora.com con soggetto: “PR Ad Maiora”.

UPDATE (12/6/06): Selezione terminata! Al momento giusto segnalerò volentieri di chi si tratta, anche perché blogga qua e la. Intanto qualche dato: oltre 20 curriculum arrivati da questo post, praticamente tutti molto vicini al nostro desiderata. Spero di aver risposto a tutti (mi scuso con chi mi fosse scappato). Ho incontrato una decina di persone, molto entusiasmo, tanta voglia di fare. Non riuscirei proprio a gestire le human resources di un’azienda, io assumerei tutti. Ma in una realtà piccola come Ad Maiora (siamo 25, anzi saremo 26 a giorni) non è possibile esagerare. Però continuiamo a crescere e questo va bene.


Sapevo da tempo che ci sono interessi su Splinder da parte di alcune aziende, per cui la notizia di un imminente accordo, come riportato oggi su Finanza Mercati di Bloomberg, non mi ha sorpreso. Qualche riflessione invece me la fornisce la cifra ipotizzata, 20 milioni di Euro, che è decisamente rilevante.

Sempre citando i numeri dell’articolo, Splinder avrebbe 190 mila blog aperti che sviluppano 30 milioni di pageviews al mese, raggiungendo oltre 4 milioni di utenti. Indubbiamente numeri molto interessanti, solo che valorizzarli da parte di chiunque non sarà compito facile. Specie se il prezzo da pagare è di 20 milioni.

Che ne dite?

In ogni caso, sarei molto contento per deal del genere, se non altro perché in Tipic (l’azienda che ha creato Splinder) c’è un mio caro vecchio amico…

UPDATE 31/5: Sembra che non ci sia questo “imminente accordo” paventato dai vari articoli comparsi ieri on e off-line. Ne parla direttamente Marco Palombi sul suo blog (con un post molto Craig-like – è un complimento) e poi Massimo e Enrico Maria Milic.

UPDATE 10/8: Si torna a parlare del “20 millions deal” di Splinder. Stando a Finanza& Mercati (da Pandemia c’è il link) ora sembra ci sia l’esclusiva nella tattativa con RCS. Interessante come, a suo tempo, lo stesso giornale aveva attribuito 4 milioni di utenti a Splinder, che ora sono invece (più realisticamente) 300 mila. Ne scrive anche Alessandro Longo.


Blogmarketing Se vi piacciono le guide pragmatiche e poco chiacchierose, Blog Marketing è un buon libro che analizza tutti i principali argomenti legati ai business blog, soprattutto quelli di tipo tattico (“come fare”) piuttosto che strategico, e qui sta la migliore caratteristica del testo. Si va subito al sodo: come usare un blog per l’azienda, i tipi di blog che funzionano meglio, gestire i commenti negativi, alimentare la partecipazione, ecc.

Giusto nel capitolo sulla classificazione dei blog l’autore se ne va per metafore un po’ forzate (c’è il blog-barbiere, il blog-ponte, il blog-pub e così via), ma per il resto si tratta di un libro ordinato e scritto in plain english.


Idont
A uno come me che fa di cognome Lupi, risultano naturalmente interessanti le iniziative che mettono alla berlina “i pecoroni”, ossia le persone che seguono pedissequamente mode o correnti di pensiero. Se poi si vuole stimolare un movimento alternativo all’iPod-mania, mi sono ancora più simpatici.


IDon’t è un progetto-sito evidentemente realizzato da un produttore di un lettore Mp3 (non ve lo dico per non rovinare la sorpresa – comunque non è Creative) che ha organizzato un’operazione simpatica. Certo, non cambierà il mercato, ma qualche evangelist probabilmente lo sviluppa.


Annuncio con piacere il workshop “Alle aziende piace Blog” organizzato da Telecom Italia Learning Services, che si terrà a Roma il prossimo 16 giugno.

Il cast degli interventi è di tutto rilievo, con la presenza dei rappresentanti di Ducati, Google Italia, Samsung, SanLorenzo.com e, dagli Stati Uniti, Simon Phipps che è il papà della community ed il responsabile dei blog di Sun Microsystem. Insomma, 5 modi diversi di intendere i business blog. Io farò da chairman e introdurrò l’argomento dei blog aziendali.

Il workshop costa 400 Euro, ma è possibile iscriversi col 20% di sconto. Il programma dettagliato e la scheda di iscrizione sono sul sito di TILS.

Disclaimer: pur avendo collaborato direttamente all’ideazione e all’organizzazione del workshop, Ad Maiora ed il sottoscritto non sono coinvolti nel business dell’evento; che tradotto significa: Telecom Italia organizza da tempo dei workshop professionali e, per questo evento, sono stato felice e onorato di poter collaborare.


Forum o non forum, questo è il dilemma. Alla fine Simone s’è convinto e ha aperto un forum su RSS e blog. Buone discussioni! ;-)


Leggevo su DailyNet di giovedì scorso la critica di Igor Righetti alla qualità dei contenuti dei blog espressa, come suo solito, in modo inutilmente esagerato (“Roba inutile in quanto personale che soddisfa soltanto la megalomania di chi li scrive”). Non è la prima invettiva contro i blog e non sarà certamente l’unica; anzie ne vedremo ancora di più banali e strumentali (ricordate quando internet era solo un covo di pedofili?). Ovviamente le critiche arrivano da chi non legge i blog o semplicemente non è stato capace di trovare quelli interessanti.

Qui non si difende la qualità assoluta dei blog, ma un dato di fatto che troppo spesso sfugge: i blog non sono un media nel senso tradizionale del termine; sono invece la voce di singole persone. Che piaccia o no, il mondo è fatto di individui diversi. Per cui trovo sciocco giudicarne le capacità espressive complessive. È come recarsi ad un party o in discoteca e sindacare sulla qualità dei contenuti dei presenti e del modo con cui li esprimono; peggio ancora, prendere questi esempi per giudicare la qualità di ogni aggregazione di persone. Discernere sui blog schernendo le pagine di un teenager è sbagliato perché (i) non rappresentativo, (ii) offensivo nei confronti di persone che hanno tutto il diritto di esprimersi come gli pare a casa loro, (iii) incapace di leggere la dimensione e l’influenza dell’audience che comunque li segue.

L’analisi dei blog non può prescindere dal considerarli espressione di singoli individui. Quindi, nessuna casta, nessun gruppo, nessuna categoria di “tecnologici”. I blog sono la voce di tante persone. Giudicateli/giudicateci per questo, please. Altrimenti fatevi spiegare meglio il fenomeno! ;-)


Leggevo su DailyNet di giovedì scorso la critica di Igor Righetti alla qualità dei contenuti dei blog espressa, come suo solito, in modo inutilmente esagerato (“Roba inutile in quanto personale che soddisfa soltanto la megalomania di chi li scrive”). Non è la prima invettiva contro i blog e non sarà certamente l’unica; anzie ne vedremo ancora di più banali e strumentali (ricordate quando internet era solo un covo di pedofili?). Ovviamente le critiche arrivano da chi non legge i blog o semplicemente non è stato capace di trovare quelli interessanti.

Qui non si difende la qualità assoluta dei blog, ma un dato di fatto che troppo spesso sfugge: i blog non sono un media nel senso tradizionale del termine; sono invece la voce di singole persone. Che piaccia o no, il mondo è fatto di individui diversi. Per cui trovo sciocco giudicarne le capacità espressive complessive. È come recarsi ad un party o in discoteca e sindacare sulla qualità dei contenuti dei presenti e del modo con cui li esprimono; peggio ancora, prendere questi esempi per giudicare la qualità di ogni aggregazione di persone. Discernere sui blog schernendo le pagine di un teenager è sbagliato perché (i) non rappresentativo, (ii) offensivo nei confronti di persone che hanno tutto il diritto di esprimersi come gli pare a casa loro, (iii) incapace di leggere la dimensione e l’influenza dell’audience che comunque li segue.

L’analisi dei blog non può prescindere dal considerarli espressione di singoli individui. Quindi, nessuna casta, nessun gruppo, nessuna categoria di “tecnologici”. I blog sono la voce di tante persone. Giudicateli/giudicateci per questo, please. Altrimenti fatevi spiegare meglio il fenomeno! ;-)


Riflessione da weekend: non mi piace parlare di rivoluzioni. Ne abbiamo sentite tante sugli “imminenti” cataclismi che le nuove tecnologie ed internet avrebbero provocato, specie a riguardo dei modelli di business delle aziende. Ed invece constatiamo un’evoluzione senz’altro rapida, costante, irreversibile, che trovo però giusto osservare in modo realistico e pragmatico. E quando mi trovo a casa delle aziende a parlare di comunicazione online e di blog, rimango sulla sfera dei “cambiamenti” in atto. Probabilmente, alcuni di questi, quando li osserveremo tra cinque o dieci anni, ci sembreranno anche delle rivoluzioni, ma nel frattempo non ci sarà stata nessuna presa della Bastiglia: solo una serie di importanti e progressivi adeguamenti.


Una ricerca coordinata da Julian Smith di Jupiter Research a proposito dell’influenza dei blog in Europa (ne leggo su USA Today), evidenzia la crescita del “peso” che i blogger hanno nell’influenzare gli acquisti e le opinioni.

Ho colto un commento, secondo me fondamentale (il grassetto è mio):

Blogs have a "disproportionately large influence" on society. The reason? It’s not how many people read a blog, it’s who reads it.


Concordo con Paolo che avere il neo ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, con un blog aperto e attivo (tra l’altro avviato esattamente da un anno – guarda le coincidenze), è una bella notizia. Onoratissimo, tra l’altro, di essere nel suo blogroll. Era un blog che seguivo “a distanza”, nel senso che vi accedevo dai bookmark ogni tanto, ora è dentro Bloglines! Operativamente non mi ritrovo su come sono impostati e visualizzati i commenti ai post, ma l’approccio ai contenuti mi sembra piacevole e coerente.

Non conosco invece Nicolais che seguirà Funzione pubblica e Innovazione che, a quanto ho capito, sono stati unificati. E quest’ultima cosa NON è una buona notizia, a mio vedere. In Francia mi pare ci sia un Ministero dell’Internet… chissà un giorno anche da queste parti…

In ogni caso, abbiamo un governo con due sei blogger, se contiamo anche Di Pietro e gli altri che segnala diligentemente Luca (grazie Marco per la segnalazione).

(continua…)


Sempre a Londra, ho partecipato ad un’intensa giornata riservata ai direttori dei vari IAB in Europa. Mattina riservata a IAB Europe e pomeriggio per il IAB European Leadership Council, culminato in una bella sessione dedicata al search marketing con le relazioni, tra gli altri, di Steve Taylor, capo del search di Yahoo! e Yahoo! Search Marketing, Seb Bishop, Presidente e CMO di Miva, Damian Burns, capo delle relazioni con le agenzie di Google.

Alcuni spunti e chicche da questi speech:

  • La visione di Yahoo! è chiara: cercare di trasformate il search marketing in un prodotto pubblicitario più facile da capire, da acquistare, da misurare. Progetto coerente, ma resta da capire se riusciranno ad adattare uno strumento di advertising che nasce da logiche pull e quindi, in un certo senso, guidato dagli stessi potenziali destinatari.
  • Google ha un’impostazione più… didattica (non mi viene un termine migliore). In sintesi ritengono che le agenzie ed i clienti non hanno ancora colto le potenzialità del search marketing ed il loro obiettivo è di “far capire” agendo direttamente sul mercato.
  • A questo punto ci ho messo anch’io un po’ di pepe, evidenziando proprio questa differente impostazione tra Y! e Goog, segnalando come in Italia, ad esempio, Google dice palesemente alle agenzie che su alcune centinaia di big spender, il suo obiettivo è di operare con la sua forza di vendita diretta ed i suoi servizi di supporto, indipendentemente dall’eventuale presenza di intermediari di sorta. Punto.
  • Interessante (altro pepe, eh eh) che Burns abbia citato due brand automobilistici in particolare, BMW per evidenziare la loro NON-presenza nei risulatati di ricerca (secondo me, visti i casi passati, devono avergli fatto qualcosa…) e Pontiac che ha usato Google in uno spot TV (l’avevo segnalato tempo fa).


Giovedì scorso sono stato all’ultimo dei tre giorni dell’Internet World a Londra. Credo più di 100 espositori, numerosi convegni e seminari e parecchie persone in giro. Mi hanno detto che nei giorni precedenti c’è stata anche molta più gente. Insomma, un’altra dimostrazione della salute e dell’effervescenza del settore.


Io ho parlato brevemente in una sessione organizzata da IAB Europe e guidata da Danny Meadows-Klue e Layla Pavone, con poco meno di cento persone in sala. Beh, chiamarla “sala” è un modo di dire, perché era un’area tra gli espositori e aperta su un lato, col risultato di risultare disturbata dai rumori della fiera.


Molti gli stand di produttori di software e piattaforme, oltre a diversi hosting provider. Di search marketing poco e niente, ma qui ci sarà il SES a fine mese e quindi è comprensibile. Purtroppo… davvero pochi gadget; eh, non ci sono più le fiere di una volta! ;-)


Si vede – Mercoledì 10 maggio (domani) alle 15 su RAI3 mi trovate dalle parti di Nea Polis, la trasmissione dedicata alle nuove tecnologie e su internet.
UPDATE: La puntata è ora disponibile online.

Si ascolta – Lele podcaster Dainesi ha messo online un’intervista che abbiamo registrato qualche giorno fa.

Si legge – Due chiacchiere con Luca Oliviero su Comunitazione.it, anzi, un po’dipiù di due: si parla di pubblicità online che risorge, Ad Maiora, i business blog.


Analizzando il mercato americano del search marketing, anche alla luce della ricerca elaborata da SEMPO negli ultimi due anni, è evidente come ci siano molte aziende, soprattutto di grandi dimensioni, che gestiscono il SEM con un uno staff interno. Alcuni miei colleghi americani sono preoccupati da questo fenomeno, altri pensano a diventare consulenti e formatori piuttosto che erogatori di servizi di agenzia.


Io continuo ad esser convinto che il ruolo delle agenzie specializzate rimarrà cruciale, magari cambiando atteggiamento e muovendosi più su un terreno di partnership piuttosto che di mero fornitore di servizi. Però non sarà possibile gestire il search marketing tutto in-house o demandarlo agli editori, compresi i motori di ricerca.


JupiterResearch ha appena pubblicato i risultati di un’indagine (commissionata da iProspect) che dimostra come nella maggior parte dei casi, le aziende non hanno personale dedicato ad occuparsi di search marketing, perché coinvolto anche in tante altre attività.


Soprattutto per l’attività di ottimizzazione (SEO), ritengo invece strategico un lavoro full-time, se non altro perché la qualità dei risultati è dovuta in gran parte alle operazioni di testing continuo, proprio perché si tratta di intuire i criteri di ranking più opportuni, andandoli a desumere dall’esame dei risultati di ricerca. E ciò è senz’altro più facile per le agenzie che controllano anche l’andamento di centinania di siti dei loro clienti. O no?


Scopro su Marketing Routes che cercando “buy viagra” su Google c’è al primo post un finto blog di Expedia.fr che reindirizza brutalmente su un sito di prodotti farmaceutici. Aiaiai…

Update (17.35): Inevitabilmente, è scoppiato un macello sulla storia expedia/viagra: sarcastico SeoBlackHat, già rimbalzato su SearchEngineWatch e Digg.

Update (10 maggio): Da persona ben informata dei fatti (eh eh), Elisabetta spiega su IMLI come sono andate le cose. Praticamente Expedia.fr permette di aprire un blog che ha indirizzo web con "expedia.fr" nel nome; qualcuno, sfruttando il boost che questo comporta in termini d ranking, ne ha creati per spammare Google & Co. – Marco punta il dito su chi ha ripreso la notizia senza approfondire, magari, prendendosela con Expedia. Secondo me (e non è la prima volta che succede), sono proprio i blog che permettono di poter cogliere le diverse opinioni ed in tempi rapidi; voglio dire: se ascolto una persona devo decidere se fidarmi o no – punto; se parlo con dieci persone, posso anche incontrarne diverse che dicono cose sballate o superficiali, però ho l’opportunità di farmi un’opinione ascoltando più fonti.
L’altro aspetto di questa vicenda, rimane comunque la facilità con la quale un fake blog, con un redirect brutale degno dei migliori spammers, sia andato in testa ai risultati…


Per chi è interessato ai numeri di internet nel mondo: ci sono poco meno di 700 milioni di utenti in totale, di cui 152 negli Stati Uniti. Israele, Finlandia e Corea del Sud guidano per tempo speso online. I siti di Microsoft sono quelli che raccolgono complessivamente l’audience maggiore (538 milioni di persone), seguiti da Google e Yahoo!


Altri dettagli sulla press release di Comscore.


Un post sul tema “Consumer Generated Media”, denominazione che non amo e a cui preferisco “User Generated Content”, sostituendo anche User con Individual, People, o semplicemente We. Lo spunto nasce da un post di Venturini sulla C-generation che identifica quel “44% degli adulti americani utenti di Internet hanno creato una qualche forma di contenuto e lo hanno messo in rete”. Fenomeno che sappiamo in espansione ovunque (il blog più linkato al mondo adesso è cinese).

Molti si interogano sull’impatto economico della C-generation; qui trovo l’equivoco di fondo che parte proprio dalla definizione “Consumer Generated Media”. Ovviamente, riferendosi a un media si è portati ad analizzare la sua sostenibilità finanziaria che, pensando ai media tradizionali, è fatta in genere di pubblicità e/o abbonamenti. La C-generation produce ovviamente dei contenuti, ma identificarne i modelli economici alla pari degli altri media non mi sembra corretto.

Fluido riporta un interessante punto di vista di Drew Neisser di renegademarketing. col quale condivido alcuni passaggi, mentre mi trova lontano su questo concetto:

I consumatori prima o poi inevitabilmente si stancheranno di generare contenuto gratis per aziende come MySpace senza che quest’ultime condividano i guadagni con loro.

Probabilmente aumenterà la quantità di contenuti remuneati, però la C-generation non può diventare un media sostenuto economicamente; qualche motivo:

  • Quando l’offerta è virtualmente infinita (chiunque può aprire un blog), la domanda disposta a pagare tende a ridursi fino a livelli prossimi allo zero.
  • Esisterà sempre chi offrirà piattaforme gratuite in cambio dell’aumento dell’inventory per esporre la pubblicità. Nessuno ormai crede più di poter chiedere soldi a Yahoo! o Google per il fatto che l’uso (gratuito) dei loro tool per l’email, gli IM, le chat, ecc. produce spazi che ospitano pubblicità.
  • La logica dell’economia del dono del De Biase-pensiero, penso riguardi una buona parte di questi contenuti. La quasi totalità dei blog non nasce da mercenari che scrivono per ricevere un ricavo economico diretto, ma piuttosto per la voglia di esprimersi e interagire con altri.
  • Anche se qualcuno cerca di prevedere una remunerazione per la C-generation, non ci sarà mai l’audience che potrà incrociare (e quindi pagare) tutti. L’attenzione delle persone è comunque una risorsa finita (ne ho scritto in un pezzo per Nòva de IlSole24Ore).

Quindi? Beh, che la quantità di contenuti generati dalle persone aumenti a dismisura è un fatto ineccepibile. Probabilmente ci sarà un riflusso, oppure tanti piccoli riflussi quando molti constetaranno che non raggiungono un’audience sufficiente a gratificarli. Ma nel contempo altri se ne aggiungeranno. E se proprio vogliamo pensare a modelli economici speculativi su questo fenomeno, penso piuttosto agli indispensabili filtri che saranno necessari per gestire tale mole di informazioni. Filtri che dovranno essere senz’altro più sofisticati e precisi degli attuali motori di ricerca.

Sempre sull’articolo riportato da Fluido, si afferma che “Le aziende stesse diventano veri e propri distributori di contenuto”. Io vado oltre e immagino come le aziende debbano anch’esse produrre contenuti, non solo filtrarli. Ma questo è un discorso che riprendo in futuro: ho iniziato a raccogliere materiale per un libro… che tanto non scriverò mai ;-)


Il titolo del post lo spiego tra un attimo. Interessante l’estensione di una funzione di filtro inserita su Typepad che adesso permette di bannare automaticamente non solo i commenti provenienti da uno specifico IP, ma anche quelli contenenti determinati termini. È una comodità per eliminare lo spam più scontato, anche se va usata con cautela (come sottolinea Typepad Hacks); mi piacerebbe inoltre che si potesse utilizzare questo filtro per sospendere il commento piuttosto che cancellarlo, in modo da allargare la lista di parole da controllare, verificandone poi l’effettivo uso spammatorio o meno.

Supercalifragilistichespiralidoso Lo spunto per il titolo del post, l’ho preso dallo screeshot pubblicato da Typepad, il quale usa come termine di esempio “supercalifragilisticexpialidocius”: per un attimo ho creduto che fosse che è la versione originale americana del classico di Mary Poppins (e poi Rita Pavone) ed invece ho scoperto che c’è anche la parodia fatta da I Simpson: potere di Wikipedia.

Ok, ok, più tardi un post più serio ;-)