Archivio: settembre, 2005

Dopo tre anni dalla sua ultima visita in Italia, il CEO e Presidente di Edelman, la più grande agenzia indipendente al mondo di pubbliche relazioni, ha subito organizzato un incontro dal titolo “Giornalismo e Blog: le imprese stanno aguardare?”. Già questo fa notizia, a mio modo di vedere. Mr. Edelman è un noto CEO blogger ed attualmente riceve oltre 2.000 visite al giorno. Del suo intervento, molto pragmatico ed efficacie, riporto alcune delle considerazioni che ho maggiormente apprezzato:

  • Le aziende dovranno passare da una comunicazione principalmente pubblicitaria ad una di tipo bidirezionale, con un approccio basato sulla conversazione, ed indirizzata alla molteplicità degli stakeholder e non più solamente alle elite.
  • La comunicazione non sarà più prodotta dall’azienda verso i clienti, ma potrà svilupparsi in maniera congiunta, modalit’ definita da Edelman di “co-creation”.

Edelman - conferenza blog Poi è stato il turno di Luca De Biase di cui ho apprezzato in particolare l’analisi del concetto di “credibilità” e di come attraverso i blog, si modifica (in meglio) il rapporto fiduciario tra emittente e ricevente, perchè il metodo di sviluppo ed elaborazoni delle informazioni si basa su una coerenza di fondo che è palese e trasparente per chi legge.

Roberto Casaleggio si è soffermato sul blog di Beppe Grillo, arrivato a 80.000 visite al giorno e 1,4 milioni di visitatori unici al mese. Numeri senz’altro “importanti” che sono stati anche posti in relazione con le versioni online di alcuni media tradizionali. Lo scenario posto da Casaleggio è probabilmente un po’ forzato (“I media tradizionali smetteranno di investire su internet perché non reggeranno il confronto con i nuovi media online” – non è la frase esatta, ma il concetto, almeno come l’ho capito io, dovrebbe essere questo), anche perché supportato da alcuni parametri che trovo di importanza relativa come, ad esempio, l’enfasi sulla quantità di link verso beppegrillo.it che saranno pure tantissimi, ma che riguardano un’unità di misura (i link, appunto) che in altri ambiti non è del tutto significativa o confrontabile.

A Casaleggio ho posto una domanda che ho visto emergere più volte a proposito del blog di Grillo, e cioè il fatto che non interviene nei commenti ai suoi post. La risposta è stata duplice: a) Grillo non ha tempo (e questa, pur del tutto comprensibile, non mi pare una buona ragione); b) lui comunque legge tutti i commenti e trae conclusioni sulle opinioni e gli argomenti più popolari e poi si muove di conseguenza (questo va meglio).

A concludere, Stefano Maruzzi di MSN, che ha sottolineato l’attenzione posta da Microsoft nel verificare il corretto uso degli strumenti di blogging offerti, in particolare riguardo la sicurezza dei minori. Su questo fronte, è già attiva una tecnologia che riesce ad individuare nelle foto pubblicate dagli utenti online eventuali immagini di bambini scomparsi. Il settore delle immagini è uno di quello a cui sono più attenti, considerando che ogni giorno vengono immesse su MSN Spaces oltre 6,5 milioni d nuove foto.


Mercoledì prossimo (5 ottobre) parteciperò al workshop “Strumenti per innovare”, organizzato dal gruppo romano dell’ADICO, l’associazione italiana dei direttori commerciali, di cui fa parte anche Ad Maiora.

Nel pianificare questo evento, si è voluto affrontare il tema dell’innovazione in modo allargato, proprio perché spesso si circoscrive il tema alle invenzioni o ai prodotti tecnologici, mentre è bene parlare di innovazione, ad esempio, anche a riguardo dei processi organizzativi e distributivi, oppure a politiche di pricing originali.

La mattina ci saranno i contributi dei responsabili di BancoPoste, EuropCar, Metaconsulting, Iperclub.

Il titolo del mio intervento è “Innovare vivendo webtime”. Testimonierò su come un’azienda che opera in un settore giovane ed in continua evoluzione, sia costretta ad innovare pressoché quotidianamente. Citerò i principali meccanismi con cui cerchiamo di stimolare l’innovazione all’interno di Ad Maiora e di come viene condivisa dall’intero staff. Coincidentalmente, proprio in questi giorni sto leggendo l’ottimo “Comunicare l’innovazione”, un libro che raccoglie interessanti testimonianze raccolte da Andrea Granelli, e che senz’altro andrò a citare nel mio speech.

Tornando all’evento di ADICO, da segnalare che nel pomeriggio ci sarà il workshop “I sette passi per INNOVARE con Successo” tenuto da Marco Rizzo di Marketing Consultant.

L’evento si terrà al Supperclub, un posto di cui ho sentito parlare molto e che sembra molto cool. Se passate dalle parti della Capitale… ;-)


Segnalo molto volentieri l nuovo weblog di Eugenio La Mesa, dedicato principalmente all’e-mail marketing, settore nel quale Eugenio opera da molti anni con la sua Salesware.

Per mio conto questo significa un feed in più da dare in pasto a Bloglines, ma senz’altro meno attenzione (e quindi tempo risparmiato) ad altre newsletter e siti che trattano di email marketing. Ed è proprio questa una delle opportunità che i blog possono offrire alle aziende ed ai loro CEO: diventare un riferimento del settore in cui operano. Certo non è facile: occorre capacità, tempo, feeling con la blogosfera. Ma in quasto momento ove in Italia i business blog (ed i CEO blog in particolare) si contano sulle dita di una mano, c’è un’infinitù di spazio da conquistare. Un giorno non sarà più così.


Jack Welch, stando a quanto è riportato sul sito del World Business Forum, è il manager più ammirato al mondo, ed è facile essere daccordo con questo. La passione e la lucidità con la quale parla di management sono impressionanti, la convinzione con la quale espone le sue vision è di una semplicità disarmante ma di un’efficacia estrema. Secondo me è l’incarnazione vivente di quel vecchio detto: “ragiona come un saggio ma parla come la gente comune”.

Durante la sessione di domande/risposte non ho resistito ed ho posto questa domanda: “che opinione ha dell’aumento di potere dei consumatori attraverso l’uso delle nuove tecnologie, il word of mouth ed il word of mouse ?” Mi sa che non se l’aspettava e la sua risposta è stata un po’ di circostanza, citando qualcosa a riguardo della necessità delle aziende di essere sincere. Comunque neanche io mi aspettavo la sua conclusione che è stata: “E secondo te ?”. Wow, insomma, ho dovuto rispondere a Jack Welch! Cosa che ho fatto brevemente, affermando che vedo un nuovo media “around us” che è fatto dagli utenti e che tale media può rappresentare un competitor per le aziende.

Tra le indicazioni più dirette di Welch, segnalo:

  • Principali criteri per la selezione del personale: a) passione, b) capacità di fare le cose rispetto al solo parlarne
  • le tre cose più importanti a cui badare in azienda: a) cosa dicono/pensano i dipendenti; b) cosa dicono/pensano i clienti; c) il cashflow
  • la cosa più inutile e dannosa in azienda sono i budget
  • l’importanza del CFO è nulla rispetto al capo delle risorse umane

Prima di Welsh è stato il turno di William Ury che ha parlato di negoziazione, un tema che mi è molto caro e che è stato affrontato con la nota verve e competenza.

Clinton Nel pomeriggio c’è stato il collegamento via satellite con William J.Clinton. Il solito faccione ma un’attività molto diversa da quando lo ricordavamo Presidente degli USA, tutta dedicata all’attivismo umanitario attraverso una sua fondazione (che finora ha raccolto 1,3 miliardi di dollari) e per via di vari incarichi dell’ONU. Nonostante abbia evidenziato problemi enormi (le malattie e la fame, il terrorismo, ecc.), si è dichiarato ottimista in particolare per l’esistenza e la diffusione di due cose:

  • internet, come vettore di discussione e come opportunità di fund raising
  • le ONG a cui, secondo Clinton, occorre dare fiducia perché sono il miglior driver per gli aiuti umanitari rispetto agli interventi dei singoli governi

A concludere il World Business Forum, la strategia Oceano Blu di Renné Mauborgne, il cui libro è attualmente il più venduto testo di management al mondo e che, in alcune nazioni asiatiche, se la batte con Harry Potter nella classifica dei best seller. In realtà il concetto è semplice: “spostare la competizione su mercati inesplorati”, in modo da creare fenomeni e prodotti innovativi come l’iPod o, a suo tempo, il walkman di Sony. La novità della strategia Oceano Blu è che si basa sullo studio di centinaia di casi aziendali di successo dell’ultimo secolo e che sembra aver individuato alcuni punti di contatto tra loro. Nel frattempo, ho messo il libro della Mauborgne in cima ai prossimi da leggere.


Ohmae Vorrei sintetizzare la prima giornata del World Business Forum con una frase di Kenichoi Ohmae, uno tra i cinque maggiori guru del management secondo The Economist, il quale ha sottolineato con particolare enfasi che oggi “se non si è presenti nella prima pagina di Google non si è nessuno!”

Non che ci dovessi venire al World Business Forum per sentirmelo dire (io ne parlo senz’altro da più tempo di Mr. Ohmae, eh eh), ma spero possa generare un qualche effetto sui circa 3.000 top manager italiani presenti. Io mi accontenterei del 20% di questi ;-)

Resto della giornata niente male con Gary Hamel e l’innovazione (tema che sto seguendo in questo periodo anche per via di un convegno di cui riferirò nei prossimi giorni), Henry Kissinger un po’ invecchiato ma terribilmente lucido nel suo esame dello scenario internazionale, John Davis sulle aziende gestite dai gruppi familiari.


Qualche riflessione su internet in relazione agli altri media: migliore, peggiore o solo diverso?

Quei pensieri che a scriverli ci metteresti una vita e che a voce escono più facilmente. Per fortuna che hanno inventato il podcast! :)


MP3 File (4:50, 1,11Mb)


Non so perché Google ritorni adesso sul googlebombing più famoso, ossia il posizionamento guidato della biografia di Bush in testa ai risultati di ricerca per il termine “miserable failure”. Si tratta di una cosa che va avanti da due anni ed io scrissi un postone (dicesi postone un post lungo) all’inizio del 2004 chiamato proprio Quel (miserabile) fallimento che non serve. Ve ne risparmio la lettura, ma ribadisco il senso con cui concludevo: chi ne perde di più non sono Bush o Berlusconi ma i motori di ricerca ed i loro visitatori.

La logica di Google è coerente ed auspicabile: non vogliamo fare interventi manuali sul nostro indice, ma operare affinché la tecnologia faccia bene il suo mestiere. Ok, se però basta una manciata di click per sbattere in testa chi si vuole con qualsiasi termine, allora di chi è il fallimento?

Ho citato prima Berlusconi, perché il fenomeno fu subito replicato in Italia, ovviamente con il posizionamento della biografia del Presidente del Consiglio in testa ai risultati per il termine “miserabile fallimento”. Da notare che al secondo posto nella gratuatoria c’è… questo blog e spero non per ragioni legate a qualche fallimento di sorta. La cosa che mi stupisce un po’ è che questa query continua ad essere tra le prime cinque di quelle che generano visite dai motori di ricerca.


Il mio post sull’indagine sui rapporti tra giornalisti italiani e blog ha destato molto interesse. Interessante è il confronto che si [ sviluppato nei commenti, tra i quali quello di Vincenzo di Digital-PR che ha condotto la ricerca e che risponde ad alcune osservazioni critiche su questo lavoro.
Nei trackback ci sono gli altri blog che hanno riportato la notizia, mentre ieri ne ha parlato anche BlogRoll, il programma di RadioRadicale (qui l’MP3 dell’intera puntata)
Il mio commento iniziale rimane positivo, vedendolo soprattutto in chiave di business. Pragmaticamente, per un’azienda che fa public relation, avere un database di giornalisti dei quali il 10% circa risponde ad una survey del genere e con i risultati che sappiamo, è un’evidenza che trovo oggettivamemte rilevante. Quanto meno è un segnale, espresso numericamente, del cambiamento in atto su quella che è l’attenzione e la considerazione riservata ai blog.
Ok, forse è esagerata l’enfasi nel presentare questa analisi come una ricerca rappresentativa di tutti i giornalisti italiani; inquadrata invece come una survey, peraltro effettuata da uno dei più grandi gruppi al mondo di public relation, assume un significato che in questo momento è importante.


Avete presente le comunicazioni periodiche che descrivono l’andamento della pubblicità in Italia elaborate da Nielsen Media Research? Ogni mese ci mostrano crescite o regressi di televisione, stampa, radio, affissioni e cinema. Mancava internet che, in quanto a valore di mercato, pesa ormai più del cinema e si avvicina sempre di più alle affissioni.

Ebbene, da oggi NMR includerà anche internet nelle sue rilevazioni AdEx, frutto di un anno di lavoro da parte delle concessionarie online rappresentate in Assointernet (ex ACP Online) e da IAB Italia. A detta di tutti è un momento importante, una specie di “ingresso in società” da parte della pubblicità online nel nostro Paese.

Peraltro, la rilevazione permetterà di conoscere con regolarità gli investimenti dei singoli spender pubblicitari online, cosa pressochè unica al mondo. Ma l’impatto maggiore sarà probabilmente di tipo psicologico, mostrando con continuità il valore e la crescita dell’advertising online sui tavoli che muovono il mercato totale, rispetto al quale la Rete vale ancora l’1,2%.

Naturalmente la complessità della rilevazione NMR ha creato non pochi disagi e lavoro aggiuntivo alle concessionarie online, non solo perché il formato è diverso da quello raccolto finora da IAB attraverso PricewaterhouseCoopers, ma anche per il fatto che parametrizzare i format pubblicitari online con quelli tradizionali è piuttosto complicato.

Mi auguro fortemente che tale complessità non vada a pregiudicare i risultati delle rilevazioni, anche se ritengo ci saranno senz’altro delle aree grigie. Un esempio per tutti è quello del valore del paid search, ossia della pubblicità esposta sui motori di ricerca. Qui i problemi sono diversi, importanti ed impattanti sul risultato finale della rilevazione; ne segnalo due in particolare.

  • Innanzitutto alcuni motori di ricerca (Google su tutti) non rilasciano i dati; una parte dei loro ricavi sono rilevati comunque (quelli che derivano dagli accordi con i publisher inclusi nel panel, quali Virgilio, Libero, ecc.), ma sono solo una parte e non la maggiore. È un problema che già esisteva e che, per i dati consuntivi del 2004, era stato affrontanto stimando la quota mancante di concerto con le aziende del settore. Probabilmente sarà il caso di prevedere un addendum a firma IAB su questo argomento, come peraltro fanno nel resto d’Europa.
  • Altro elemento critico è che, mentre i formati pubblicitari grafici e l’email advertising sono, in genere, riconducibili a dei comittenti specifici, il paid search rimane difficile o addirittutra impossibile da classificare per investitore. Temo quindi che nel dettaglio elaborato da NMR potrano emergere valori e riferimenti che non sono aderenti alla realtà. Ad esempio, un’azienda che investe 200 mila euro in advertising online e, di questi, 50 sono destinati al paid search, risulterà un investitore di 150 e non di 200, perché questi ultimi dovrebbero andare a finire in un unico contenitore.


Avete presente le comunicazioni periodiche che descrivono l’andamento della pubblicità in Italia elaborate da Nielsen Media Research? Ogni mese ci mostrano crescite o regressi di televisione, stampa, radio, affissioni e cinema. Mancava internet che, in quanto a valore di mercato, pesa ormai più del cinema e si avvicina sempre di più alle affissioni.

Ebbene, da oggi NMR includerà anche internet nelle sue rilevazioni AdEx, frutto di un anno di lavoro da parte delle concessionarie online rappresentate in Assointernet (ex ACP Online) e da IAB Italia. A detta di tutti è un momento importante, una specie di “ingresso in società” da parte della pubblicità online nel nostro Paese.

Peraltro, la rilevazione permetterà di conoscere con regolarità gli investimenti dei singoli spender pubblicitari online, cosa pressochè unica al mondo. Ma l’impatto maggiore sarà probabilmente di tipo psicologico, mostrando con continuità il valore e la crescita dell’advertising online sui tavoli che muovono il mercato totale, rispetto al quale la Rete vale ancora l’1,2%.

Naturalmente la complessità della rilevazione NMR ha creato non pochi disagi e lavoro aggiuntivo alle concessionarie online, non solo perché il formato è diverso da quello raccolto finora da IAB attraverso PricewaterhouseCoopers, ma anche per il fatto che parametrizzare i format pubblicitari online con quelli tradizionali è piuttosto complicato.

Mi auguro fortemente che tale complessità non vada a pregiudicare i risultati delle rilevazioni, anche se ritengo ci saranno senz’altro delle aree grigie. Un esempio per tutti è quello del valore del paid search, ossia della pubblicità esposta sui motori di ricerca. Qui i problemi sono diversi, importanti ed impattanti sul risultato finale della rilevazione; ne segnalo due in particolare.

  • Innanzitutto alcuni motori di ricerca (Google su tutti) non rilasciano i dati; una parte dei loro ricavi sono rilevati comunque (quelli che derivano dagli accordi con i publisher inclusi nel panel, quali Virgilio, Libero, ecc.), ma sono solo una parte e non la maggiore. È un problema che già esisteva e che, per i dati consuntivi del 2004, era stato affrontanto stimando la quota mancante di concerto con le aziende del settore. Probabilmente sarà il caso di prevedere un addendum a firma IAB su questo argomento, come peraltro fanno nel resto d’Europa.
  • Altro elemento critico è che, mentre i formati pubblicitari grafici e l’email advertising sono, in genere, riconducibili a dei comittenti specifici, il paid search rimane difficile o addirittutra impossibile da classificare per investitore. Temo quindi che nel dettaglio elaborato da NMR potrano emergere valori e riferimenti che non sono aderenti alla realtà. Ad esempio, un’azienda che investe 200 mila euro in advertising online e, di questi, 50 sono destinati al paid search, risulterà un investitore di 150 e non di 200, perché questi ultimi dovrebbero andare a finire in un unico contenitore.


Questa potrebbe essere una news importante: Time Warner sembra stia parlando con Microsoft per vendere le sue quote relative ad AOL. A caldo… potrebbe aver senso. Però prima vediamo se sarà confermata.


Qualche giorno fa mi è arrivato il programma definitivo del World Business Forum che si terrà lunedì e martedì prossimi a Milano. Quella che doveva essere una cattiva notizia, ossia l’inattesa defezione tra i relatori di Richard Branson, si è trasformata, almeno per il sottoscritto, in una good news, perchè il patron della Virgin è stato rimpiazzato da Reneée Mauborgne, l’autrice dell’acclamato libro “Mercato Oceano Blu” che è già nella mia lista dei libri da leggere.

Se qualcuno partecipa al Forum ed ha voglia di prendere un caffè, faccia un fischio! ;-)


Qualche giorno fa mi è arrivato il programma definitivo del World Business Forum che si terrà lunedì e martedì prossimi a Milano. Quella che doveva essere una cattiva notizia, ossia l’inattesa defezione tra i relatori di Richard Branson, si è trasformata, almeno per il sottoscritto, in una good news, perchè il patron della Virgin è stato rimpiazzato da Reneée Mauborgne, l’autrice dell’acclamato libro “Mercato Oceano Blu” che è già nella mia lista dei libri da leggere.

Se qualcuno partecipa al Forum ed ha voglia di prendere un caffè, faccia un fischio! ;-)


Negli ultimi 4-5 mesi, sembra che Google viaggi al ritmo di 14 nuove persone assunte al giorno. Io dico: possibile che non ci sia qualcuno che si prenda la briga di fare una traduzione in italiano "come di deve" delle guidelines per i webmaster? Enrico Low Altavilla lo aveva segnalato sin da luglio scorso sul suo ottimo Motoridiricerca.info ed oggi l’ha ripreso pure Danny Sullivan!

E non si dica che le trascurano perché tanto i webmaster italiani non le applicano, perché ho visto e sentito di tecniche pseudo terroristiche applicate in tutto il mondo che qui da noi, per fortuna, le vediamo solo di sfuggita.


Digital PR insieme a Hill & Knowlton Gaia hanno condotto una ricerca estremamente rilevante sul rapporto tra giornalisti italiani e blog. Decisamente rappresentativo il panel (400 risposte) e molto interessanti i risultati. Vincenzo De Tomaso, sintetizza efficacemente i risultati in alcuni punti che mi permetto di ribadire integralmente anche qui (daltronde ho rubato anche il titolo del post dall’abstract della ricerca):
  • 1/3 dei giornalisti che hanno risposto al questionario, li consulta quotidianamente
  • il 90% li ha consultati almeno una volta
  • la grande maggioranza (il 78% del campione) li ritiene credibili, anche se come fonti da incrociare con altre.
  • i 2/3 dei giornalisti contattati li considerano un “grande spazio di libertà”
  • il 60%, infine, vede nel fenomeno addirittura le potenzialità di un fattore di cambiamento in grado di generare profondi mutamenti nel mondo dell’informazione
Ulteriori informazioni ed il dettaglio della ricerca sul sito di Digital PR. Ottimo lavoro!


Come ormai è noto, Skype è stata appena acquisita da Ebay. I motivi principali di tale acquisizione dovrebbero riguardare l’utilizzo del sistema VOIP per i merchant Ebay, oltre all’accesso agli oltre 50 milioni di utenti Skype (di cui 2 milioni paganti).

Leggendo oggi l’articolo di copertina sul IlSole24Ore di oggi a cura di Luca De Biase, emerge un’ulteriore possibilità molto stimolante, secondo la quale Ebay potrebbe utilizzare il sistema Skype come piattaforma pubblicitaria “pay per call”. Scrive Luca:

pare infatti che la Withman [la capa di Ebay, ndr] abbia in mente di introdurre inserzioni pubblicitarie che invitano il pubblico a cliccare per telefonare all’inserzionista, gratuitamente e direttamente dal computer

L’idea potrebbe mutare lo scenario dei link sponsorizzati, oggi saldamente nelle mani di Google e Yahoo!/Overture a cui si affiancano MSN, AskJeeves e MIVA. In luogo di un box pubblicitario testuale con il link al sito dell’inserzionista, potremmo vedere una breve descrizione dell’azienda a cui poter telefnare direttamente e gratuitamente.

Il modello di prezzo potrebbe essere il “pay per call” oppure un costo assorbito (in tutto o in parte) nel fee di Ebay sulle transazioni avvenute. In entrambi i casi, dovrebbe essere possibile valorizzare i risultati dell’attività pubblicitaria (siano essi la telefonata o la conclusione della vendita), in modo da poter riconoscere una commissione per il publisher che espone le inserzioni. Quindi Ebay potrebbe proporre un vero e proprio contextual advertising alternativo all’Ad Sense di Google e al Contextual Match di Yahoo! potendosi forse permettere di pagare commissioni più alte ai publisher rispetto ai due leader.

Non va dimenticato che attualmente Ebay è probabilmente il miglior cliente di Google e Yahoo! per cui anziché continuare a tirar fuori milioni di dollari in click, potrebbe tentare di investirli per acquistare call, meglio se generate direttamente da una piattaforma di advertising proprietaria.

Da sottolineare infine che gli esperimenti in “pay per call” fatti negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna sembrano stiano andando molto bene, tanto che l’apripista MIVA è stata subito imitata da Yahoo! e MSN.

Spero solo che l’integrazione in Ebay non snaturi il posizionamento e l’atteggiamento di Skype che, dal canto mio, trovo essere un’azienda simpatica. Non solo perché da utente ne ricavo un beneficio diretto in termini di risparmio e praticità, ma anche per l’approccio delle sue applicazioni: chiaro, senza fronzoli e mai banale. Al centro della comunicazione mi è sembrato sempre di cogliere i concreti vantaggi del sistema piuttosto che elementi effettistici ed emotivi. Insomma, un marketing moderno e con un look & feel piacevole.

Update
Appena visto il post di Greg Sterling di The Kelsey Group.


La pubblicità diventa comunicazione Marzio Bonferroni ha raccolto in questo libro (sottotitolo: "Il nuovo trend multidisciplinare nel rapporto tra impresa e mercato") una serie di interessanti interventi su comunicazione e pubblicità, il cui confine diventa sempre più sfumato specie ora che le aziende stanno evolvendo significativamente il loro rapporto con i media. Alcuni dei contributi presenti nel testo affrontano il tema della della comunicazione d’impresa in senso lato, arrivando spesso a trattare il “fare azienda” in generale, a testimonianza di quanto la comunicazione vada a caratterizzare in maniera sempre più marcata il modo di fare business.

Tra gli elementi comuni a molti degli interventi, emerge l’attenzione ad un approccio olistico, multidisciplinare del comunicare, pubblicitariamente parlando e non. Il consumatore, sempre più rappresentato come “persona”, va raggiunto non solo con messaggi ma attraverso rapporti. Dinnanzi a contenuti pubblicitari sempre più urlanti, appiattendo di fatto l’attenzione dei destinatari, emerge la necessità di instaurare un dialogo. Per fare questo non serve agire solamente attraverso differenti canali (a volte con “approccio olistico” si intende in modo limitativo il mero utilizzo di media differenti, peraltro fondamentale), ma sviluppare un rapporto nuovo col cliente, bidirezionale e maggiormente responsabile. Illuminante, a tale proposito, uno spunto di Ferdinando Pillon a riguardo della fedeltà dei clienti:

Quali sono gli elementi che un’azienda può considerare alla base del concetto di fedeltà? Il più importante dovrebbe essere di non concentrarsi sul concetto di consumatore fedele, ma di rovesciare questo in: come l’azienda dimostra di essere fedele al consumatore? È la fedeltà dell’azienda che lega il consumatore, non è garantibile l’inverso perché gli elementi che subentrano nel concetto di fedeltà travalicano quelli che sono alla base del “rapporto” fra azienda e consumatore.

Numerosi gli altri interventi degli di nota, tra i quali segnalo quelli di Fabio d’Angelantonio (Merloni Elettrodomestici), Patrizia Musso (Un.Cattolica Milano) e Simonetta Caresano.


La pubblicità diventa comunicazione Marzio Bonferroni ha raccolto in questo libro (sottotitolo: "Il nuovo trend multidisciplinare nel rapporto tra impresa e mercato") una serie di interessanti interventi su comunicazione e pubblicità, il cui confine diventa sempre più sfumato specie ora che le aziende stanno evolvendo significativamente il loro rapporto con i media. Alcuni dei contributi presenti nel testo affrontano il tema della della comunicazione d’impresa in senso lato, arrivando spesso a trattare il “fare azienda” in generale, a testimonianza di quanto la comunicazione vada a caratterizzare in maniera sempre più marcata il modo di fare business.

Tra gli elementi comuni a molti degli interventi, emerge l’attenzione ad un approccio olistico, multidisciplinare del comunicare, pubblicitariamente parlando e non. Il consumatore, sempre più rappresentato come “persona”, va raggiunto non solo con messaggi ma attraverso rapporti. Dinnanzi a contenuti pubblicitari sempre più urlanti, appiattendo di fatto l’attenzione dei destinatari, emerge la necessità di instaurare un dialogo. Per fare questo non serve agire solamente attraverso differenti canali (a volte con “approccio olistico” si intende in modo limitativo il mero utilizzo di media differenti, peraltro fondamentale), ma sviluppare un rapporto nuovo col cliente, bidirezionale e maggiormente responsabile. Illuminante, a tale proposito, uno spunto di Ferdinando Pillon a riguardo della fedeltà dei clienti:

Quali sono gli elementi che un’azienda può considerare alla base del concetto di fedeltà? Il più importante dovrebbe essere di non concentrarsi sul concetto di consumatore fedele, ma di rovesciare questo in: come l’azienda dimostra di essere fedele al consumatore? È la fedeltà dell’azienda che lega il consumatore, non è garantibile l’inverso perché gli elementi che subentrano nel concetto di fedeltà travalicano quelli che sono alla base del “rapporto” fra azienda e consumatore.

Numerosi gli altri interventi degli di nota, tra i quali segnalo quelli di Fabio d’Angelantonio (Merloni Elettrodomestici), Patrizia Musso (Un.Cattolica Milano) e Simonetta Caresano.


E’ appena terminata la diretta su RepubblicaRadio di uno speciale sulla pubblicità interattiva. Oltre a Vittorio Zambardino di Repubblica, Danilo Rivalta di Diebold Italia, ho partecipato anch’io come VP di IAB Italia. La puntata è registrata e può essere ascoltata direttamente dal sito di RepubblicaRadio.


Riprendo la constatazione di Paolo che sottolinea come in effetti ci sia qualcosa di speciale nell’immaginario collettivo sull’iPod. Questo è quello che è capitato a me: a San Francisco ho comprato un accessorio nell’Apple Store (una borsa… per il mio PC) e con l’acquisto mi hanno dato una bella busta bianca di plastica con i lacci per portarla a tracolla ovviamente con la mela sopra; entrando dentro Macys, una commessa, che credevo mi chiedesse il solito invadente "Can I help you?", mi ha invece detto "Wow, Apple, cosa ti sei regalato?" (sorry, non ricordo le esatte parole in inglese).

Io continuo a dire che il mio caro Zen Micro, come oggetto in se, è più comodo, piccolo e performante. Però l’iPod ha un mondo intorno fatto di cose fisiche (accessori, gadget e cose folli) e virtuali del tutto incomparabili al momento.

E comunque, per me che presi uno dei primi Mac arrivati in Italia nel… boh, e chi se lo ricorda più, è passato un piccolo brivido nel rivedere il mitico Andy Hertzfeld su NerdTV (via Blog4biz)


Topseos Non ho esattamente chiaro come venga stilata la classifica di TopSEOs, che elenca ogni mese le prime 30 aziende SEO (Search Engine Optimization) al mondo, ma sta di fatto che da oltre un anno Ad Maiora è stabilmente nella lista. Nell’ultima revisione di settembre, siamo all’ottavo posto assoluto e siamo inoltre la prima azienda europea dietro ad altre agenzie americane del calibro di iProspect, SiteLab e Zunch. Quale miglior viatico per prepararci ad un fine-2005 di fuoco?

 


Tra le cose successe nei miei 15 giorni di blackout vacanziero, mi piace citare il nuovo servizio Blog Finder di Technorati. Si tratta di una ricerca in funzione dei tag che i singoli blogger hanno assegnato al loro sito. Mi sembra di rivedere i cari vecchi meta-tags con i quali si identificavano le pagine web per i motori di ricerca, funzione ormai quasi inutile.

Blogfinder Il servizio è appena partito ed in beta, per cui il ranking viene fatto solo tra i blog che hanno assegnato i tag, con il risultato di comparire ai primi posti anche con keyword popolari. Ad esempio, il sottoscritto è attualmente al secondo posto dopo il mitico Robert Scoble per la keyword "business blog". Proprio Scoble commenta simpaticamente questa nuova funzione di Technorati.

Tra l’altro, qualche settimana fa sono stato a pranzo con David Sifry, il boss di Technorati, anche perché loro stanno a quattro-cinque block sai nostri uffici a San Francisco. Nell’occasione gli ho regalato del buon vino californiano perché forse… potrebbe dover festeggiare qualcosa in futuro ;-)