In effetti quei rettangoli li avevo notati. Sembrano come tante manchette una sopra all’altra. Sopra c’è scritto “Sponsored Links”. «Forse sarà qualche inserzionista», penso, «strano, perché non l’ho mai sentito».
  «Caro mio», e qui il mio cliente fa un sorrisetto che proprio non mi piace, «questa che stai vedendo è la più efficace forma di pubblicità mai inventata».
  Lo guardo con fare diffidente e mi trattengo a fatica nel dirgli che ogni giorno c’è qualcuno che crede di aver inventato la pubblicità del secolo.
  Ma lui continua: «È talmente semplice da sembrare banale: tu fai una ricerca e ti compaiono solo degli inserzionisti legati a ciò che stai cercando. Io lo trovo comodissimo e spesso faccio click su questi riquadri. Lo so che è pubblicità ma, in molti casi, sono proprio quelle le aziende che sto cercando. Immagino quindi che anche per la mia azienda potremmo utilizzare…».
  Non lo faccio continuare.
  «Aspetta un attimo: stiamo parliamo di internet, roba per ragazzini. E poi quante ricerche pensi vengano fatte in Italia? Qui mica siamo in America!»
  Ripenso al sogno. Accidenti: sto diventando un veggente? Mi sogno un cliente che mi racconta di scenari futuri impossibili ed il giorno dopo me lo trovo davanti a parlarmi di una diavoleria fatta con i computer. E se stessi acquisendo delle capacità extra-sensoriali?
  Pierluigi mi riporta sui suoi fogli. Anzi, adesso ne ha tirato fuori un altro che prima non avevo notato. Ma non me lo fa vedere; lo prende invece in mano ed inizia a leggere. Sono evidentemente delle ricerche di mercato, dalle quali risulterebbe che internet è usato da circa quindici milioni di persone in Italia e che praticamente tutte fanno regolarmente delle ricerche on-line. Poi fa una pausa e comincia a leggere in modo quasi solenne.
  «Oltre la metà degli utenti si è informata su internet in merito a servizi e prodotti che poi ha acquistato off-line» e, alla fine, mi spara la sua sentenza: «Questo significa che attraverso i motori di ricerca posso incrociare le persone che in quel momento stanno cercando di informarsi sui miei prodotti. Lo capisci? Praticamente non c’è dispersione: espongo il mio annuncio pubblicitario solo dove c’è qualcuno realmente interessato. Insomma: è come capire cosa ha in mente la gente e mostrargli la pubblicità di un prodotto quando pensa proprio a quello. Non lo trovi perfetto?»
  Cerco di trovare un’intuizione per ribattere che la pubblicità impiega anni per sfruttare i nuovi media e che internet è ancora giovane, ecc. ma non voglio rischiare di allargare il discorso. Però devo cercare di arginare i facili entusiasmi di Pierluigi. Tornando sui risultati delle ricerche che ho davanti agli occhi, immagino di aver trovato la probabile falla del sistema.
  «Guarda qua: in questa lista ci sono un paio di riquadri pubblicitari, ma sono sicuro che solo pochi gli utenti internet li vanno a guardare; piuttosto sceglieranno sicuramente i siti riportati nell’elenco più grande sulla sinistra, anche perché mi sembrano anch’essi attinenti alla richiesta, non trovi?»
  Sembra che non aspettasse altro.
  «Hai ragione. Non a caso le informazioni che ho raccolto, arrivano principalmente da un’azienda che riesce a posizionare il tuo sito web proprio nell’elenco che dicevi te. In sostanza loro analizzano cosa stanno cercando gli utenti on-line in questo momento e mettono il tuo sito in testa ai risultati, sia nell’area più grande, sia utilizzando gli spazi pubblicitari».
  Sono alle corde. E pensare che l’avevo pure sognato questo matto che mi parlava di pubblicità preveggente. In effetti il discorso sembra filare, ma sicuramente ci sarà il trucco da qualche parte. E poi chissà quanto te lo fanno pagare un servizio del genere.
  «Facciamo così», propongo, «lasciami alcuni giorni per capire come funziona questa cosa e poi ti faccio sapere».
  Vedo Pierluigi che non vuole mollare l’osso ed insiste.
  «Scusa Alberto, siamo qui per analizzare il budget della prossima campagna e vorrei proprio non perderla questa opportunità. Aspetta che ti faccio vedere un’altra cosa».
  «E adesso cos’altro mi tira fuori?», penso un po’ irritato; «poteva dirmi che gli interessava internet e così predisponevamo un bel media-plan. Invece è lui che si mette a fare il pianificatore… Ah, che pazienza che ci vuole. Ci dovrebbero fare tutti santi!»
  Il documento che mi fa vedere adesso è molto più colorato dei precedenti. È una brochure fatta piuttosto bene, devo ammetterlo. Si, si, le solite chiacchiere: siamo forti, competenti, il cliente è al centro delle nostre attenzioni e via con le solite cose. E allora? Pierluigi mi indica la pagina che descrive i servizi, poi prende una penna e fa un cerchietto accanto al punto 3 e al punto 5 della «lista di vantaggi». Al punto 3 c’è scritto che il servizio su può anche pagare in funzione delle visite generate al sito web.
  «Cioè?».
  Pierluigi è raggiante:
  «Praticamente paghi solo in base ai risultati che ottieni. Nulla di più». E poi passa la punto 5: «Puoi attivare la campagna in sole 48 ore. E oltre a questo…»
  Per fortuna gli squilla il cellulare. Non perdo l’occasione: raccolgo velocemente tutti i fogli di Pierluigi compresa la brochure e li metto in una nuova cartellina su cui scrivo “internet”. Poi prendo il folder con il media plan della prossima campagna, che poi sarebbe dovuto essere l’oggetto della riunione.
  «Si, va bene, ho capito; tanto con Alberto ho quasi finito».

Annuncio | Introduzione | Cap.1  |  Cap.2  |  Cap.3/a  |  Cap.3/b  |  Cap.3/c  |  Il libro

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...


Nessun commento per “La pubblicità che ho sognato – Capitolo 3/b”

Pui seguire questa conversazione mediante lo specifico feed rss.

Non ci sono ancora commenti.

Lascia un Commento

Codici HTML ammessi: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>