Archivio: febbraio, 2004

Sono un cliente di Giordano Vini, quella che viene considerata una delle più grandi aziende italiane di vendita per corrispondenza. Al di là della qualità dei prodotti (nulla di eccezionale ma senz’altro allineato ai costi), ho sempre guardato con interesse il loro servizio e le tecniche di direct marketing applicate.

L’ultima lettera che ho ricevuto mi è sembrata fantastica: un raro esempio di comunicazione commerciale presentata però in modo distintivo e originale, facendo leva su sentimenti ed emozioni umani raramente presenti in questo tipo di messaggi. Il tutto racchiuso nel paragrafo di apertura:

Egregio Signor Lupi,
sono lieto che Lei continui ad apprezzare i miei prodotti e i tanti vantaggi del rapporto diretto produttore-consumatore. In questo anno che si è appena concluso, difficile per tutti e caratterizzato da tanta incertezza nel futuro, la preferenza che Lei mi ha accordato è stata un importante stimolo per continuare con serietà e passione il mio lavoro.
Volendo esprimerle la mia riconoscenza, ho pensato che non ci fosse modo migliore che riservarLe quest’offerta davvero vantaggiosa…

Sarei curioso di vedere quali sono stati i risultati di questo mailing rispetto agli altri e se i “buoni sentimenti” vendono più del classico push commerciale. Almeno con me ha funzionato, almeno nello stimolare l’interesse (e anche nel divulgarlo qui): avrei anche accettato l’offerta vantaggiosa del sig. Giordano, ma ho ancora qualche bottiglia da smaltire.


Iniziano a comparire dei tools per la gestione ed il tracking dei feed RSS. Un esempio è FeedBurner che ha qualche funzione interessante pur essendo ancora in versione pre-alfa e da una prima prova al volo non gestiste le lettere accentate. Come già scritto, siamo solo all’inizio ma ne vedremo delle belle.


Un paio di giorni fa TypePad, l’applicazione che uso per questo blog, ha funzionato male con pesanti rallentamenti e momentanei blocchi.

I ragazzi della Six Apart (gli stessi della popolare piattaforma Movable Type), hanno fatto un bel post: non solo spiegano cosa è successo e come pensano di risolverlo, ma hanno prolungato di tre giorni i contratti in essere, sia quelli annuali a pagamento, sia quelli in prova.

Altro buon esempio di customer support, come quello di Bloglines giorni fa. Però ragazzi, adesso i server facciamoli funzionare, eh?


Stamattina ho incontrato una persona fantastica in un meeting d’affari. Non era la prima volta ma, come nelle occasioni precedenti, mi sono sentito più ricco. E non solo per quello che ho ricevuto, difficile da sintetizzare qui, ma per quello che sono stato costretto a dare.

È una delle situazioni che adoro: lui grande professionista over 60 che non usa il computer, io a parlargli di comunicazione on-line, weblog, business network, ecc.

Convinto che internet afferisca principalmente alla comunicazione e non alla tecnologia (un mio credo affermato da tempo), ho verificato per l’ennesima volta come il vero salto culturale delle aziende verso l’uso profondo della Rete, non sia (solo) una questione di scarsa informatizzazione ma riguarda la predisposizione dei manager ad accogliere e recepire i cambiamenti, attuando un ciclo virtuoso che si compie quando si incrociano due fattori:

a) da una parte l’intelligenza da parte del management di voler capire lo “strumento internet” in quanto asset fondamentale nelle strategie di comunicazione e relazione con il mondo esterno

b) dall’altra un atteggiamento degli operatori del settore che elevi il rapporto cliente-fornitore, e che si adegui alla situazione aziendale senza proporre ed applicare delle soluzioni precotte.

Nella riunione di stamane il mio interlocutore ci ha messo tutta la sua intelligenza, la sua umiltà ma anche la sua esperienza. A me è bastato parlare di risultati concreti che possono centrare degli obiettivi. Che poi si utilizzi l’infrastruttura Pinco o l’applicazione Pallino… chi se ne importa.


bloglines_plumberDella serie: quando anche un disservizio diventa simpatico. Bloglines, l’ottimo aggregatore RSS, segnala così la momentanea disattivazione del sito. Quasi quasi spero che ogni tanto sia down per vedere se chiamano il falegname, l’elettricista o il muratore.

 
 
 


Ci sono delle cose che non capisco, come quella di ostinarsi a cercare di parlare al cellulare sull’Eurostar Firenze-Roma.

La scena di ieri può sembrare la solita rappresentazione della scortesia umana, con una tipa che per i 90 minuti di viaggio ha ininterrottamente cercato di chiamare a destra e a manca non riuscendo, ovviamente, a completare nessuna conversazione in modo decente.

Quello che mi stupisce è l’assuefazione delle persone a sostenere questo tipo di comunicazione, dove fatto 100 il numero di parole dette e ascoltate, 90 sono della famiglia dei “non ti sento”, “parla più forte”, “adesso ti sento meglio”, “se cade la linea richiamami”, “aspetta, ti ho perso”, ecc. È come in quelle riunioni o convegni dove la gente tiene il telefonino acceso solo per poter dire a chi chiama: “adesso non posso parlare, chiamami più tardi”.

Ok, ok, è una situazione già immortalata da comici e sociologi mille volte. Ma la tipa dell’Eurostar ha superato se stessa. Praticamente ad ogni caduta di linea, cercava di coinvolgere tutti i vicini (io poi le stavo di fronte) a condividere i suoi problemi: il direttore del giornale che è un dritto e che la paga poco, la collega che sparla di lei a sua insaputa, un’altra persona che non la richiama, e così via. Il tutto, mentre con fare ammiccante si sistemava il generoso decoltè.

Mi ha fatto morire dal ridere (di nascosto, ovviamente), il momento in cui durante una delle singhiozzanti conversazioni telefoniche, ha tenuto a sottolineare al suo direttore come lei fosse una persona discreta e attenta alla corretta divulgazione di notizie. Sarà, ma almeno quattro o cinque persone sull’Eurostar hanno potuto (peraltro malvolentieri) conoscere nomi di persone, di giornali, di televisioni, e delle vicende di una giornalista che avevo preso per una tipa tra il montato e l’esaurita e che poi ho scoperto essere anche piuttosto nota. Chi è? Hey, io sono discreto per davvero!


Nel 1996 c’erano pochi punti fermi sulla scena del marketing online italiano, e uno di questi era sicuramente IMLI, la Internet Marketing List Italiana. Sono molto affezionato ad IMLI, non solo perché “è sempre bello ricordare i vecchi tempi”, ma perché è stata una delle prime esperienze di reale condivisione di informazioni e punti di vista professionali in Italia.

Guidata come sempre da Max Bancora, oggi IMLI ritorna sotto forma di blog collaborativo ed è una notizia che mi ha davvero rallegrato. Ho subito aggiornato i miei useful links.


Nel 1996 c’erano pochi punti fermi sulla scena del marketing online italiano, e uno di questi era sicuramente IMLI, la Internet Marketing List Italiana. Sono molto affezionato ad IMLI, non solo perché “è sempre bello ricordare i vecchi tempi”, ma perché è stata una delle prime esperienze di reale condivisione di informazioni e punti di vista professionali in Italia.

Guidata come sempre da Max Bancora, oggi IMLI ritorna sotto forma di blog collaborativo ed è una notizia che mi ha davvero rallegrato. Ho subito aggiornato i miei useful links.


Poco più di due quattro anni fa, Altavista censiva 250 milioni di documenti ed era un record. Oggi Google cataloga oltre 4,2 miliardi di pagine web. Per chi punta ad avere un posizionamento in testa ai risultati, si tratta praticamente di un aumento di oltre 25 volte del fattore competitivo.

E se pensiamo che i motori di ricerca sembra che censiscano solo 1/400 (un quattrocentesimo) di tutti i documenti esistenti sul web, possiamo immaginare cosa succederà prossimamente.


Republic.comRepublic.com di Cass Sunstein è un bel libro, che cerca di capire come potrebbe cambiare l’atteggiamento delle persone nei confronti dell’evoluzione dei media e che pone uno stimolante interrogativo che poi è anche il sottotitolo: “Cittadini informati o consumatori di informazioni?”

La tesi di Sunstein è sinteticamente questa: la personalizzazione dei media, possibile anche e soprattutto attraverso la Rete, lascia sempre di più le persone con le loro preferenze e ideologie attuali e li allontana da opportunità di confronto con idee diverse dalle loro.

Questo tema è molto ben argomentato su Republic.com, un testo agevole ed interessante, che dichiara esplicitamente la sua visione “repubblicana” della Rete, specie sugli aspetti legati alla regolamentazione e alla limitazione della libertà assoluta che, solo apparentemente, può essere invocata come pura espressione del Primo Emendamento della Costituzione americana.

(continua…)


È passato da queste parti Low Resolution, lasciando un commento, ma soprattutto facendomi scoprire un blog interessante: il suo.

Due post, tra i più recenti, mi sono piaciuti: Motori fuori giri e soprattutto Rumore, sul tema dell’overload di informazioni e delle modalità di filtro che il nostro cervello riesce a produrre.

Però… non resisto, devo dire una cosa. Quando scopro qualcosa di interessante (che, come scrive LowRes, diventa sempre più faticoso) ho voglia di sapere tutto: non solo per curiosità spicciola, ma per inquadrare meglio la fonte e individuarne il contesto. So che questo rischia di influenzare il modo ed il giudizio di lettura, ma credo di aver sviluppato una sufficiente capacità critica. Il punto è che di alcuni dei blog che leggo non so chi sia l’autore. Naturalmente non c’è nulla di male nel celarsi dietro alias e nickname e posso individuare mille ragioni e tutte legittime per non esporsi in prima linea. Però così… si perde qualcosa. Sarebbe intrigante mettere una funzione che consente ad un visitatore di un blog di chiedere lumi sull’identità dell’autore, ma che quest’ultimo possa rivelarsi solo a chi vuole lui.

Tutto questo, tanto per sfatare il detto: “La curiosità è femmina”


Il problema è questo: il correttore ortografico di Word corregge automaticamente “Ad Maiora”1 in “Ad Malora”. Ed è un bel casino. Non solo per l’errore in se, ma perché la correzione in realtà converte il significato reale. Ad Maiora è un auspicio a cose migliori, Ad Malora… esattamente il contrario.

Ci si mette anche la facilità con la quale si confonde la “i” con la “l” e soprattutto la generale perdita dell’abitudine a rileggere quanto scritto. Sta di fatto che capita spesso che passiamo per Ad Malora e non è molto bello, specie quando si tratta di citazioni sulla stampa o su documenti ufficiali.

Chissà se è possibile chiamare Microsoft e ricordargli che esistono anche dei termini latini… Qualcuno ha detto che siamo noi di Ad Maiora che abbiamo un influsso particolare riguardo i nomi: io sono scambiato spesso per “Mario”, il mio socio ha collezionato una decina di varianti del suo cognome (quello giusto è Scalet), il nostro responsabile tecnico si chiama Eolo ed il cognome lo ometto per decenza, ecc.

Per chi non lo sapesse, Ad Maiora è il nome della società dove lavoro


È ormai evidente che i feed RSS stiano diventando un nuovo canale di comunicazione. Ne avevo scritto in ottobre, ricordando come la logica dei feed era stata già anticipata in qualche modo dalla “push technology” lanciata in gran pompa nel 1996 e dimenticata molto presto.

Oggi invece la situazione sembra essere diversa e l’icona RSS o XLM compare sempre più spesso sui siti di mezzo mondo e portali come Yahoo! hanno già adottato il formato XLM/RSS per molteplici sezioni. Addirittura Business 2.0 contrappone i feed RSS alla posta elettronica, prevedendo che andranno a sostituirla quantomeno per quanto riguarda l’inoltro di newsletter o bollettini informativi.

(continua…)


È ormai evidente che i feed RSS stiano diventando un nuovo canale di comunicazione. Ne avevo scritto in ottobre, ricordando come la logica dei feed era stata già anticipata in qualche modo dalla “push technology” lanciata in gran pompa nel 1996 e dimenticata molto presto.

Oggi invece la situazione sembra essere diversa e l’icona RSS o XLM compare sempre più spesso sui siti di mezzo mondo e portali come Yahoo! hanno già adottato il formato XLM/RSS per molteplici sezioni. Addirittura Business 2.0 contrappone i feed RSS alla posta elettronica, prevedendo che andranno a sostituirla quantomeno per quanto riguarda l’inoltro di newsletter o bollettini informativi.

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Non credevo che i motori di ricerca avrebbero usato la forbice nel gestire la “Google bomb” più nota, ossia l’associazione della keyword “miserable failure” alla biografia del presidente Bush, anche se avevo già espresso perplessità sull’operazione. Nei giorni scorsi si era proprio evidenziato come, mentre su Google il sito presidenziale continuasse a rimanere in testa alla famigerata parola chiave, in Italia la biografia di Berlusconi era stata appositamente inibita a comparire sui motori di ricerca dagli stessi gestori del sito governativo.

Ed invece è notizia di oggi che AOL, uno dei primi tre siti per numero di utenti negli Stati Uniti, ha arbitrariamente eliminato dalle risposte alla query “miserable failure” il link alla biografia di Bush perché, a detta del portavoce di AOL, si tratterebbe di un risultato irrilevante. Va ricordato che AOL usa la tecnologia di Google per gestire la funzione di ricerca ma questa scelta editoriale è del tutto autonoma, dato che su Google i link sembrano essere tutti al loro posto.