Interessante un pezzo sul New York Times (registrazione gratuita) che segnala il nuovo modo di valutare determinate campagne di comunicazione dei big brand. Non più (solo) il valore di fedeltà e riconoscimento al marchio, ma qualcosa di più profondo, qualcosa che riguarda l’emozione dalla parte del consumatore e non il medium utilizzato.

Ora il problema è: come lo traduciamo “engagement”? Anzi, serve tradurlo? Daltronde “awareness” non viene italianizzato. Engagement sarebbe qualcosa come assunzione, fidanzamento, aggancio, ma anche reclutamento; insomma nulla che renda bene il concetto.

In parallelo sul Guardian online c’è un articolo su “big business e blog” che si presenta sinteticamente così:

Companies once saw [blogs] as a nuisance. Now they are trying to get the bloggers onside, realising that they can reach consumers better than any PR company ever could

Insomma si cerca di agganciarli, pardon, engage with them!

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3 commenti per “Misuriamo l’engagement (al posto del brand awareness)”

Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.

  1. howard scrive:

    ciao mauro, secondo me serve una parola italiana cmq per rendere l’idea più chiara a chi non ha una padronanza dell’inglese. andrei con “coinvolgimento”.

  2. Maurizio Goetz scrive:

    noi l’engagement lo misuriamo già utilizzando una serie di metriche dall’impatto emozionale al potenziale evocativo, utilizzando strumenti di biofeedback. Ne parlerò prossimamente sul mio blog, illustrando la metodologia.

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