Archivio: dicembre, 2005
Sennò poi si dice che scrivo solo di cose americane, ecco un paio di scatti fatti col Treo provenienti da un sottopassaggio alla stazione Termini di Roma.
Mi capitò già alcuni mesi fa di osservare questa strana headline di Vodafone: "Parla all’estero con la tua tariffaale". Per un secondo ho creduto che fosse un’idea dell’agenzia creativa che aveva infilato un termine straniero (direi simil-est-europeo) pubblicizzando un servizio telefonico dall’estero.
Però, sarebbe stata una chicca per Martina (anzi, il link italiano ora è qui) che invece non ha riportato nulla. Per cui ci doveva essere sotto qualcos’altro.
Ed infatti, guardando i cartelloni seguenti, ecco spiegato l’arcano: hanno semplicemente dimenticato uno dei riquadri di cui si compone il cartellone, per cui i due frame originariamente non contigui, hanno sviluppato questo assurdo "tariffaale"
Il problema è che il collage sbagliato è lì da mesi!
Ho scritto un breve articolo per DailyNet sulla sessione “The future of SEM” che si è tenuta durante il Search Engine Strategies di Chicago che si è svolto la settimana scorsa. I temi principali: il Search entra nelle strategie di comunicazione complessive delle aziende, le informazioni e gli analytics gestiti da Google, il marketshare del settore. Buona lettura!
Technorati tags: search-engines-strategies, ses, google
Scrivo di getto dopo aver letto la lucida riflessione di Luca De Biase sulla necessità di arginare la strategia del declino che sembra vederci inesorabilmente andare verso un periodo oscuro e arido. Luca peraltro riprende la sensazione di ottimismo riportata dal Prof. De Rita, il quale rimane uno dei più profondi osservatori e conoscitori della società italiana (a cui ho proposto di aiutarlo gratuitamente ad attivare un suo blog; ma questa è un’altra storia…).
Sembra che l’ottimismo e la speranza siano diventati argomenti di cui aver vergogna. Sembra che ambire al miglioramento sia solo l’espressione di ingenui e sognatori.
Passando un po’ di tempo negli Usa, ho modo di assaporare l’atteggiamento opposto. Think positive è il mantra ripetuto fino alla noia. Negli States sicuramente si esagera; ma io che cerco sempre di trasformarmi in una spugna quando c’è da imparare dagli altri, assaporo la ventata di freschezza che accompagna il think positive, quella ventata che alimenta la creatività, scatena l’entusiasmo, accende il sorriso.
Non rinuncerò a tutto questo per qualche politico disfattista.
Scrivo di getto dopo aver letto la lucida riflessione di Luca De Biase sulla necessità di arginare la strategia del declino che sembra vederci inesorabilmente andare verso un periodo oscuro e arido. Luca peraltro riprende la sensazione di ottimismo riportata dal Prof. De Rita, il quale rimane uno dei più profondi osservatori e conoscitori della società italiana (a cui ho proposto di aiutarlo gratuitamente ad attivare un suo blog; ma questa è un’altra storia…).
Sembra che l’ottimismo e la speranza siano diventati argomenti di cui aver vergogna. Sembra che ambire al miglioramento sia solo l’espressione di ingenui e sognatori.
Passando un po’ di tempo negli Usa, ho modo di assaporare l’atteggiamento opposto. Think positive è il mantra ripetuto fino alla noia. Negli States sicuramente si esagera; ma io che cerco sempre di trasformarmi in una spugna quando c’è da imparare dagli altri, assaporo la ventata di freschezza che accompagna il think positive, quella ventata che alimenta la creatività, scatena l’entusiasmo, accende il sorriso.
Non rinuncerò a tutto questo per qualche politico disfattista.
Domenica ho fatto qualche scatto a San Francisco. Siccome ho sempre fotografato il Golden Gate, il Bay Bridge si è ingelosito parecchio e allora ho dovuto rimediare. Non ero mai stato a Coit Tower e quindi sono passato anche da quelle parti. Tappa fissa è invece The Cannery dove ho beccato una cantante bravissima (l’audio non c’è, sorry). Ed infine alcune istantanee stile giap (take a picture, take a picture): un truck, le foto di Fisherman Wharf, ecc.
Però la foto più bella… è quella di apertura. Sei ancora qui?
Nota tecnica: le dimensioni delle foto le ho rimpiccolite per il blog, così si risparmia tempo nel caricamento.
Stasera al SES di Chigaco c’è stata la sessione “Future of SEM” con alcuni dei personaggi clou nell’industria del search marketing. Faccio però un salto indietro, esattamente a ieri mattina, quando Danny Sullivan ha tenuto il suo consueto keynote. In questa occasione Danny ha tirato fuori il tema a lui caro della bassa percezione che si ha dell’industria del search marketing. A suo modo di vedere, non solo c’è una frequente confusione nel capire “che diavolo fa” uno che si occupa di search marketing, ma questo settore viene associato a valori negativi: spam, trucchetti tecnici, click fraudolenti, ecc. Per motivare che invece non è così, Danny ha argomentato sull’esistenza di una forte Search Marketing Community fatta di professionisti, e propone alcuni modelli positivi come, ad esempio, Marckini di iProspect ed il suo deal da 50 milioni di dollari con Aegis, e lancia l’idea di un giorno interamente dedicato al Search che possa far capire il peso di questo comparto.
Che possa esserci confusione sul mestiere di chi fa SEM, mi trovo d’accordo. Ma questo è tipico nella tecnologia. Ricordo quando, poco mendo di vent’anni fa, cercavo di spiegare che mi occupavo di desktop publishing a chi non aveva mai utilizzato un computer. Ed ora ammetto che ho qualche difficoltà a spiegare ai miei figli cosa faccio esattamente con Google, Yahoo! e gli altri. Ma trovo tutto ciò normale e inevitabile, magari con la differenza che ogni sei mesi devo aggiornare un po’ la descrizione del “cosa faccio”.
Però non sono daccordo nel voler aumentare la considerazione di questa industry attraverso elementi di facciata. Nel discorso di Danny ho trovato due punti che non condivido. Il primo è un senso di frustrazione nel venire individuati, a volte, come spammer oppure come maneggiatori di codice. È una cosa che succede in tutti i settori dove ci sono aziende che operano tattiche non idonee o addirittura illegali. È come se ci si sentisse in difficoltà a vendere o pianificare servizi di e-mail advertising solo perché esiste il fenomeno delo spam via posta elettronica.
L’altro elemento è che non serve un’operazione di immagine: è talmente facile dimostrare i vantaggi del search marketing in modo tangibile e misurato, che non servono i poster con l’imprenditore che ha fatto 50 milioni con la sua agenzia SEM. Peraltro in molte occasioni, anche qui a Chicago, è stato ribabdito che il search non è più solo uno strumento tattico di direct, ma è entrato (o entrerà) di diritto nelle strategie di comunicazione delle aziende.
Succede sempre così: volevo parlare del keynote di Danny come cappello alla sessione sul futuro del SEM, ma sono andato lungo. Allora mi fermo qui; se ne riparla più avanti.
Stavo preparando un post sul keynote di Danny Sullivan e sull’interessante sessione "The Future of SEM". Poi ci si è messo il party di Webmasterradio nel locale di Buddy Guy e, complice il free bar, lo completo domani (pomeriggio, ora italiana). Comunque una bella serata di blues: daltronde in Italia è festa, per cui mi sono concesso una serata a blues (si è fatto vivo anche il legendary Buddy Guy), birra e Wild Turkey per finire.
Durante l’ultima sessione per oggi qui al SES di Chicago, Scott Johnson, fondatore e CEO di Feedster ha annunciato una nuova versione del popolare motori di ricerca di feeds (blog e non solo). Dovrebbe essere online dal prossimo venerdì. Le modifiche che sono state evidenziate, sono:
- selezione della lingua
- search zoom
- suddivisione automatica dei risultati tra blog, news e podcast
- possibilità di inserire tag ovunque
- spam report
Durante la sessione, c’è stata una bella discussione riguardo i tag, a cui hano contribuito Bob Wyman di PubSub e Nathan Stoll di Google. Il punto è capire se e quanto i tag aiutino nel migliorare la classificazione delle informazioni digitali e, di conseguenza, se siano effettivamente di supporto nella ricerca. Ebbene, una considerazione comune è che l’efficacia è abbastanza dubbia, anche per il virulento attacco degli spammers di ogni ridda e per la difficoltà oggettiva di definire in modo univoco i contenuti, ma che l’input dei tag potrà essere regolato, o meglio, orientato in futuro per migliorarne la rilevanza.
Update: avevo dimenticato di segnalare che, come ormai tradizione, RustyBrick Bio: Barry Schwartz di RustyBrick ha fatto un ottimo coverage della sessione e l’ha postata… 6 minuti prima di me
Durante l’ultima sessione per oggi qui al SES di Chicago, Scott Johnson, fondatore e CEO di Feedster ha annunciato una nuova versione del popolare motori di ricerca di feeds (blog e non solo). Dovrebbe essere online dal prossimo venerdì. Le modifiche che sono state evidenziate, sono:
- selezione della lingua
- search zoom
- suddivisione automatica dei risultati tra blog, news e podcast
- possibilità di inserire tag ovunque
- spam report
Durante la sessione, c’è stata una bella discussione riguardo i tag, a cui hano contribuito Bob Wyman di PubSub e Nathan Stoll di Google. Il punto è capire se e quanto i tag aiutino nel migliorare la classificazione delle informazioni digitali e, di conseguenza, se siano effettivamente di supporto nella ricerca. Ebbene, una considerazione comune è che l’efficacia è abbastanza dubbia, anche per il virulento attacco degli spammers di ogni ridda e per la difficoltà oggettiva di definire in modo univoco i contenuti, ma che l’input dei tag potrà essere regolato, o meglio, orientato in futuro per migliorarne la rilevanza.
Update: avevo dimenticato di segnalare che, come ormai tradizione, RustyBrick Bio: Barry Schwartz di RustyBrick ha fatto un ottimo coverage della sessione e l’ha postata… 6 minuti prima di me
Ho preferito venire qui a Chicago al Search Engine Strategies piuttosto che a Lesblogs di Parigi. Magari il prossimo anno faccio il contrario, soprattutto perché qui si muore di freddo. Quest’anno siamo all’Hilton e l’atmosfera sembra più raccolta rispetto all’imponente McCormick Place degli ani precedenti.
Intanto stamattina mi perderò la prima sessione (per fortuna non c’e nulla di irresistibile) perché mi sono dimenticato a casa il caricabatteria del Treo e devo andare a comprarne un altro. Sapete quei periodi in cui credi di avere una nuvoletta in testa che fa piovere solo sopra di te? Beh, più o meno mi sento così. Piccole cose, per fortuna, ma mi capita un’inconveniente dietro l’altro. A ciò aggiungo un gran bel po’ di cose da fare (anche in questo caso, meglio così) ed è anche questo uno dei motivi per cui sono a digiuno di post da qualche giorno. E pensare che ho in mente diverse cosette da scrivere…
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