Archivio: giugno, 2005

Icr1 Oggi c’è stata la conferenza Internet Cerca Roma, un evento promosso dalla Fondazione Roma Europea e relativo ad una ricerca fatta da Ad Maiora sugli argomenti cercati online riguardo la città di Roma, giunta ormai alla terza edizione.

Ha introdotto i lavori Cesare San Mauro, Vicepresidente della Fondazione Roma Europea. Poi è toccato a me presentare i risultati della ricerca. Quest’anno abbiamo approfondito non solo i temi più “gettonati” online ma anche il modo col quale vengono effettuate le ricerche, oltre ad un’indagine allargata anche su alcuni argomenti relativi all’e-government.

Giancarlo Vergori, Responsabile del portale Virgilio ha portato “la voce della Rete”, mostrando numeri di reach e audience che fanno riflettere sul “peso” di siti come Virgilio che ormai raggiungono milioni di persone ogni giorno.

Cesare Pambianchi, Presidente dell’Agenzia per il Turismo a Roma, si è soffermato sulle difficoltà da parte degli operatori di sfruttare al meglio la Rete, sottolinenando altresì l’inevitabile direzione online intrapresa dal settore turistico.

A rappresentare il Comune di Roma è intervenuta Mariella Gramaglia, Assessore per la comunicazione, che ha puntato il dito sul problema del digital divide che a livello comunale contano di affrontare con svariate iniziative di divulgaizone, non ultima una spinta alla conoscenza dei numerosi servizi disponibili sul sito del Comune.

Chiusura come d’uso al Prof. Giuseppe De Rita, Presidente della Fondazione Roma Europea (nonché del Censis) il quale, commentando le risultanze della ricerca, ha evidenziato in particolare il forte orientamento delle ricerche verso le isituzioni (che da sole rappresentano il 26% delle richieste).

Icr2 Anche se il sindaco Veltroni non è potuto venire (come invece ha fatto l’anno scorso), dalle opinioni raccolte mi sembra che anche questa edizione abbia riscontrato l’interesse del pubblico in sala. Di certo, studiare gli interessi degli utenti della Rete è una materia affascinante ed ho raccolto già numerosi spunti e suggerimenti per l’edizione del prossimo anno.

Informazioni ed un abstract della ricerca sono su InternetCercaRoma.it.


Blog generation di Giuseppe GranieriLeggere “Blog generation” equivale a prendere i sensori della Rete e attaccarseli addosso, significa sintonizzarzi sulle frequenze della comunicazione come si fa online oggi. Finalmente un testo che parte dall'interazione tra le persone e non dai tool e dalle tecnologie. Un libro che parla dei weblog non come una setta o una caratterizzazione, ma come un banale strumento informatico. Il protagonista non è il weblog in quanto tale, ma l'uso che se ne sta facendo e le conseguenze che ne derivano.

“Blog generation” affronta anche il tema spinoso del rapporto tra blog e giornalismo, affiancando We the media di Gillmor quando sottolinea il rafforzamento che la stampa può trovare nei weblog, a patto che si metta opportunamente in discussione (Granieri lo chiama “il patto critico”).

Un libro da regalare agli scettici, perché riporta con fare ogettivo le testimonianze concrete dei cambiamenti in atto nella sfera del comunicare. Un testo da suggerire ai giovani che guardano nel cielo stellato del domani per capire la direzione da prendere per andare a conquistare la loro stella. Un libro che parla della rivoluzione che blog e motori di ricerca stanno compiendo nel nostro quotidiano.

Solo 150 pagine in formato ridotto ma che hanno un peso specifico elevato.


Da quello che ho capito io, Luca “Pandemia” Conti è stato tra i primi ad presentare le immagini satellitari di Google Maps. Insieme ad Alessandro Ronchi hanno condiviso il fatto che il sistema potrebbe violare le leggi italiane sul segreto militare. Luca scrive a qualche giornale: Repubblica.it mette la news in home page e ringrazia Luca (link compreso); Corriere.it riporta la notizia, aggiunge anche link ad aree specifiche suggerite da Luca e Alessandro, ma segnala solo genericamente di una “verifica effettuata da alcuni bloggers”, senza nessuna attribuzione a quella che pare evidentemente essere stata l’origine del pezzo.

La cosa ha suscitato la reazione degli interessati e, sono sicuro, altre ne arriveranno. È già successo tempo fa per la storia di Macchianera e gli omissis del rapporto Calipari e più recentemente con il caso ZetaVu-contro-tutti.

Proverò a dire la mia, pur vantando una limitata conoscenza del mondo del giornalismo tradizionale. Altra premessa, tanto per non lasciar dubbi: se il Corriere avesse citato la provenienza della notizia sarebbe stato senz’altro più giusto ed elegante. Però…

Noi bloggaroli (detto con tutta la simpatia possibile), appassionati ed entusiasti del cambiamento in atto nel mondo della comunicazione, esperti dell’ultimo trick dell’aggregatore di podcasting, … ebbene noi bloggaroli tendiamo a fare qualche errore di fondo:

  • pretendiamo che altri si adeguino a delle nuove regole non scritte, sovvertendo ciò che esiste, più o meno immutato, da decine di anni; cambieranno, stiamone certi, ma certamente non tutti insieme ed in un sol giorno
  • confondiamo la nostra passione, il tempo (genericamente non remunerato) che dedichiamo ai blog, con chi campa e fa campare famiglie e aziende con articoli e notizie
  • viviamo di link, ma attribuiamo un po’ troppa importanza alle segnalazioni, come se scovare un sito sia chissà quale esclusiva scoperta

Insomma, quando un giornalista professionista si vede arrivare su un piatto d’argento una news interessante, completa pure di ghiotti link, non possiamo aspettarci né grandi ringraziamenti, né visibilità (gratuita) al mittente. Ci farà il suo buon pezzo per il quale è pagato e sul quale verrà valutato dal suo Direttore. Lo so, forse non è elegante, né etico, né giusto. Però non possiamo aspettarci di scrivere ad un giornale e passare un link (pur se ragionato e approfondito) per guadagnarsi 5 minuti di popolarità. Il rapporto con la stampa, si sviluppa haimé in modo differente.

Torno ancora sul valore della segnalazione. La vedo come una questione di differente unità di misura. Mi aspetto il riconoscimento di un credito (citazione o link che sia) quando l’unità di misura è un contentuo editoriale. Sui post “di riferimento”, che anche Giuseppe nell’ultimo Blog Aggregator ha chiamato Linklogging, ho una posizione meno intransigente.

Mi è capitato spesso di segnalare un sito e aggiungere anche un commento, un ragionamento, qualche riferimento a siti correlati, ecc. Qualche post di questo tipo è stato lo spunto per articoli comparsi altrove, che ribadivano le stesse considerazioni (qualcuno ci ha fatto pure un comunicato stampa, giuro), ovviamente senza nessun riferimento al sottoscritto. Vabbè, me l’aspetto. Posso sindacare sull’eleganza e sull’etica, ma pazienza.

Certo, quando si tratta di scopiazzatura di contenuti editoriali, allora è violazione del copyright, ma quella è un’altra storia.

Ovviamente sono straconvinto che la segnalazione della fonte sia una delle prime regole a cui aderire nel momento in cui si entra nell’articolato mondo delle relazioni online. Dico solo che pretenderle da un giornalista, che nella sua vita professionale generalmente non l’ha mai fatto, è chiedere troppo, almeno al momento.

Provando ad immaginare uno scenario del prossimo futuro, mi aspetto che la prossima cosa che soprirà Luca (statene certi che qualcosa scoverà senz’altro), non dovrà pensare a come farla rimbalzare sulle testate “di grido”, ma sarà la Rete ad aver sviluppato nel frattempo delle logiche di riconoscimento, che metteranno nel giusto risalto l’importanza e la qualità dei contenuti e l’autorevolezza del suo autore.


Da quello che ho capito io, Luca “Pandemia” Conti è stato tra i primi ad presentare le immagini satellitari di Google Maps. Insieme ad Alessandro Ronchi hanno condiviso il fatto che il sistema potrebbe violare le leggi italiane sul segreto militare. Luca scrive a qualche giornale: Repubblica.it mette la news in home page e ringrazia Luca (link compreso); Corriere.it riporta la notizia, aggiunge anche link ad aree specifiche suggerite da Luca e Alessandro, ma segnala solo genericamente di una “verifica effettuata da alcuni bloggers”, senza nessuna attribuzione a quella che pare evidentemente essere stata l’origine del pezzo.

La cosa ha suscitato la reazione degli interessati e, sono sicuro, altre ne arriveranno. È già successo tempo fa per la storia di Macchianera e gli omissis del rapporto Calipari e più recentemente con il caso ZetaVu-contro-tutti.

Proverò a dire la mia, pur vantando una limitata conoscenza del mondo del giornalismo tradizionale. Altra premessa, tanto per non lasciar dubbi: se il Corriere avesse citato la provenienza della notizia sarebbe stato senz’altro più giusto ed elegante. Però…

Noi bloggaroli (detto con tutta la simpatia possibile), appassionati ed entusiasti del cambiamento in atto nel mondo della comunicazione, esperti dell’ultimo trick dell’aggregatore di podcasting, … ebbene noi bloggaroli tendiamo a fare qualche errore di fondo:

  • pretendiamo che altri si adeguino a delle nuove regole non scritte, sovvertendo ciò che esiste, più o meno immutato, da decine di anni; cambieranno, stiamone certi, ma certamente non tutti insieme ed in un sol giorno
  • confondiamo la nostra passione, il tempo (genericamente non remunerato) che dedichiamo ai blog, con chi campa e fa campare famiglie e aziende con articoli e notizie
  • viviamo di link, ma attribuiamo un po’ troppa importanza alle segnalazioni, come se scovare un sito sia chissà quale esclusiva scoperta

Insomma, quando un giornalista professionista si vede arrivare su un piatto d’argento una news interessante, completa pure di ghiotti link, non possiamo aspettarci né grandi ringraziamenti, né visibilità (gratuita) al mittente. Ci farà il suo buon pezzo per il quale è pagato e sul quale verrà valutato dal suo Direttore. Lo so, forse non è elegante, né etico, né giusto. Però non possiamo aspettarci di scrivere ad un giornale e passare un link (pur se ragionato e approfondito) per guadagnarsi 5 minuti di popolarità. Il rapporto con la stampa, si sviluppa haimé in modo differente.

Torno ancora sul valore della segnalazione. La vedo come una questione di differente unità di misura. Mi aspetto il riconoscimento di un credito (citazione o link che sia) quando l’unità di misura è un contentuo editoriale. Sui post “di riferimento”, che anche Giuseppe nell’ultimo Blog Aggregator ha chiamato Linklogging, ho una posizione meno intransigente.

Mi è capitato spesso di segnalare un sito e aggiungere anche un commento, un ragionamento, qualche riferimento a siti correlati, ecc. Qualche post di questo tipo è stato lo spunto per articoli comparsi altrove, che ribadivano le stesse considerazioni (qualcuno ci ha fatto pure un comunicato stampa, giuro), ovviamente senza nessun riferimento al sottoscritto. Vabbè, me l’aspetto. Posso sindacare sull’eleganza e sull’etica, ma pazienza.

Certo, quando si tratta di scopiazzatura di contenuti editoriali, allora è violazione del copyright, ma quella è un’altra storia.

Ovviamente sono straconvinto che la segnalazione della fonte sia una delle prime regole a cui aderire nel momento in cui si entra nell’articolato mondo delle relazioni online. Dico solo che pretenderle da un giornalista, che nella sua vita professionale generalmente non l’ha mai fatto, è chiedere troppo, almeno al momento.

Provando ad immaginare uno scenario del prossimo futuro, mi aspetto che la prossima cosa che soprirà Luca (statene certi che qualcosa scoverà senz’altro), non dovrà pensare a come farla rimbalzare sulle testate “di grido”, ma sarà la Rete ad aver sviluppato nel frattempo delle logiche di riconoscimento, che metteranno nel giusto risalto l’importanza e la qualità dei contenuti e l’autorevolezza del suo autore.


Solo per segnalare un bel post di Maurizio su IMLI: si parla di “prospettiva” e di evoluzione nel modo di comunicare. Si parla di necessità di cambiamenti importanti perché è a rischio la sopravvivenza delle aziende che continuano a crogiolarsi sul loro noto, includendo tra queste anche le agenzie specializzate.

Sono sempre molto scettico quando si parla di catastrofi e cataclismi imminenti, ma la rivoluzione di cui parla Maurizio è effettivamente in atto, ed è di quelle di cui ci si accorge solo dopo che qualcuno ti ha già fregato la Bastiglia.


In un articolo su USA Today del 19 giugno, John Hunt, chief creative officer di TBWA, afferma a proposito della pubblicità sui media tradizionali:

We’ve become so good at mentally zapping it out

Fornitori_internet Mi è venuto in mente lo ZapKey, il bottone per fare zapping, ideato da un pubblicitario stressato protagonista di uno scellerato romanzetto che scrissi un paio di anni fa. E pensare che c’è un progetto reale (anche se in versione beta) che si chiama ZappoTV; finanziato da una grande azienda di TLC, serve proprio a fare zapping attraverso internet anche in modo casuale, proprio come ideato dal mio personaggio.

A proposito, nel caso interessasse, potete trovare il mio sucitato romanzetto anche in versione illustrata (e anche bene!); me l’ha segnalato un amico perché io non ne sapevo nulla… e vabbé ;-)


In un articolo su USA Today del 19 giugno, John Hunt, chief creative officer di TBWA, afferma a proposito della pubblicità sui media tradizionali:

We’ve become so good at mentally zapping it out

Fornitori_internet Mi è venuto in mente lo ZapKey, il bottone per fare zapping, ideato da un pubblicitario stressato protagonista di uno scellerato romanzetto che scrissi un paio di anni fa. E pensare che c’è un progetto reale (anche se in versione beta) che si chiama ZappoTV; finanziato da una grande azienda di TLC, serve proprio a fare zapping attraverso internet anche in modo casuale, proprio come ideato dal mio personaggio.

A proposito, nel caso interessasse, potete trovare il mio sucitato romanzetto anche in versione illustrata (e anche bene!); me l’ha segnalato un amico perché io non ne sapevo nulla… e vabbé ;-)


Qualcuno si ricorda di quando gli alzacristalli elettrici nelle automobili erano un optional? Beh, io immagino che nel giro di uno o due anni, ogni piattaforma per la pubblicazione di blog avrà i link sponsorizzati “di serie”.

Attualmente chiunque può attivarsi AdSense di Google, Content Match di Yahoo!/Overture o il più recente TextLinkAds. Ma si tratta di un procedimento di una certa complessità, sia nell’attivare il servizio con il network pubblicitario prescelto, sia per quanto riguarda l’inserimento degli annunci all’interno del sito o blog.

TypePad, la popolare piattaforma di blog publishing, da oggi permette ai suoi clienti del pacchetto “Pro” di attivare i box pubblicitari con un paio di click. In pratica, TypePad ha fatto un accordo con Kanoodle (uno dei cosiddetti network “second tier”) ed ha preimpostato l’inserimento dei link sponsorizzati alla stregua delle altre classiche aree di cui si compone un blog. Si scelgono font, colori ed il numero di box (da 1 a 5) e poi si piazzano nella struttura del sito. Tempo totale: 10 minuti al massimo. Poi si aspetta l’autorizzazione di Kanoodle, prevista in 24 ore, e si inizia a guadagnare qualche soldino.

Per ora l’ho provato su un nostro blog interno (sul mio evito, per ora, di mettere pubblicità). C’è solo un formato disponibile con i box testuali in verticale. Si possono selezionare le categorie di inserzionisti (da una lista di una ventina) ma non mi pare che la pubblicità sarà contestuale. Certo, Kanoodle ha senso, per ora, solo per utenti nordamericani, in quanto ha pochi inserzionisti internazionali e c’è da aspettarsi di vedere esposti sul proprio blog solo pubblicità a siti di lingua inglese.

Comunque la direzione è evidente: i link sponsorizzati stanno diventando una componente standard dei blog e, perché no, dei siti in genere. I soldi generati dalla funzione che attiva TypePad vanno a scalare il costo del rinnovo del servizio e quelli eccedenti vengono versati su un account PayPal. Formule di questo tipo ne vedremo sempre più spesso.

UPDATE:

L’inserimento degli sponsorend links sul blog non è stata accettata da Kanoodle. Non è specificato un motivo preciso ma, tra le ragioni probabili del diniego c’è il caso dei "weblog that is in a foreign language". A parte  il fatto che non capisco il "foreign" nei confronti di chi? (siamo alle solite, per gli yankee il mondo è diviso in due: US e outside-US), e poi potevano dirlo subito! Spero che in Europa facciano un accordo con qualcuno più smart.


Qualcuno si ricorda di quando gli alzacristalli elettrici nelle automobili erano un optional? Beh, io immagino che nel giro di uno o due anni, ogni piattaforma per la pubblicazione di blog avrà i link sponsorizzati “di serie”.

Attualmente chiunque può attivarsi AdSense di Google, Content Match di Yahoo!/Overture o il più recente TextLinkAds. Ma si tratta di un procedimento di una certa complessità, sia nell’attivare il servizio con il network pubblicitario prescelto, sia per quanto riguarda l’inserimento degli annunci all’interno del sito o blog.

TypePad, la popolare piattaforma di blog publishing, da oggi permette ai suoi clienti del pacchetto “Pro” di attivare i box pubblicitari con un paio di click. In pratica, TypePad ha fatto un accordo con Kanoodle (uno dei cosiddetti network “second tier”) ed ha preimpostato l’inserimento dei link sponsorizzati alla stregua delle altre classiche aree di cui si compone un blog. Si scelgono font, colori ed il numero di box (da 1 a 5) e poi si piazzano nella struttura del sito. Tempo totale: 10 minuti al massimo. Poi si aspetta l’autorizzazione di Kanoodle, prevista in 24 ore, e si inizia a guadagnare qualche soldino.

Per ora l’ho provato su un nostro blog interno (sul mio evito, per ora, di mettere pubblicità). C’è solo un formato disponibile con i box testuali in verticale. Si possono selezionare le categorie di inserzionisti (da una lista di una ventina) ma non mi pare che la pubblicità sarà contestuale. Certo, Kanoodle ha senso, per ora, solo per utenti nordamericani, in quanto ha pochi inserzionisti internazionali e c’è da aspettarsi di vedere esposti sul proprio blog solo pubblicità a siti di lingua inglese.

Comunque la direzione è evidente: i link sponsorizzati stanno diventando una componente standard dei blog e, perché no, dei siti in genere. I soldi generati dalla funzione che attiva TypePad vanno a scalare il costo del rinnovo del servizio e quelli eccedenti vengono versati su un account PayPal. Formule di questo tipo ne vedremo sempre più spesso.

UPDATE:

L’inserimento degli sponsorend links sul blog non è stata accettata da Kanoodle. Non è specificato un motivo preciso ma, tra le ragioni probabili del diniego c’è il caso dei "weblog that is in a foreign language". A parte  il fatto che non capisco il "foreign" nei confronti di chi? (siamo alle solite, per gli yankee il mondo è diviso in due: US e outside-US), e poi potevano dirlo subito! Spero che in Europa facciano un accordo con qualcuno più smart.


Non ho mai amato i tipici blogroll, specie quelli che elencano in modo indistinto decine di siti. Si sa: quando il rumore di fondo diventa troppo forte, non si capisce più nulla. Attribuisco ai link un valore, non necessariamente economico, ma tale da distribuirli in modo ragionato, o almeno che io trovo ragionevole ;-)

Per questo ho inserito da qualche giorno una lista di siti che ho chiamato “Mi linkano” (è nella colonna a sinistra in basso). Si tratta di siti (per lo più blog) che riportano un link a questo blog e che ho scoperto dai referral o da segnalazioni. “Mi linkano” è volutamente asettico: non descrive i blog oggetto della lista come “siti amici” (alcuni lo sono) o come siti che suggerisco (alcuni meritrebbero di essere suggeriti, ma non ho proprio tempo per seguirli). È solo un modo per ricambiare il favore ed il piacere di scambiarsi un link. Una specie di “stretta di mano” tra bloggers o forse uno scambio pubblico di biglietti da visita. Ed anche un modo di ringraziare chi ha avuto la cortesia di segnalare queste pagine.

Una frivolezza: i link con l’asterisco sono quelli che mi riportano come Mario Lupi :)


Ho accumulato un po’ di cosette da segnalare, così faccio un bel post cumulativo.

  • Il 13 luglio Business International terrà a Roma la conferenza “Digital Media Content Summit”. I relatori sono quasi 30, per cui si prevede una giornata decisamente intensa.
  • Andrea Cappello mi ha poi chiesto di segnalare il “Corso Persuasive Copywriting” che si terrà a Padova il 9 luglio.
  • E visto che sono lanciato nel segnalare iniziative di miei competitor ;-) , è opportuno ricordare che SEMS ha completato la nuova edizione dello studio sull’uso dei motori di ricerca in Italia.
  • Giuseppe ha rilasciato la versione 3.2 di Blog Aggregator


Ho conosciuto Robin Good a Seattle qualche mese fa. Il suo blog in inglese è molto seguito e da un po’ ne ha attivato uno che riporta i post originali tradotti in italiano (a proposito, io vorrei fare il contrario; c’è qualcuno che mi darebbe una mano a tradurre questo blog in inglese?). Il blog di Robin è piacevole e utile. I suoi post sono spesso “di servizio” e diventano una specie di guida di riferimento, come quello sui siti di immagini gratuite.

Ho trovato molto interessante uno degli ultimi post sull’imprenditoria indipendente che prende spunto dal breve saggio online di Charles Leadbeater e Paul Miller dal titolo “The Pro-Am Revolution”. L’unico appunto va fatto alla versione italiana del post che traduce Pro-Ams (Professionals – Amateurs) come “amatori professionisti” che mi sa più di latin lover; forse “professionisti dilettanti” sarebbe meglio.

Update: Chiara Monetti, che cura la versione italiana di MasterNewMedia, mi segnala di aver accolto il mio suggerimento ed ha aggiornato il post.


Google ha rilasciato su AdWords la nuova funzione per selezionare i siti affiliati su cui far comparire i banner pubblicitari. Modello di prezzo CPM e non il tradizionale (per Google) CPC. Sui siti del network di Google, compariranno quindi inserti pubblicitari (grafici e non) pagati dagli inserzionisti con modelli di prezzo differenti. La domanda è: con quali criterii verrano esposti e ordinati gli annunci? Riporto solo una parte della specifica risposta che compare sulla completissima guida online di AdWords:

AdWords utilizza un sistema basato sul CPM effettivo o eCPM per effettuare un confronto e determinare il posizionamento.

Nel caso degli annunci basati su parole chiave, il sistema di posizionamento automatico di AdWords considera il costo per clic (CPC), la percentuale di clic (CTR) e altri fattori pertinenti dell’annuncio, tutti sulla base di 1000 impressioni. Il risultato è ciò che si chiama eCPM dell’annuncio, ossia il costo effettivo per 1000 impressioni.

Per qualsiasi posizione disponibile dell’annuncio, i valori eCPM degli annunci basati su parole chiave vengono confrontati l’uno con l’altro e con i valori CPM massimi degli annunci idonei con targeting per sito. L’annuncio meglio classificatosi otterrà la posizione più elevata e verrà visualizzato per l’utente.

Tutto chiaro? Ok, non ci vuole uno scienziato per capire come funziona, ma andatelo a spiegare ad un inserzionista!

Da tempo Google è sotto i riflettori del mondo pubblicitario per la sua più volte palesata intenzione di disintermediare l’advertising e, in parte, questo sta già avvenendo. Naturalmente ciò genera preoccupazione soprattutto da parte delle agenzie di comunicazione tradizionali, mentre i nuovi formati grafici con l’asta sul CPM creano qualche grattacapo ai publisher online.

A me sembra invece che, più che disintermediare, si stia di fatto rendendo sempre più necessario il supporto delle agenzie specializzate sull’online (anzi, sui media digitali). Mi rendo conto che tale discorso puù sembrare egoistico e di parte fatto da uno che gestisce proprio una di queste agenzie specializzate, ma ritengo che i valori e le metriche da analizzare, hanno bisogno di competenze da “addetti ai lavori” per coglierne davvero tutti i benefici. E questo non riguarda solo AdWords. Non dimentichiamo che a breve saranno disponibili altri potenti strumenti di pianificazione, come ad esempio l’abbinamento tra keyword e profili demografici annunciato da MSN. Tutte funzioni che, ovviamente, vanno salutate come ulteriori ottime opportunità per gli inserzionisti, ma che necessariamente aggiungono elementi di complessità.

Non a caso, quella che sembra una rinnovata ed auspicata propensione di Google a collaborare con le agenzie, dimostra la necessità del ruolo delle figure professionali specializzate a supporto degli obiettivi e delle strategie degli advertiser.

E se poi Google continua ad organizzare dei simpatici party come quello di ieri sera a Milano, allora siamo vicini alla perfezione! :) ))

Altre riflessioni sul post Google, i banner, il CPM.


Forse ho trovato l’editor ideale per il blog. Si chiama w.bloggar ed è gratuito.

Più o meno un anno fa avevo iniziato ad utilizzare BlogJet, un programma per preparare ed inviare i post su molteplici piattaforme di blogging. Non mi aveva convinto del tutto e quindi non lo comprai.

Poi per caso ho scoperto w.bloggar e ha tutte quelle cosette che cercavo da tempo; gestisce TypePad perfettamente, incluse le categorie e la modifica dei vecchi post. Ha tutti i tag html e consente anche di impostare tag personalizzati. Ha un’interfaccia che mi piace e permette anche di postare contemporaneamente su più blog.

W.bloggar è gratis ma il suo creatore accetta donazioni con PayPal; io ho inviato una ventina di euro, più o meno quanto costava una anno fa BlogJet che nel frattempo è passato a 39.95.


Leggo ora un’agenzia ANSA:

L’informazione su Internet e’ ritenuta piu’ affidabile (voto medio 6,2) di quella della carta stampata (5,5) e della Tv (solo 3,9)

Si tratta di un’indagine su 300 dirigenti, imprenditori e professionisti realizzata da SWG e commissionata dalla societa’ di comunicazione Chiappe e Revello.


Leggo ora un’agenzia ANSA:

L’informazione su Internet e’ ritenuta piu’ affidabile (voto medio 6,2) di quella della carta stampata (5,5) e della Tv (solo 3,9)

Si tratta di un’indagine su 300 dirigenti, imprenditori e professionisti realizzata da SWG e commissionata dalla societa’ di comunicazione Chiappe e Revello.


Seslondon05location Il Search Engine Strategies di Londra è appena finito (nella foto l’ingresso della conferenza) e dal boss di Jupiter arrivano le solite buone notizie: partecipanti a pagamento +26% rispetto al 2004, totale visitatori +45%, espositori in crescita, ecc. Ad Agosto toccherà a SanJose dove si prevedono altri record. E come giustamente dice Alan, ciò conferma lo stato di (ottima) salute del search e questo non è che l’inizio.

La grande novità riguarda l’Italia, dove si prevede di organizzare un Search Engine Strategies entro la fine dell’anno a Milano. È un progetto che mi vede coinvolto in prima persona in quanto, a differenza degli altri SES nel mondo, questo sarà organizzato con un forte coinvolgimento da parte di SEMPO e quindi del sottoscritto in qualità di membro del consiglio direttivo.

È un progetto ambizioso che va oltre l’evento italiano, perché l’idea è quella di sviluppare un format locale del SES da replicare, eventualmente, anche in altre nazioni. Sarà quindi un convegno con interventi quasi esclusivamente in lingua italiana e con un costo d’ingresso mooolto più contenuto rispetto, ad esempio, ai circa 600 Euro al giorno necessari per l’edizione londinese.

Si tratta di una sfida importante e che mi auguro raccolga la collaborazione di tutti gli “addetti ai lavori” affinché si realizzi un vero e proprio “Search Day” anche nel nostro paese.

Nelle prossime settimane si dovrebbero avere la conferma definitiva e tutti i dettagli sull’evento. Stay tuned!


Proprio qualche giorno fa scrivevo “Aiutiamoli a fare un buon ranking”, riferendomi alla necessità dell’intervento umano per ottenere dei risultati pertinenti da parte dai motori di ricerca. Adesso ci sono due notizie che confermano tale osservazione: la prima svela che Google abbia reclutato degli utenti nel mondo proprio per ricevere input sulla qualità delle risposte; l’altra riguarda “Google Sitemaps”, una nuova funzione che permette di segnalare al motore di ricerca l’elenco delle singole pagine che si vuole far censire.

Dell’esistenza dei Google tester se ne parlava già da qualche mese, ma informazioni dettagliate non ne erano circolate fino allo scoop del 1


Seslondon05 Commentare la continua crescita del mercato del search engine marketing diventa quasi un discorso noioso. Qui al Search Engine Strategies di Londra si respira la solita eccitazione: il mercato raddoppia di anno in anno e tutti hanno da lavorare anche di notte. Guardando avanti, qualche collega si domanda come continuare a gestire questa crescita e, soprattutto, quale direzione prenderà il settore. Nel frattempo, nello spazio espositivo si aggiravano strane figure…

Oggi ho assistito ad un paio di sessioni. Durante “The European Search Landscape” ho trovato significativo che Jeff Levick di Google ha iniziato il suo intervento chiedendo quante aziende Fortune 500 ci fossero in sala per poi presentare dieci slides tutte sulle cross-campaign TV/internet. Sembrava di ascoltare un publisher online piuttosto che un search engine.

La sessione “Multi-Country Campaign Management” ha visto, tra l’altro, le rinnovate presentazioni del nostro Massimo e di Bill Hunt, rendendo questo panel tra i più interessanti della giornata. La sala da 200 posti era quasi piena.

Nota dolente… nessun party stasera. Siamo abituati ai fasti dei SES d’oltreoceano con Google, MSN e Yahoo! che si rincorrono a suon di cotillons e free drinks, mentre qui a Londra volano basso. Meno male che qualche collega inglese con cui condividere birra e cibo orientale si trova sempre.