Ultimamente ho scritto poco da queste parti, ma non è che sono stato senza far niente (eh, eh):

  • Il 22 novembre sono intervenuto ad una trasmissione di RAI Utile, il nuovo canale satellitare RAI. Si è trattato di un programma dedicato alla pubblicità, ben condotto da una squadra di quattro giornaliste (la conduttrice più tre di supporto). Non so che audience faccia un canale di questo tipo ma, dopo qualche perplessità iniziale, ho dovuto convenire che gli argomenti sono trattati in modo intelligente e con un taglio pratico che non scende mai nel banale.
  • A metà novembre ho partecipato ad una tavola rotonda sull’advertising online organizzata da Pubblicità Italia, il cui risultato editoriale curato da Marco Ottolini è stato chiamato Extra ed è disponibile in formato PDF. Il tema conduttore era capire quanto la pubblicità online potrà crescere e, soprattutto, perché non trova lo spazio che meriterebbe. Interessanti alcuni spunti, anche se forse si poteva graffiare di più.
  • A proposito di pubblicità online, sono stato eletto vice presidente di IAB Italia, carica che avevo già ricoperto in passato. Che ci volete fare, io continuo a credere nel ruolo delle associazioni, specie in un mercato che si sta ancora formando e dove gli operatori necessitano di rappresentatività, anche se le figure professionali non sono definite del tutto.
  • Su internet.pro ho scritto un articolo a proposito di Snap, il motore di ricerca messo su da Bill Gross che pubblica in modo trasparente tutti i dettagli del sito, compresi i ricavi generati.
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4 commenti per “Cose recenti non ancora segnalate”

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  1. Giuseppe Mayer scrive:

    Ciao Mauro,
    ho seguito con attenzione le tue “segnalazioni” ed in particolare ciò che ho letto su Extra.
    Tra le altre cose mi hanno colpito due spunti; in primo luogo, l’affermazione di Martini (Yahoo!) secondo cui “la tv è molto enterteinment, e noi dobbiamo fare altrettanto con internet”(?!)
    Poi la scelta di Armando Testa di utilizzare una unica struttura per la gestione delle creatività su web e dtt.
    Ma così facendo non si rischia ancora una volta di “perdere di vista” l’obiettivo primo di spiegare agli inserzionisti perchè dovrebbero scegliere questo media e non un altro?

  2. Mauro Lupi scrive:

    Non so, io credo che se poniamo internet come alternativa agli altri mezzi, ci prepariamo la fossa: sia perché non è corretto imho pesare alla Rete come un canale a sé stante, sia perché nessun nuovo media ha mai sostituito i precedenti e non succederà neanche con internet.
    Ovviamente ci dovrà essere uno switch di budget verso la comunicazione online, perché non è pensabile (specie nel contesto economico attuale) che le aziende utilizzino internet con budget suppletivi, mentre invece dovranno pescarli dall’attuale valore destinato all’advertising.
    Quindi alla fine ci sarà un ridimensionamento graduale degli altri mezzi per far spazio a quello che è attualmente il misero “peso” dell’online. Ma un approccio “sostitutivo” lo vedo problematico.

  3. Giuseppe Mayer scrive:

    Fuori di dubbio che non si possa immaginare una “sostituzione”, a mio modo di vedere non è però pensabile neanche un “passaggio” di risorse tra, ad esempio, Tv ed Internet.
    Bisognerebbe allora forse provare ancora di più a sottolineare i tratti di diversità per poter non solo giustificare, ma anche rendere “indispensabile”, l’inserimento del web nel media mix di una campagna di comunicazione.
    Ancora oggi troppo spesso capita di vedere online, una replica di quanto succedeva nei primi tempi della TV in italia con la riproposizione di formati “copiati/incollati” da altri media (allora era il teatro e gli sceneggiati) a scapito delle effettive potenzialità del media.
    Il punto probabilmente è proprio questo; siamo in grado oggi di offrire ad un inserzionista italiano un prodotto (web) che sia percepibile come indispensabile in un media mix ed in grado di produrre risultati che nessun altro media può eguagliare?

  4. Mauro Lupi scrive:

    >> “siamo in grado oggi di (…) produrre risultati che nessun altro media può eguagliare?”
    Io continuo ad avere perplessità ad avere un approccio del tipo “internet è il meglio”, specie parlando con i mkt manager delle aziende; in pratica sarebbe come mettere in discussione la sua professione e la sua capacità.
    Magari c’è del vero nell’affermare che i marketers (specie quelli italiani) dovrebbero “darsi una mossa”, ma occorre partire dal loro “noto”; se proponiamo un modello che sconvolge i loro statement attuali, continuiamo a cozzare contro una legittima diffidenza e una (non sempre dichiarata) paura del cambiamento “sostitutivo”
    Quindi: continuiamo a lavorare sui “facts”, mostrando alle aziende i numeri del mercato e gli strumenti a loro disposizione. Sapendo realisticamente che dedicheranno budget online non più del 3-4% in media almeno per i prossimi 24 mesi (oggi siamo all’1,5%), lavoriamo per far rendere il più produttivo possibile questo investimento, facendolo correre accanto (e non in contrapposizione) agli altri media.

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