Dannykeynote Stasera al SES di Chigaco c’è stata la sessione “Future of SEM” con alcuni dei personaggi clou nell’industria del search marketing. Faccio però un salto indietro, esattamente a ieri mattina, quando Danny Sullivan ha tenuto il suo consueto keynote. In questa occasione Danny ha tirato fuori il tema a lui caro della bassa percezione che si ha dell’industria del search marketing. A suo modo di vedere, non solo c’è una frequente confusione nel capire “che diavolo fa” uno che si occupa di search marketing, ma questo settore viene associato a valori negativi: spam, trucchetti tecnici, click fraudolenti, ecc. Per motivare che invece non è così, Danny ha argomentato sull’esistenza di una forte Search Marketing Community fatta di professionisti, e propone alcuni modelli positivi come, ad esempio, Marckini di iProspect ed il suo deal da 50 milioni di dollari con Aegis, e lancia l’idea di un giorno interamente dedicato al Search che possa far capire il peso di questo comparto.

Che possa esserci confusione sul mestiere di chi fa SEM, mi trovo d’accordo. Ma questo è tipico nella tecnologia. Ricordo quando, poco mendo di vent’anni fa, cercavo di spiegare che mi occupavo di desktop publishing a chi non aveva mai utilizzato un computer. Ed ora ammetto che ho qualche difficoltà a spiegare ai miei figli cosa faccio esattamente con Google, Yahoo! e gli altri. Ma trovo tutto ciò normale e inevitabile, magari con la differenza che ogni sei mesi devo aggiornare un po’ la descrizione del “cosa faccio”.

Però non sono daccordo nel voler aumentare la considerazione di questa industry attraverso elementi di facciata. Nel discorso di Danny ho trovato due punti che non condivido. Il primo è un senso di frustrazione nel venire individuati, a volte, come spammer oppure come maneggiatori di codice. È una cosa che succede in tutti i settori dove ci sono aziende che operano tattiche non idonee o addirittura illegali. È come se ci si sentisse in difficoltà a vendere o pianificare servizi di e-mail advertising solo perché esiste il fenomeno delo spam via posta elettronica.

L’altro elemento è che non serve un’operazione di immagine: è talmente facile dimostrare i vantaggi del search marketing in modo tangibile e misurato, che non servono i poster con l’imprenditore che ha fatto 50 milioni con la sua agenzia SEM. Peraltro in molte occasioni, anche qui a Chicago, è stato ribabdito che il search non è più solo uno strumento tattico di direct, ma è entrato (o entrerà) di diritto nelle strategie di comunicazione delle aziende.

Succede sempre così: volevo parlare del keynote di Danny come cappello alla sessione sul futuro del SEM, ma sono andato lungo. Allora mi fermo qui; se ne riparla più avanti.

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2 commenti per “La percezione dei search marketers”

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  1. luigi scrive:

    vorrei essere ulteriormente informato e aggiornato sugli argomenti in questione,ho 40 anni,sono giornalista e comunicatore.Grazie.

  2. Mauro Lupi scrive:

    Luigi, beh puoi seguire questo blog così come molti altri elencati nella colonna di destra.
    Se poi ti interssa in particolare il mondo del search, allora c’è il Search Engine Strategies a Milano ad aprile.

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