Archivio: dicembre, 2005

The Search - John BattelleIl sottotitolo di The Search ne spiega piuttosto bene il contenuto: “come Google e i suoi rivali hanno riscritto le regole del business e trasformato la nostra cultura”. Sembra un incipit enfatico e votato al sensazionale, ed invece c’è da concordare con Battelle: i motori di ricerca hanno mutato l’accesso alle informazioni e, di conseguenza, a tutto il business basato su di esse (cioè praticamente qualsiasi business). Il testo non segue un percorso schematico ma è senz’altro piacevole da leggere; non dimentichiamo che Battelle è stato l’editor di Wired ed il fondatore di The Industry Standard, e The Search conferma senz’altro che è uno che sa scrivere.


Un misto di soddisfazione e stupore mi ha colto leggendo The Database of Intentions, il capitolo col quale si apre il libro e nel quale Battelle descrive l’impressionante mole di informazioni che piovono sui motori di ricerca. Sono le “intenzioni” espresse dagli utenti ogni volta che fanno un’interrogazione; e ogni query rappresenta un bisogno, un interesse. Beh, realizzare analisi di mercato attraverso lo studio delle query, è una cosa che in Ad Maiora abbiamo iniziato a fare dal 2002 e che continuiamo a perfezionare. In questi anni mi sono sempre chiesto se ero matto io oppure se ero solo un po’ in anticipo sui tempi. Vedendo anche l’eco che iniziano a suscitare i vari Google Zeigeist e Yahoo! Buzz, opterei per la seconda ;-) E pensare che il precursore, Lycos 50, esiste da quasi sette anni e non se lo sono mai filato gran che. Però il 2006 è l’anno buono e vedrete che anche noi tireremo fuori qualcosa di “importante” nell’analisi del Database of Intentions. Ma torniamo al libro.


Oltre a descrivere i meccanismi che, usando le parole di Tim Armstrong di Google, hanno trasformato il search da un centro di costo ad un centro di profitto, Battelle prova ad immaginare le possibili applicazioni future di quello che oggi chiamiamo “search”, confermando l’opinione diffusa di un’evoluzione che supererà i confini del web e si sposterà su device e contesti diversi.


Interessante la riflessione secondo cui l’informazione (indipendentemente dal modo in cui vi si accede) inizia ad essere valida solo se condivisibile all’istante con altre persone. Il “link” diventa quindi un attributo che ne caratterizza l’accettazione e l’utilizzo. L’autore chiaramente segnala che questo sconvolge i meccanismi che attualmente regolano i media, e in particolare chi gestisce le “news”, ma daltronde sembra un processo irreversibile.


Da segnalare infine un esaustivo percorso cronologico della storia dei motori di ricerca, soprattutto dal momento in cui GoTo (oggi Overture/Yahoo!) inventò il mercato del keyword advertising. Un po’ di amarcord per chi quegli anni li ha vissuti intensamente.

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In genere non amo le segnalazioni mordi-e-fuggi, ma cerco di aggiungere i famosi 2 cents. Questa volta, faccio un’eccezione consapevole del fatto… che non avrò tempo per approfondire almeno fino… al prossimo anno ;-)


Luca riporta alcuni spunti dell’ultimo Nòva24. Va sottolineata, in particolare, la corretta indicazione di Caravita quando evidenzia che la pubblicità online è sottostimata, soprattutto per via del valore del keyword advertising che non viene (ancora) rilevato adeguatamente e che invece pesa sempre di più. È un problema che continuo a seguire anche dall’interno di IAB e di SEMPO e su cui spero di contribuire a far chiarezza in futuro.


Sul post di Luca, ho anche scoperto il blog di Fulvio Zendrini: un po’ chiacchieroso, ma piacevolissimo. Peccato che non ci sia il feed RSS. Però c’è la storia di far bloggare i nonni (e che avevo letto anche su un articolo di Claudio Cazzola su Prima Comunicazione) su cui ritornerò perché vicina ad un’altra idea.


Emiliano mi segnala un nuovo forum (anzi un ControForum) sui motori di ricerca. Certo che la concorrenza di Giorgio e di HTML è forte, ma in ogni caso… in bocca al lupo!


Secondo Marco, “Google ha in mano il mondo” e giustamente nei commenti si parla del “Database of Intentions” a cui è dedicato il primo capitolo di The Search, il libro di Battelle (a proposito: l’ho terminato e spero di scrivere la recensione la prox settimana). L’analisi delle query è un altro degli argomenti che mi eccita di più, e questo succede dal alcuni anni, esattamente dal 2002 quando abbiamo avviato un piccolo Centro di Ricerca dedicato a questo e abbiamo iniziato a fare i nostri studi. Nel 2006 faremo faville sul tema delle analisi di mercato, anche perché non c’è solo Google che “sa” ;-)


Eugenio mi segnala che il suo post su Menostato, ove controbatte alle affermazioni di Berlusconi a Porta a Porta con dati oggettivi, è stato ripreso da IlSole24Ore. Anche questo lo mettiamo sotto l’albero!


E con l’occasione, caro lettore, ti auguro un Natale sereno e un fantastico 2006. Auguri!


Ad Maiora Xmas Party

I ragazzi hanno preparato un kit Skype (webcam e audio) brandizzato Ad Maiora per tutti. I neo assunti hanno recitato poesie. Una stageur ha accennato una danza del ventre. Il resto l’ha fatto un ottimo vinello rosso. Bravi, è bello essere qui. Auguri!


Vodafonewrong Sennò poi si dice che scrivo solo di cose americane, ecco un paio di scatti fatti col Treo provenienti da un sottopassaggio alla stazione Termini di Roma.

Mi capitò già alcuni mesi fa di osservare questa strana headline di Vodafone: "Parla all’estero con la tua tariffaale". Per un secondo ho creduto che fosse un’idea dell’agenzia creativa che aveva infilato un termine straniero (direi simil-est-europeo) pubblicizzando un servizio telefonico dall’estero.

Però, sarebbe stata una chicca per Martina (anzi, il link italiano ora è qui) che invece non ha riportato nulla. Per cui ci doveva essere sotto qualcos’altro.

Vodafoneok Ed infatti, guardando i cartelloni seguenti, ecco spiegato l’arcano: hanno semplicemente dimenticato uno dei riquadri di cui si compone il cartellone, per cui i due frame originariamente non contigui, hanno sviluppato questo assurdo "tariffaale"

Il problema è che il collage sbagliato è lì da mesi!


Ho scritto un breve articolo per DailyNet sulla sessione “The future of SEM” che si è tenuta durante il Search Engine Strategies di Chicago che si è svolto la settimana scorsa. I temi principali: il Search entra nelle strategie di comunicazione complessive delle aziende, le informazioni e gli analytics gestiti da Google, il marketshare del settore. Buona lettura! ;-)

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Scrivo di getto dopo aver letto la lucida riflessione di Luca De Biase sulla necessità di arginare la strategia del declino che sembra vederci inesorabilmente andare verso un periodo oscuro e arido. Luca peraltro riprende la sensazione di ottimismo riportata dal Prof. De Rita, il quale rimane uno dei più profondi osservatori e conoscitori della società italiana (a cui ho proposto di aiutarlo gratuitamente ad attivare un suo blog; ma questa è un’altra storia…).

Sembra che l’ottimismo e la speranza siano diventati argomenti di cui aver vergogna. Sembra che ambire al miglioramento sia solo l’espressione di ingenui e sognatori.

Passando un po’ di tempo negli Usa, ho modo di assaporare l’atteggiamento opposto. Think positive è il mantra ripetuto fino alla noia. Negli States sicuramente si esagera; ma io che cerco sempre di trasformarmi in una spugna quando c’è da imparare dagli altri, assaporo la ventata di freschezza che accompagna il think positive, quella ventata che alimenta la creatività, scatena l’entusiasmo, accende il sorriso.

Non rinuncerò a tutto questo per qualche politico disfattista.


Scrivo di getto dopo aver letto la lucida riflessione di Luca De Biase sulla necessità di arginare la strategia del declino che sembra vederci inesorabilmente andare verso un periodo oscuro e arido. Luca peraltro riprende la sensazione di ottimismo riportata dal Prof. De Rita, il quale rimane uno dei più profondi osservatori e conoscitori della società italiana (a cui ho proposto di aiutarlo gratuitamente ad attivare un suo blog; ma questa è un’altra storia…).

Sembra che l’ottimismo e la speranza siano diventati argomenti di cui aver vergogna. Sembra che ambire al miglioramento sia solo l’espressione di ingenui e sognatori.

Passando un po’ di tempo negli Usa, ho modo di assaporare l’atteggiamento opposto. Think positive è il mantra ripetuto fino alla noia. Negli States sicuramente si esagera; ma io che cerco sempre di trasformarmi in una spugna quando c’è da imparare dagli altri, assaporo la ventata di freschezza che accompagna il think positive, quella ventata che alimenta la creatività, scatena l’entusiasmo, accende il sorriso.

Non rinuncerò a tutto questo per qualche politico disfattista.


Sanfranciscofall05011 Domenica ho fatto qualche scatto a San Francisco. Siccome ho sempre fotografato il Golden Gate, il Bay Bridge si è ingelosito parecchio e allora ho dovuto rimediare. Non ero mai stato a Coit Tower e quindi sono passato anche da quelle parti. Tappa fissa è invece The Cannery dove ho beccato una cantante bravissima (l’audio non c’è, sorry). Ed infine alcune istantanee stile giap (take a picture, take a picture): un truck, le foto di Fisherman Wharf, ecc.

Però la foto più bella… è quella di apertura. Sei ancora qui?

Nota tecnica: le dimensioni delle foto le ho rimpiccolite per il blog, così si risparmia tempo nel caricamento.


Admaiorasf Il SES di Chicago è terminato e adesso… mi metto a lavorare, tanto fuori nevica e fa troppo freddo per i miei gusti. Prima di tornare su relazioni e grafici, ho giocato un momento con lo splendido nuovo Windows Live Local, ancora in beta e limitato alle città americane. Però l’effetto è bellissimo perché oltre alle mappe e alle immagini dal satellite, adesso ci sono anche le foto aeree. Questa è quella dell’edificio a San Francisco dove ci sono gli uffici di Ad Maiora e dove arriverò domani. (Nota: il link porta alla mappa disegnata; la foto aerea si ottiene cliccando su "bird’s eye" in alto a sinistra)


Dannykeynote Stasera al SES di Chigaco c’è stata la sessione “Future of SEM” con alcuni dei personaggi clou nell’industria del search marketing. Faccio però un salto indietro, esattamente a ieri mattina, quando Danny Sullivan ha tenuto il suo consueto keynote. In questa occasione Danny ha tirato fuori il tema a lui caro della bassa percezione che si ha dell’industria del search marketing. A suo modo di vedere, non solo c’è una frequente confusione nel capire “che diavolo fa” uno che si occupa di search marketing, ma questo settore viene associato a valori negativi: spam, trucchetti tecnici, click fraudolenti, ecc. Per motivare che invece non è così, Danny ha argomentato sull’esistenza di una forte Search Marketing Community fatta di professionisti, e propone alcuni modelli positivi come, ad esempio, Marckini di iProspect ed il suo deal da 50 milioni di dollari con Aegis, e lancia l’idea di un giorno interamente dedicato al Search che possa far capire il peso di questo comparto.

Che possa esserci confusione sul mestiere di chi fa SEM, mi trovo d’accordo. Ma questo è tipico nella tecnologia. Ricordo quando, poco mendo di vent’anni fa, cercavo di spiegare che mi occupavo di desktop publishing a chi non aveva mai utilizzato un computer. Ed ora ammetto che ho qualche difficoltà a spiegare ai miei figli cosa faccio esattamente con Google, Yahoo! e gli altri. Ma trovo tutto ciò normale e inevitabile, magari con la differenza che ogni sei mesi devo aggiornare un po’ la descrizione del “cosa faccio”.

Però non sono daccordo nel voler aumentare la considerazione di questa industry attraverso elementi di facciata. Nel discorso di Danny ho trovato due punti che non condivido. Il primo è un senso di frustrazione nel venire individuati, a volte, come spammer oppure come maneggiatori di codice. È una cosa che succede in tutti i settori dove ci sono aziende che operano tattiche non idonee o addirittura illegali. È come se ci si sentisse in difficoltà a vendere o pianificare servizi di e-mail advertising solo perché esiste il fenomeno delo spam via posta elettronica.

L’altro elemento è che non serve un’operazione di immagine: è talmente facile dimostrare i vantaggi del search marketing in modo tangibile e misurato, che non servono i poster con l’imprenditore che ha fatto 50 milioni con la sua agenzia SEM. Peraltro in molte occasioni, anche qui a Chicago, è stato ribabdito che il search non è più solo uno strumento tattico di direct, ma è entrato (o entrerà) di diritto nelle strategie di comunicazione delle aziende.

Succede sempre così: volevo parlare del keynote di Danny come cappello alla sessione sul futuro del SEM, ma sono andato lungo. Allora mi fermo qui; se ne riparla più avanti.


Stavo preparando un post sul keynote di Danny Sullivan e sull’interessante sessione "The Future of SEM". Poi ci si è messo il party di Webmasterradio nel locale di Buddy Guy e, complice il free bar, lo completo domani (pomeriggio, ora italiana). Comunque una bella serata di blues: daltronde in Italia è festa, per cui mi sono concesso una serata a blues (si è fatto vivo anche il legendary Buddy Guy), birra e Wild Turkey per finire.


Feedster Durante l’ultima sessione per oggi qui al SES di Chicago, Scott Johnson, fondatore e CEO di Feedster ha annunciato una nuova versione del popolare motori di ricerca di feeds (blog e non solo). Dovrebbe essere online dal prossimo venerdì. Le modifiche che sono state evidenziate, sono:

  • selezione della lingua
  • search zoom
  • suddivisione automatica dei risultati tra blog, news e podcast
  • possibilità di inserire tag ovunque
  • spam report

Durante la sessione, c’è stata una bella discussione riguardo i tag, a cui hano contribuito Bob Wyman di PubSub e Nathan Stoll di Google. Il punto è capire se e quanto i tag aiutino nel migliorare la classificazione delle informazioni digitali e, di conseguenza, se siano effettivamente di supporto nella ricerca. Ebbene, una considerazione comune è che l’efficacia è abbastanza dubbia, anche per il virulento attacco degli spammers di ogni ridda e per la difficoltà oggettiva di definire in modo univoco i contenuti, ma che l’input dei tag potrà essere regolato, o meglio, orientato in futuro per migliorarne la rilevanza.

Update: avevo dimenticato di segnalare che, come ormai tradizione, RustyBrick Bio: Barry Schwartz di RustyBrick ha fatto un ottimo coverage della sessione e l’ha postata… 6 minuti prima di me ;-)


Feedster Durante l’ultima sessione per oggi qui al SES di Chicago, Scott Johnson, fondatore e CEO di Feedster ha annunciato una nuova versione del popolare motori di ricerca di feeds (blog e non solo). Dovrebbe essere online dal prossimo venerdì. Le modifiche che sono state evidenziate, sono:

  • selezione della lingua
  • search zoom
  • suddivisione automatica dei risultati tra blog, news e podcast
  • possibilità di inserire tag ovunque
  • spam report

Durante la sessione, c’è stata una bella discussione riguardo i tag, a cui hano contribuito Bob Wyman di PubSub e Nathan Stoll di Google. Il punto è capire se e quanto i tag aiutino nel migliorare la classificazione delle informazioni digitali e, di conseguenza, se siano effettivamente di supporto nella ricerca. Ebbene, una considerazione comune è che l’efficacia è abbastanza dubbia, anche per il virulento attacco degli spammers di ogni ridda e per la difficoltà oggettiva di definire in modo univoco i contenuti, ma che l’input dei tag potrà essere regolato, o meglio, orientato in futuro per migliorarne la rilevanza.

Update: avevo dimenticato di segnalare che, come ormai tradizione, RustyBrick Bio: Barry Schwartz di RustyBrick ha fatto un ottimo coverage della sessione e l’ha postata… 6 minuti prima di me ;-)


Lo avevo già annunciato, ma ora c’è anche il nostro comunicato ufficiale del management buy out di Ad Maiora. L’operazione mi ha distratto non poco per quasi un anno, ma ora avercela alle spalle è una bella sensazione, specie in questo periodo quando si fanno i piani per l’anno che viene.


Un mese fa cercavamo un SEO da inserire in Ad Maiora (a proposito: l’abbiamo trovato!) e, tanto per confermare l’utilità dei business blog, mi sono pervenuti 14 curriculum di cui più della metà decisamente in linea con il profilo richiesto.

Curriculumongoogle Tra tutte le candidature, la più originale è stata quella di Alessandro che ha posizionato il suo curriculum su Google e nello screenshot si vede il risultato personalizzato per me! Ottimo lavoro!

Ecco, Alessandro mi ha sollecitato a scrivere in merito alla qualità medio-bassa della maggior parte dei curriculm che ci arrivano. Si badi, non parlo delle competenze e dei meriti professionali. Parlo del modo di presentarsi alle aziende, cosa che sembra sfuggire ai più.

In molti casi l’atteggiamento dei giovani candidati è questo: “vorrei venire a lavorare da voi perché così faccio esperienza, potrò crescere, imparerò nuove cose, ecc.”. A volte ho la tentazione di rispondergli chiedendo se vogliono essere loro a pagare… Mi spiego: capisco bene le difficoltà dei giovani e la scarsa conoscenza del mondo del lavoro, ma ritengo che l’atteggiamento opportuno sia innanzitutto quello di essere disponibili a dare per poi ricevere. Ed il comprensibile imbarazzo di alcuni che hanno un curriculum scarsino, non è quello di rappresentare ciò per cui verrebbero ad imparare, ma ciò che possono (devono ?) mettere sul tavolo: entusiasmo, passione, voglia di mettersi in discussione, ecc. Questo si può fare anche scrivendo (brevemente) di quelle che sono le attuali passioni; se suonate la chitarra o fate uno sport, ok, scrivete perché vi prendono, raccontate il vostro entusiasmo. Alle aziende, almeno alla mia, serve questo alla base di tutto!

Poi ci sono quelli che industrializzano i curriculum, che ti mandano la mail o la lettera scrivendo “Egregia Ditta”. E non regge la scusa “devo mandare mille curriculum”. A volte si dimentica che le aziende sono fatte di persone e che guardano chi si rivolge “a loro” e non ad altre migliaia di aziende indistintamente. E poi, specie nei settori verticali, sarebbe opportuno conoscere qualcosa dell’azienda a cui si scrive (con internet è facile), magari personalizzando la propria presentazione in funzione del tipo del destinatario.

Mi fermo qui perché sennò divento acido. Ribadisco: capisco l’inesperienza e, a volte, l’ingenuità. E sono convinto che la scuola e l’università potrebbero dare delle indicazioni a riguardo. Però sembra davvero che ci siano ragazzi che cercano lavoro ma solo alcuni vogliono davvero trovarlo.


Ho preferito venire qui a Chicago al Search Engine Strategies piuttosto che a Lesblogs di Parigi. Magari il prossimo anno faccio il contrario, soprattutto perché qui si muore di freddo. Quest’anno siamo all’Hilton e l’atmosfera sembra più raccolta rispetto all’imponente McCormick Place degli ani precedenti.


Intanto stamattina mi perderò la prima sessione (per fortuna non c’e nulla di irresistibile) perché mi sono dimenticato a casa il caricabatteria del Treo e devo andare a comprarne un altro. Sapete quei periodi in cui credi di avere una nuvoletta in testa che fa piovere solo sopra di te? Beh, più o meno mi sento così. Piccole cose, per fortuna, ma mi capita un’inconveniente dietro l’altro. A ciò aggiungo un gran bel po’ di cose da fare (anche in questo caso, meglio così) ed è anche questo uno dei motivi per cui sono a digiuno di post da qualche giorno. E pensare che ho in mente diverse cosette da scrivere…